Una lunga giornata mi aspetta al risveglio dopo la seconda tappa dell’itinerario dell’alta via dei Parchi. Dovrò percorre tantissimi chilometri per collegare i due valichi più bassi dell’Appennino emiliano e superare il grande blocco montuoso dell’Alpe di Succiso. Su consiglio di chi si è svegliato con me per fare colazione, ordino abbondanti riserve di energia. Non sono un professionista della bicicletta, ma solo un appassionato con il pallino del rispetto della natura ma con poco allenamento.
La via dei laghi
Da Prato Spilla, tra i saluti di chi comincio a credere che possa volermi davvero bene, salgo fino alla conca del Lago Verdarolo, seguito dal minuscolo Lago Scuro, anch’esso circondato dalla faggeta, e poi dal Lago Squincio, più aperto e invaso dalle erbe palustri raggiungo la Diga del Lagastrello.
Incontro pochi esseri umani ma sento cantare e svolazzare sopra di me tanti uccelli di varie razze. Sento mancare un po’ il contatto con le persone ogni volta che ripenso alla giovialità trovata nei rifugi. Tuttavia qualcosa ancora dentro si me mi spinge ala solitudine. Forse ho capito per cosa sono partito in questa avventura lungo l’Appennino.
Passo del Lagastrello
Il tempo di inebriarsi dei suoni del panorama circostante passa in fretta e inizio subito la discesa verso il Lago Paduli. L’aria fresca del mattino sferza le guance mentre mi sembra di essere in un mondo diverso da quello che conosco. L’immensità della natura selvaggia di questo tragitto mi fa sentire piccolo, estraneo alle vicende umane che nel frattempo accadono a valle. Forse è questo ritorno a perdersi nella natura che dovevo riprovare per affrontare ciò che c’è dentro di me. Con questi pensieri, giungo in un lasso di tempo indefinito al Passo del Lagastrello, antica via di passaggio dei pellegrini e presidiata dall’abbazia benedettina dei Linari.
Monte Acuto
Non c’è tempo per rimorsi ed elucubrazioni, tutto ciò non serve a niente mentre si pedala alla ricerca della via da seguire. Bisogna solo andare avanti e la salita nel bosco alle falde del Monte Acuto, non lascia scampo se non doso il fiato. Quel che mi aspetta in cima mi ripaga però della fatica. L’omonimo lago, in una conca sovrastante un gradino glaciale, è una vista che ricarica automaticamente la positività nei miei pensieri.
Nei pressi si trova il rifugio Città di Sarzana ma, nonostante mi piacerebbe provare a vedere che gente frequenta quel luogo, temo che se mi fermassi non troverei più il coraggio per ripartire. Questo viaggio intrapreso, in realtà, l’ho iniziato per stare con me stesso e capire i miei limiti.
La conca dei Ghiaccioni
Proseguo la corsa, quindi, e affronto la discesa verso i Ghiaccioni, una bella conca ricca di praterie e di acque sorgive da cui nasce il torrente Liocca, dominata dal grande circo glaciale racchiuso dalla cresta dentata dei Groppi di Camporaghena. Ancora una volta sento una sensazione di pace quassù, a cavallo tra due regioni, e mi chiedo perché noi esseri umani ci poniamo tanti problemi quando invece la vita sembra essere un placido trascorrere del tempo. Forse è ciò che vedo in lontanaza che sarà la risposta al perché della vita. La salita che fa da via per il mio percorso è forse il significato delle difficoltà che spesso la mente crea per dare una direzione diversa alle attività umane. Anche alla mia. Forse è l’ambiente circostante che spinge a riflessioni. Forse è di questa natura che mi circonda ciò di cui ho più bisogno ora.
Alpe di Succisio
Fra grandi massi e praterie dominate dalla mole dell’Alpe di Succiso termino la fatica nello stretto intaglio del Passo di Pietra Tagliata. Un ambiente severo su cui incombono le rocce del Monte Alto, comincia a lasciarmi accenni di preoccupazione sule mie reali possibilità di arrivare al traguardo per questa tappa. Da qui, infatti, inizia un sentiero sassoso che dovrebbe portarmi velocemente alle sorgenti del Secchia, al centro di una conca rinomata per la sua selvaggia bellezza: il Pianoro del Prataccio. I ciottoli non sono il massimo per andare su due ruote e spesso devo fare attenzione a non cadere. La vita non è sempre tutta una discesa, a volte è uno sforzo, ma affrontarlo rende più consapevoli di se stessi. E’ questo che la strada sotto la mia bicicletta mi sta insegnando.
Passo dell’Ospedalaccio
Dal pianoro del Prataccio raggiungo il non lontano Passo dell’Ospedalaccio, segnalato da un cippo che ricorda i confini della Repubblica Cisalpina. E’ bello sentirsi così in alto, soli, a guardare di cosa è fatto il mondo che chiamiamo casa. Incontro quattro viandanti e ritorna la voglia di contatto umano. Riesco a farmi raccontare di questo valico che prende il nome da un ospitale medievale individuato da recenti scavi ed è curioso scoprire come l’umanità possa aver creato una simile struttura quassù. Il sorriso di chi mi parla mi riempie l’anima ma, purtroppo, per me è già il momento di ricominciare a macinare chilometri. Una piccola sosta ha riempito il mio stomaco di cibo e il cuore della gioia di condividere qualcosa con qualcuno.
Passo del Cerreto
La giornata comincia a trasformarsi con la luce del pomeriggio e anche il panorama sembra cambiare. Gli sforzi delle pedalate affievoliscono le mie sensazioni e non vedo l’ora di giungere a destinazione. Attraverso il Passo del Cerreto con una comoda pedalata, fra boschetti e praterie, per giungere fino al rifugio Passo del Cerreto che funge da albergo. Il luogo ideale per capire se domani sarò in grado di riprendere il mio cammino. Una cosa sola mi è certa mentre cerco di nuovo il contatto delle persone, qualcosa dentro di me ha cominciato parlare e mi sta raccontando che la mia vita è come questo viaggio che ho deciso di intraprendere. Salite e discese, strade difficoltose e vie facili, panorami mozzafiato e momenti di tensione. Tutto quanto è come la mia vita. Chissà quale sarà il finale. Domani, ne scoprirò un altro pezzo.
Comincio a viaggiare sin da giovane per capire le relazioni fra i luoghi visitati e le persone che li abitano. Dai piccoli pensieri scaturiti durante questi percorsi e lasciati su pezzi di carta, nasce la voglia di scrivere articoli più complessi e mi specializzo in storytelling di viaggio diventando membro della Scuola Italiana di Viaggio.