In barca a vela al largo dell’Isola d’Elba

Lui, Lucio, arriva dal Veneto, scappando in barca da una vita in fabbrica di cui non era assolutamente disposto ad accettare l’esito. Lei, Simona, è un’elbana doc, nata e cresciuta a Porto Azzurro, o forse sarebbe meglio dire sul mare dell’Isola d’Elba, visto che proviene da una famiglia di pescatori. E poi c’è la barca: No Problem. Un nome insolito che allude a un programma molto chiaro, ben espresso anche dall’attività della loro associazione sportiva dilettantistica MareLibero: onde, sole, libertà, e poche complicazioni.

Guidati dalla schiettezza di Lucio e dalla simpatia di Simona abbiamo solcato le acque che circondano l’Isola d’Elba, una breve gita da Porto Azzurro intorno a Capoliveri, passando davanti alle vecchie miniere di ferro per arrivare in vista alle isole di Pianosa e Montecristo. Basta solo il rumore delle onde che si sostituisce a quello delle macchine mentre prendiamo il largo, per capire perché Lucio – fosse per lui – dalla barca non scenderebbe quasi più, e che sulla terraferma si scannino pure tra di loro.

Abbiamo poco tempo, ci avvertono, non vedremo molto. Ma a noi, avvelenati dalla città, dall’ufficio e da mille altre miserie quotidiane, ci basta vedere l’azzurro del cielo e il blu del mare per annuire soddisfatti l’un l’altro, perché “sì, la barca è stata proprio la scelta giusta”. Lucio e Simona ci lasciano giocare tra la prua e il timone, osservano pazienti le nostre movenze aggraziate come il passo di un ippopotamo zoppo. Quando abbiamo girato intorno alla nave per una dozzina di volte a testa e abbiamo scattato almeno quattrocento fotografie all’albero, alle vele e alle onde, finalmente ci sediamo un po’ per chiacchierare.

I nostri due capitani non si limitano a scorrazzare turisti annoiati per le acque del Tirreno, o a compiere mirabolanti traversate fino in Corsica. Per loro il mare è più che una strada da percorrere, è un genitore, un amico, una creatura da amare e proteggere. Per questo ogni volta che hanno mezz’ora di tempo si precipitano a farsi venire il mal di testa in uffici comunali, scuole e amministrazioni locali per promuovere le loro iniziative. Lo scopo è di portare gli elbani, soprattutto i bambini, a stretto contatto con il mare, affinché imparino quanto sia importante e come fare per conservarlo in salute. In barca i piccoli studenti si aiutano l’un l’altro, imparano a lavare i piatti per la prima volta e ad agire come una squadra. Intanto il mare regala loro l’emozione di un incontro inaspettato con un delfino o una tartaruga – gli avvistamenti di Lucio e Marina sono corteggiati da fior di istituti di ricerca – e la sensazione di pace e serenità che si cela solo tra le onde.

Proprio mentre le acque cominciavano a irretirsi leggermente, Lucio gira la barca e ci riporta indietro. Avevano ragione, il tempo era davvero poco. Forse la prossima volta resteremo in mare più a lungo. Un’intera giornata. O magari una settimana.

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