Le case delle mogli. Si spiega così l’origine del nome di Camogli, borgo marinaro del levante ligure. Quelle mogli che stavano ad aspettare i mariti che alle prime luci dell’alba rientravano dalla pesca, guidati lungo la via del ritorno dai colori vivaci delle mura domestiche.
Ecco perché tanti paesi sulla costa regalano un colpo d’occhio degno della tavolozza dei migliori impressionisti: sono gli affetti che chiamano. Poesia del mare e del suo mondo, che anche qui in Liguria può profumare un po’ di Hemingway, se ci si fa caso. E a Camogli è facilissimo farci caso.
Il paese ha conservato la sua anima autentica e sincera, non ha ceduto alle facili tentazioni del jet set, degli yacht o della carta patinata. Camogli è rimasto fedele alla sua natura: la si respira nei suoi caruggi che all’improvviso si aprono su uno scorcio da cartolina.
Le mogli hanno scelto un bel posto per le loro case, e per aspettare. Magari mangiandosi qualcosa di buono, come la focaccia! Qui la inzuppano anche nel cappuccino la mattina: personalmente non me la sono sentita di fare questo esperimento, ma a detta dei liguri è una cosa squisita. Lascio la verifica a chi di voi ha più coraggio: se vi mettete alla prova, fatemi sapere!
La focaccia da queste parti è una faccenda seria, basti pensare che per quella di Recco è stato creato un consorzio che ne tutela il nome e la provenienza: si può chiamare “focaccia di Recco” solo quella prodotta nella zona di Recco, Sori, Avegno e Camogli, tutto il resto è semplicemente “focaccia con formaggio”, che, come tengono a precisare gli abitanti del luogo, non è per niente la stessa cosa. Dal mio punto di vista, con il cappuccino ci vedo meglio un bel camogliese (magari anche un paio, crepi l’avarizia).
I camogliesi sono dei dolci nati all’inizio degli anni Settanta. La ricetta originale è prevede il rum, ma nel tempo si sono aggiunte diverse varianti (caffè, amaretto, gianduia, giusto per citarne alcune) che hanno reso molto difficile la scelta per un palato goloso come quello di chi scrive. Sono una sorta di bignè (passatemi la similitudine a costo di sembrare profana, giusto per rendere l’idea) ripieni di crema dai diversi gusti. Ne esiste anche una versione mandorlata, con le mandorle nell’impasto.
Il nostro viaggio prosegue poi fino a Lavagna, alla scoperta dell’olio attraverso ogni fase del suo ciclo vitale, dalla raccolta delle olive, alla produzione, fino alla degustazione. Scoprire i segreti di quella che è una tecnica raffinata, come quelle che finora avevo associato solo al vino, è stato molto interessante: anche per l’olio si parla di analisi olfattiva, analisi gustativa e abbinamenti.
L’olio ligure è perfetto per il pesce ed è molto diverso da quello toscano, ma non si fanno concorrenza, si completano. Ma dopo tutta questa bella teoria, qualche informazione pratica mi sembra il minimo: bisognerà pur verificare!
Per focaccia e camogliesi non posso non segnalare la Focacceria Revello, a Camogli: è proprio qui che questi celebri dolci sono stati inventati. Il segreto della loro ricetta viene tuttora custodito dai membri della famiglia Revello, che ne sono gelosissimi… e come potrei dar loro torto?
Per quanto riguarda l’olio segnalo invece la Cooperativa di Lavagna, dove è possibile assistere all’intero processo di produzione spiando i soci che portano le loro casse di olive da spremere e che si trasformeranno in un liquido dal colore verde intenso e dal profumo meraviglioso. Difficile non farsi tentare da questo prodotto eccezionale!
Maledettamente curiosa, ho trovato nei viaggi e nella scrittura quello che mi permette di tenere un po’ a bada questo spirito irrequieto che mi mette alla prova da trent’anni. Amo i libri, la cucina (ahimè!) e amo tutto ciò che è bello (dicono che è perché sono bilancia, ma ci credo poco). Da pochissimo nel mondo dei blog, mi ci sono buttata con tutte e due le scarpe… staremo a vedere che succede!