Foto di copertina: Bangkok, di Trey Ratcliff
Come tutti i paesi asiatici anche la Tailandia ha quel “non so che” che diventa normale, abitudinario, magari anche fastidioso quando sei là, ma di cui ti sorprendi a parlare spesso al tuo ritorno, a distanza di mesi, e che ti rende soddisfatto del tuo viaggio.
Perchè la Tailandia è completamente diversa da noi, è una cultura che non ci appartiene, con valori diversi dai nostri che talvolta non riusciamo nemmeno a capire, ma che proprio per questo possono diventare affascinanti e avvincenti per chi la scopre per la prima volta.
Di cosa sto parlando? Ecco qui alcune delle caratteristiche che, positivamanete o meno, raccontano meglio Bangkok, e che avrei voluto che qualcuno mi raccontasse prima di partire.
Il fortissimo contrasto fra modernità e povertà. Forse la cosa che più mi ha colpito in quella che pensavo una delle capitali della tecnologia. Perchè, se è vero che di notte, vista dal trentesimo piano della tua camera d’albergo di un hotel a cinque stelle, Bangkok sembra la città del futuro, tutta strade sopraelevate che si intersecano fra loro, grattacieli e locali che sembrano toccare le nuvole, è vero anche che al piano terra di questo mondo, sotto quei tre o quattro piani di strade, sepolta da fumo, gas e puzza, un’altra vita cresce e si diffonde veloce quanto quella tecnologica, se non di più: è quella della povertà, dei bambini che dormono per strada e degli storpi che rimangono abbandonati negli angoli.
L’incredibile senso civico dei tailandesi, quello che dovrebbero imparare gli occidentali ma soprattutto quello che dovremmo imparare noi italiani. Un traffico impressionante, strade in cui macchine, pullman, camion e scooter si incrociano in tutti i sensi, e mai un clacson suonato. Una folla spaventosa sui mezzi pubblici e mai uno spintone, anzi, sempre file ordinate di persone che sembrano non aver fretta, ma che in realtà hanno semplicemente capito che il modo migliore per andare più veloci non è quello di spingersi o di cercare di fregare il posto a quello davanti. Ordine. Disciplina. Collaborazione.
L’inchino, ossia il loro modo di salutarsi. Un semplice modo per ammettere umiltà e allo stesso tempo cordialità, gentilezza. Un lieve inchino in cui le mani rimangono giunte e gli occhi alti, rivolti all’altra persona. Non a caso infatti, il simbolo del McDonald, il famoso omino dai capelli rossi che in tutto il mondo alza una mano per salutarti ed invitarti ad entrare, in Tailandia sorride e leggermente si inchina con le mani giunte: se non è caratteristico questo!
Il silenzio all’interno dei templi, soprattutto di quelli più piccoli e meno turistici. In questo clima quasi surreale la cosa che più mi ha impressionato è stato il modo in cui le persone dimostravano la loro fede, con offerte, fiori, incenso e voti di qualsiasi genere.
Il mercato di Chatuchak, uno dei mercati più grandi che io abbia mai visto, oltre 15.000 bancarelle divise in settori a seconda degli articoli che vengono venduti, e che si estende a nord della città ma facilmente raggiungibile con la metro o lo skytrain. Qua ogni sabato o domenica si possono trovare oggetti tipici dell’artigianato locale, tessuti e stoffe pregiate, oggetti di antiquariato, cibi tipici, piante e persino animali!
Gli odori, quegli odori fortissimi che invadono la città, misti di fritto, aglio, cipolla e, purtroppo anche fogna. Difficile farci l’abitudine perchè, se nei primi giorni sembrano facili da tollerare, dopo un po’ diventano talmente forti da rendere l’aria satura e irrespirabile.
L’afa, dovuta non solo al caldo e all’umidità, mai al di sotto del 75 per cento, ma soprattutto causata da uno smog così pesante che sembra non riuscire a salire oltre le strade sopraelevate, oltre lo skytrain, oltre i grattacieli. Uno smog che è sempre lo stesso, sempre più denso, sempre più appiccicoso e che non fa fatica a mischiarsi con gli odori già abbastanza forti.
L’aria condizionata, esagerata ovunque, nei taxi, sullo skytrain, nei centri commerciali, nei ristoranti. Sempre troppa. Soprattutto perchè, con il caldo afoso e umido esterno, la sensazione è la stessa che penso si possa provare entrando in un frigo. E non sto scherzando.
Le salse piccanti, sempre troppo forti, speziate e a volte persino nauseanti che, se in certi posti rendono il piatto saporito e gustoso, in altri lo peggiorano a tal punto da nascondere i gusti originali dei cibi (colpa anche di noi italiani abituati a mangiare sempre troppo bene!).
Ovviamente Bangkok non è solo questo, questo articolo vuol solo essere un assaggio di quello che, a mio avviso, bisogna sapere prima di partire. O meglio, quello che io avrei voluto sapere prima di partire!
Buon viaggio!
Maestra della scuola primaria, credo fermamente che viaggiare e vivere posti nuovi sia il modo migliore per conoscere il mondo che ci circonda, ma soprattutto se stessi. Questo è ciò che insegno tutti i giorni ai miei alunni. L’obiettivo? Per ora cominciamo con il pianeta Terra…