Di Carlo Crescitelli mi ha colpito particolarmente lo stile di scrittura molto scorrevole, pulito, infarcito di una buona dose di umorismo ed autoironia.
Ecco un paio di stralci della sua ultima fatica, COME FUGGIRE DAL PROPRIO SE STESSO… RIUSCENDO CONTEMPORANEAMENTE A FARSELO TORNARE SIMPATICO, in cui racconta le avventure dell’ “Antiviaggiatore”, suo alter ego letterario, campione di catastrofiche esperienze di viaggio.
1989… o 1984?
Sono le 7 di sera – in Italia saranno le 11 del mattino – all’aeroporto di Pyongyang. Sono appena atterrato da un viaggio ininterrotto di oltre 30 ore consecutive attraverso tutta L’Unione Sovietica. Con scali a Mosca – 5 ore di sosta – poi in Siberia a Kranojarsk – 3 ore di sosta, Novosibirsk era impraticabile causa bufera – ed infine Khabarovsk – regione di Vladivostok, confine con la Manciuria cinese.
L’ “aeroporto internazionale” non è che un agglomerato di bassi edifici in cemento, dipinti di bianco ed orlati di piccoli porticati in legno. Ma in cima all’edificio centrale campeggia un grande murale multicolore con l’effige di un volto che presto imparerò a riconoscere bene. Sulla pista, insieme con l’Ilyushin a bordo del quale sono arrivato io, stazionano soltanto altri piccoli aerei, per lo più battenti bandiera Aeroflot. Passo l’ugualmente squallido salone della dogana ed eccomi fuori. Quello che vedo è uno stradone bordato di pini, percorso ad intervalli regolari da vetuste camionette militari. Mi siedo a terra, la schiena poggiata sullo zaino. Eccomi qua. In Repubblica Democratica Popolare di Corea: in Corea del Nord.
Per strada, sparuti gruppi di individui sembrano indossare tutti una sorta di divisa: camicia rossa e scarpe da ginnastica gli uomini, ampia stola a fiori e sandali di plastica le donne. Sul petto di molti, una spilla con lo stesso viso del murale in aeroporto, questa volta incorniciato in un fregio dorato. L’uomo del ritratto si chiama Kim Il Sung, anzi, per essere più precisi, “il Grande Leader ed Amato Presidente Compagno Kim Il Sung”, come tutti dicono qui.Qualche kilometro in un buffo autobus anni ‘50 pezzato di bianco e di rosso e sono in centro, tra altre camionette che trasportano verdure. Nel silenzio si spande un penetrante tanfo di cavolo bollito: la cena di tutti. E nel tramonto si accendono le luci al neon di una incomprensibile serie di ideogrammi colorati, in cima ad una ugualmente incomprensibile serie di altissimi grattacieli. Insegne pubblicitarie? No, messaggi di propaganda di regime.
Sistemato in camera – no, non in albergo, negli alloggi del villaggio olimpico destinati ai visitatori mai arrivati a causa della fallita intesa diplomatica con l’”altra” Corea – mi accorgo di essere stato finora il solo ad aver individuato l’unico ristorante in zona. Entro e mi chiedono: “Quanti stranieri ci sono?” Li informo: “Sul volo eravamo 70/80”. Conciliabolo di panico. Tornano a parlamentare: “E… lei pensa che verranno tutti a cena?” Domandano disperati. Non voglio deluderli e neanche pregiudicare la mia, di cena, e quindi gli dico: “No, sicuramente no”. Ricevo in risposta grandi sorrisi di sollievo e vengo fatto accomodare in sala. Poi verranno, tutti o quasi, ma intanto sono riuscito a sbloccare la burocrazia orientalcomunista, nonché calmare il mio stomaco.
VIAGGIARE TI CAMBIA……O VIAGGIANDO TI CAMBIANO?
Viaggiare ti cambia, fa di te una persona diversa. Lo dicono sempre tutti, e se lo dicono tutti… allora deve essere così. Sarà… ma io invece, sapete, ho una mia teoria al riguardo…La mia teoria è che tu sei sempre tu, a casa come in viaggio, mentre sono gli altri che ti vedono e ti fanno un tantinello diverso. A casa come in viaggio. Vogliamo fare qualche esempio? Partiamo da nome e cognome.
Io qui a casa purtroppo sono Carletto – dìo che odio, ‘sto Carletto! Ma poi perché Carletto? Bambino non sono, piccolino non sono, stupidino non credo sempre di sembrare… e allora?!?
(…)
Passiamo al cognome: qui a casa sono… Criscitelli nella migliore delle ipotesi, e se no… ahimé Criscitiello. Tutto il rispetto, ma… non sono io!!! Hai voglia di chiarire e puntualizzare, non c’è verso, o ti rassegni che sono tutti analfabeti di ritorno o vai all’anagrafe a farti cambiare il cognome, sempre se poi ci riesci, gli impiegati allo sportello sarebbero capaci di sostenere che non c’è niente da cambiare perché ti chiami già Carletto Criscitiello… E invece basta uscire fuori dal territorio comunale, che nome e cognome lo dici una volta e tutti se lo ricordano e lo usano correttamente: Carlo Crescitelli, altro luogo, altro uomo. E non perché sia diverso io… sono gli altri a vedermi diverso, a volermi diverso… capite?
Ovviamente più lontano vai, più ti cambiano i dati anagrafici: in Spagna ed America Latina sono Don Carlos Crecitèli (la sc è per gli ispanici impronunciabile), in Francia divento M’sieu Carrlò Crrescitelì con una ele e l’ashcentò sulla ì, in Nord America mi trasformo in Mr. Charles Creshitelly in accordo con la fonetica anglosassone, in Cina sarò Guo Xi De (che si legge Guoscidè e dilei che ci siamo quasi, lende bene l’idea elle mancante complesa) e, per finire in bellezza, in Scandinavia non posso essere che… Mario! Ma sì, Mario e basta, un italiano come tanti dal solito nome impronunciabile, vero, signor Oleg Sigurdsjallafjordsenvaxamundnanssen?
Ah, ma la faccenda mica si ferma solamente al nome.Paese che vai… differente carattere assumi.
Così sarai di volta in volta elegantissimo in Danimarca, mafioso in Finlandia, malavitoso in Gran Bretagna, ricco in Russia, povero in Svizzera, miliardario in Turchia, nababbo in Marocco, latin lover in Polonia, romantico in Nigeria, maschilista in Olanda, puttaniere in Repubblica Ceca, magro in Canada, deboluccio in Norvegia, ignorante in Germania, istruito in Quebec, sinistrorso negli USA, conservatore in Francia… almeno stando alle mie personali esperienze. La lista si allunga ad ogni nuovo luogo comune in un nuovo paese… sei sempre tu, però non sei veramente tu, anzi per meglio dire sei tu ma sei come loro vogliono che tu sia, sei cambiato, o forse invece ti hanno cambiato, fai tu, tanto che cambia? Il mondo è pieno di rinnegati fuggiti da se stessi costruendosi una nuova vita sulla nuova e gratificante percezione di sé vissuta altrove… dài, non ditemi che non ci avete mai pensato, della serie pianto tutto lì e mi rifaccio un’esistenza, giusta e perfetta come la volevo, senza passato e senza macchia, ci sono decine di siti in rete sull’argomento, ma che bello sarebbe!
Guarda i video delle tragi-comiche avventure di viaggio de l’Antiviaggiatore sul suo canale Youtube.
Travel Planner per passione. Moglie e mamma adottiva di Calimero e Silente, viaggio da sola da quando ho 12 anni e voglio vedere tutto il mondo!