Gli Infernot sono uno dei più preziosi regali architettonici che offre il Monferrato. Stiamo parlando di cavità sotterranee, scavate direttamente nella pietra e poste al di sotto delle abitazioni rurali. Classificati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, sono oggi inseriti in un circuito di 14 Comuni situati tra le province di Alessandria e Asti.
La loro storia secolare è strettamente legata al mondo contadino. Scavate a mano direttamente nella roccia, queste stanze sotterranee buie e prive di aerazione, sono state a lungo ricoveri per le derrate alimentari. Solo a metà Ottocento gli Infernot si sono riempiti dei vini più pregiati. Visitabili previa prenotazione, gli Infernot sono oggi una suggestiva occasione per esplorare un insolito Monferrato.

I borghi del Circuito
Partiamo con il dire che non solo gli Infernot, bensì anche i borghi monferrini che li ospitano sono ricchi di fascino e storia contadina. In un sistema che ha visto uomo e natura rispettarsi per secoli, la tutela dell’ambiente è stata, e continua ad essere, prioritaria tanto da consentire la perfetta conservazione del patrimonio senza snaturarlo.
Di norma situati sulla sommità delle colline, i borghi del Basso Monferrato sono circondati da ampie aree coltivate alternate a zone boschive incolte. Questa varietà paesaggistica rende il panorama vario e sostanzialmente diverso da quello Langarolo al quale viene sovente associato.
Le strade monferrine sono un susseguirsi di salite e discese tra viti, frutteti e campi di grano, talmente suggestive che solo il percorrerle è già un piacere per i sensi. Aggiungete a questo la cura e l’attenzione che ciascun centro pone alla conservazione dei propri beni architettonici e sarete sorpresi dalle peculiarità di ciascun borgo. ampiamente ripagati del viaggio. Il restauro delle abitazioni, la conservazione di chiese e piazze, la cura dei tanti belvedere sono il segno tangibile di un impegno comune volto alla valorizzazione del territorio.
A partire dai primi anni 2000 le iniziative al riguardo si sono susseguite coinvolgendo sia le istituzioni pubbliche che i privati, tanto che dal 2014 il Circuito degli Infernot è stato ufficialmente riconosciuto dall’Unesco quale Patrimonio dell’Umanità.

I comuni che formano il circuito del Infernot
- Cella Monte
- Rosignano Monferrato
- Sala
- Vignale Monferrato
- Ottiglio
- Ozzano Monferrato
- Treville
- Frassinello Monferrato
- Grazzano Badoglio
- Terruggia
- Camagna Monferrato
- Olivola
- Ponzano Monferrato
- Fubine
Sono questi i 14 Comuni disseminati tra le colline che attraggono turisti e visitatori in qualsiasi stagione dell’anno.
Sono tutti agevolmente raggiungibili provenendo da Asti, da Casale Monferrato o da Vercelli; sono talmente vicini gli uni agli altri da renderli visitabili in un unico fine settimana. Ciascuno però presenta caratteristiche distintive proprie in base alle quali vengono organizzate manifestazioni culturali, sagre ed escursioni. Che sia un magnifico belvedere affacciato sull’arco alpino come a Treville, o il muro fiorito di Sala Monferrato, oppure la Big Bench di Rosignano, la prima panchina gigante del Monferrato, ogni paese vanta il proprio tesoro di cui, giustamente, farsi vanto.

Vignale Monferrato
Uno tra essi però può dirsi del tutto originale, stiamo parlando di Vignale Monferrato che oltre alla propria bellezza, gode di una particolarità unica nel suo genere. All’interno dell’Infernot Callori infatti, ogni anno nidifica una ricca colonia riproduttiva di pipistrelli che trascorrono qui il periodo della nascita e dell’allattamento dei piccoli. Per tutelare i neonati e le madri l’infernot non è visitabile nei mesi estivi, ma torna ad esserlo alle porte dell’inverno quando la colonia si disperde verso altri luoghi rifugio.

Cella Monte Monferrato
Chiunque voglia programmare una visita alla scoperta del Circuito, dovrà fissare come prima imprescindibile tappo Cella Monte Monferrato. Qui si trova l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni presso Palazzo Volta.
Si tratta di un museo diffuso che, oltre ad ospitare al proprio interno uno dei più caratteristici Infernot della zona, è anello di congiunzione tra tutti gli altri.
È ovviamente possibile visitare il museo ma solo previa prenotazione ([email protected]), il venerdì dalle 9,00 alle 12,00 e la domenica dalle 16,00 alle 18,00 (ultimo ingresso alle 17,30).

In generale, è bene sapere che quasi tutti gli Infernot monferrini si trovano all’interno di abitazioni private. Per questa ragione le visite sono ridotte a pochi giorni durante l’anno. È quindi fondamentale informarsi con largo anticipo se si vuole avere la certezza di non fare una gita a vuoto. Restano invece quasi sempre aperti al pubblico quelli posti all’interno di talune cantine. Tra queste citiamo la Cantina Cà Nova e l’Azienda Agricola Cinque Quinti, entrambe a Cella Monte Monferrato.
Se invece non avete modo di pianificare il vostro viaggio in funzione dell’apertura degli Infernot, sappiate che è comunque sempre possibile un tour virtuale attraverso il sito dell’Ecomuseo della Pietra da Cantoni. Forse non sarà come visitarne uno di persona, ma sarà comunque un ottimo spunto per scoprire questa tradizione monferrina in attesa di godersela dal vivo.

Come nascono gli Infernot
Abbiamo detto che sono cavità costruite a partire dal XVII secolo. Per scoprirne l’origine bisogna quindi fare un salto indietro nel tempo.
Immaginate di essere contadini, di vivere tra le colline del Monferrato e di essere catapultati in una terra rovente in estate e fredda e spesso gelata in inverno. Le abitazioni si scaldano con la legna raccolta durante l’anno che non è mai abbastanza. In estate invece per quanto le mura delle cascine siano spesse e impediscano alle stanze di arroventarsi, resta comunque complicata la conservazione delle carni e dei cibi in generale.
A fine agosto la vendemmia con i suoi profumi si consuma velocemente aprendo le porte all’autunno che vedrà ingiallire i pampini e abbassarsi quotidianamente le temperature.
Di lì a poco sarà inverno, la terra, le viti e i frutteti saranno a riposo. Fuori farà sempre più freddo fino a che arriverà la neve e sovente il gelo. Questo clima renderà mese dopo mese sempre più infruttuosa la vita all’aperto.
Le giornate saranno corte, il sole anche affacciandosi sul giorno non scalderà più. Non resterà che chiudersi in cascina, accendere il fuoco e dedicarsi alla manutenzione degli attrezzi da lavoro e della casa stessa.
E’ in questo contesto, tipicamente rurale, che si iniziano a scavare a mano le stanze sotterranee collegate tra loro da stretti passaggi e talvolta abbellite con estro e grande creatività.
Nei lunghi inverni, quando la temperatura nelle abitazioni scende ben al di sotto dei 16 gradi, gli Infernot risultano più confortevoli dell’abitazione stessa. Certo non vi si può vivere o dormire, ma è facile immaginare che lavorare alla loro costruzione sia senza dubbio meglio che restare in casa al gelo.
Nasce in questo modo la lavorazione della Pietra da Cantoni, questa arenaria unica e versatile di cui sono composte le colline del Basso Monferrato. Apparentemente simile al tufo, di fatto ha caratteristiche differenti, una tra tutte, la sua lavorabilità e resistenza.

L’utilizzo della Pietra da Cantoni
Chiese, cascine e casot (ricoveri per gli attrezzi costruiti in mezzo ai campi), ognuna di queste costruzioni era fatta di Pietra da Cantoni, indipendentemente dalla ricchezza o povertà di mezzi delle famiglie. Talvolta frammezzata a mattoni pieni, era impiegata tanto nelle costruzioni private quanto negli edifici pubblici e di culto.
Nei secoli dunque i contadini hanno ampiamente imparato a sfruttarla e questo perché tra le proprietà di questa pietra spicca la capacità di garantire all’ambiente una temperatura costante che si attesta intorno ai 16 gradi. In assenza di escursione termica, si assicurava un livello costante di umidità, il che garantiva la corretta conservazione di quanto veniva riposto in questi luoghi.

L’Infernot e il vino
Soltanto verso la metà del XIX secolo, quando i viticoltori iniziano ad imbottigliare il vino, si intuisce che quelle stanze sono il luogo ideale per la conservazione delle migliori bottiglie di Barbera.
A quel punto la pietra non viene più unicamente scavata per creare una cavità, bensì inizia ad essere modellata per ricavare nicchie, archi o ripiani, a seconda dello spazio disponibile. Ciascun proprietario allestisce l’Infernot in funzione della propria creatività e necessità.
Le abitazioni che dispongono di grandi spazi si dotano di Infernot altrettanto ampi, spesso formati da corridoi che si aprono su diverse celle. Queste si abbelliscono di ornamenti vari scavati anch’essi direttamente nella pietra ed è per questo che oggi troviamo in alcuni Infernot, tavoli, piani d’appoggio e sedute. Nessuna abitazione viene esclusa, che si tratti di cascine, di abitazioni signorili o di conventi, gli Infernot sono presenti pressoché ovunque.
Andare oggi alla scoperta di questi luoghi assicura un’esperienza unica nel suo genere. Non è come visitare una cantina con le sue botti e i suoi processi di vinificazione, è piuttosto un viaggio attraverso una tradizione popolare che si è tramandata di generazione in generazione e cha ha visto coinvolte le persone comuni, che hanno saputo mettere a frutto la propria manualità e fantasia.
Se gli Infernot sono il cuore del circuito, i paesi che li ospitano ne sono il migliore biglietto da visita. Non resta che visitarli prendendosi possibilmente il tempo necessario per una merenda sinoira (tipica merenda piemontese a base di pane, salame e formaggio accompagnati da vino locale) o per una degustazione in cantina. In entrambi i casi è certo che non resterete a bocca asciutta ne tanto meno a pancia vuota.

Riassumendo
- Gli Infernot sono visitabili, previa prenotazione, il venerdì e la domenica
- Riferimento per le visite è l’Ecomuseo della Pietra da cantoni di Cella Monte Monferrato
- Il circuito degli Infernot comprende 14 borghi rurali ed è riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’Unesco
- Volendo abbinare la scoperta degli Infernot alla degustazione di vini, si potrà prenotare una visita presso una delle cantine del circuito.
- Alcuni Infernot sono posti all’interno di abitazioni private e per questo motivo non sempre sono aperti al pubblico.


Laureata in Lingue, prestata al Business Management per anni, ho ritrovato la mia vera natura quando ho finalmente potuto scrivere. Sono nata nel Monferrato ma ho vissuto a Milano, Genova, Sestri Levante, Firenze, Prato e Roma. Attualmente in transito insieme a mia figlia e tre gatti. Prossima meta Tenerife. Non amo volare ma via mare e via terra posso arrivare ovunque. Negli anni ho imparato a farmi domande alle quali non necessariamente trovare risposta. L’essenza.