Io nelle Langhe – il territorio che si estende per le province di Cuneo e Asti, in Piemonte – ci sono nata, per cui posso dire di conoscere abbastanza bene questo territorio. È sempre bello però rendersi conto che, a volte, anche le nostre terre natie sono capaci di sorprenderci. A me è bastato trascorrere un fine settimana nell’Alta Langa per capire che queste colline avevano in serbo per me ancora delle piacevoli sorprese perché nascondevano realtà che non avevo mai indagato fino in fondo.
Lo so, sono di parte, ma queste colline che si succedono a perdita d’occhio in sequenza quasi ritmica, mi emozionano sempre. Vederle poi in autunno, stagione in cui raggiungono il culmine dello splendore, rende la visita ancora più affascinante. I panorami a me più consueti sono quelli della Bassa Langa, ovvero quella parte di territorio che trova in Roddi, La Morra, Barolo e Verduno rappresentanti di grande spicco. Oggi vorrei però raccontarvi di una langa un po’ meno conosciuta, forse un po’ più silenziosa, ma dall’eguale fascino e, soprattutto, dal forte carattere. Parlo dell’Alta Langa, quella tanto cara a scrittori del calibro di Beppe Fenoglio e Cesare Pavese.
“Da quel punto si poteva scavalcare con gli occhi il crinale di Mango ed oltre la pianura di Neive e Castagnole si poteva scorgere i vapori grigiazzurri che si libravano sul fiume…” Così scriveva Fenoglio ne Il partigiano Johnny, raccontando quelle colline che per lui, uomo molto attivo nell’attività partigiana, erano diventate il teatro di una guerriglia estenuante.
“Così questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l’ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto…” Con queste parole invece Cesare Pavese dedica il suo ultimo libro La luna e i falò a Santo Stefano Belbo, paese nel quale nacque agli inizi del Novecento, quasi a chiudere il cerchio della sua vita.
La ricchezza di queste colline, tanto decantate da poeti e scrittori, non sta solo nella loro bellezza a livello paesaggistico, ma anche nella loro natura feconda che offre i natali ad alcuni dei più famosi vini a livello internazionale. L’Alta Langa, nello specifico, è nota per la produzione di Moscato DOC che io ho avuto la fortuna di poter degustare nel castello di Mango, all’Enoteca Regionale “Colline del Moscato”. Mango è un piccolo borgo arroccato sulle colline che si ergono alle spalle di Alba, anima e cuore di questo territorio.
Il paese era noto in quanto sede dei bacialè, ovvero i sensali di matrimoni, figure scomparse in tempi non così remoti. A questi antesignani delle più moderne agenzie matrimoniali, era affidato il compito di combinare matrimoni fra contadini del luogo e ragazze meridionali. Il bacialè non svolgeva soltanto questa particolare professione, ma la affiancava a mestieri sicuramente più redditizi come il commerciante di bestiame o di vini, il cercatore di funghi o di tartufi.
L’ho detto sopra, l’Alta Langa è splendidi paesaggi, è grandi e rinomate produzioni… ma è anche grandi uomini e grandi donne, instancabili lavoratori, amanti del territorio in cui vivono, che con grande impegno e fatica portano avanti la loro attività. Parlo per esempio della Distilleria Beccaris, azienda a conduzione familiare che produce grappe con vinacce di Moscato, nella quale Carlo e i figli Marco e Paolo lavorano per portare avanti un’attività iniziata nel 1951. Chi avrà la fortuna, come l’ho avuta io, di fare un giro guidato per l’azienda, sarà sicuramente colpito dalla passione e dall’entusiasmo con cui viene raccontato minuziosamente ogni passaggio che porta alla produzione di queste grappe.
Parlo di Renata Bonacina, una vigorosa ed entusiasta donna milanese che, stanca della vita di città, si è trasferita nelle Langhe con il marito ed è oggi proprietaria dell’azienda Cà ed Balos, dedita alla produzione di vini e, in particolare di Moscato D’Asti.
Parlo di Cascina Fonda, dove Massimo e Marco Barbero portano avanti l’azienda fondata dal padre, anch’essa dedita alla produzione di vini, tra i quali il Moscato è assoluto protagonista.
Parlo dei fratelli Ferrero che, dopo generazioni di coltivatori di nocciole, hanno deciso di ampliare la loro attività dando vita al laboratorio per produrre derivati di alta qualità. Ed è così che nasce Gala Nocciole, i cui prodotti dolciari, garantisce chi non si è fatto mancare più e più assaggi, sono di una bontà infinita.
Elencando i personaggi che secondo me parlano di questa terra un po’ selvaggia, a volte impervia, ma tanto generosa, non posso certo dimenticare di citarvi Samantha Rista, dalla cui passione e, a sentir lei, anche un po’ dal quel pizzico di follia che la contraddistingue, è nata l’Azienda Agricola Pavaglione che oggi conta ben 130 asini allevati in modo naturale per la produzione di latte d’asina biologico.
Non ultima mi ha affascinato la storia di Claudia e Valter che hanno inseguito per anni il sogno di vivere nelle Langhe e lo hanno realizzato trovando la casa dei loro sogni a Mango, paese natio dei nonni di Claudia. Una ristrutturazione durata sei anni, non esente da imprevisti e grandi sorprese, ha dato vita a quello che oggi è il loro B&B Casaforte Alba in Langa, una struttura piacevole e molto curata, ottimo punto d’appoggio per la visita di questo sorprendente territorio.
Paesaggi mozzafiato, prodotti enogastronomici di grande prestigio e persone straordinarie sono tutti ingredienti che fanno dell’Alta Langa una meta ideale per chi è curioso di scoprire territori che conservano ancora un distintivo tratto di genuinità.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.