Scappare dall’inverno, prendere una pausa dal freddo per crogiolarsi al sole e tuffarsi nelle acque oceaniche. Era un’idea che mi girava nella testa da un po’ e a fine febbraio sono riuscita a darle forma e sostanza, attraverso un viaggio a Gran Canaria con un’amica.
La scelta di quest’isola spagnola adagiata nell’Atlantico, a Sud-Ovest del Marocco, è stata maturata dopo aver scoperto che dell’arcipelago è l’isola più calda e quella con tanti differenti paesaggi da scoprire e micro-clima da vivere. Nella valigia ho messo un po’ di tutto: dal costume da bagno alle felpe, non sapendo esattamente cosa aspettarmi dall’isola dell’eterna primavera. Ma, grazie a una temperatura compresa fra i 26 e i 30 gradi diurni, il mio abbigliamento da giorno non ha mai richiesto più di una t-shirt e un paio di shorts, mentre quello da sera un giubbino, dato l’abbassamento del termometro a 20-22 gradi.
Arrivo a Gran Canaria
L’impatto con Gran Canaria è magnetico, quasi mistico: al nostro arrivo il profilo delle colline è sfocato per colpa della ‘calima’, un vento di scirocco proveniente dal Sahara, che porta con sé, oltre all’aria calda africana, polvere e sabbia che ammantano ogni cosa di una coltre opaca.
Guido lungo la strada che si snoda tra palme e terreni brulli fino al nostro hotel, il Barcelò Margaritas, situato nella parte meridionale dell’isola. Il tempo di indossare il costume da bagno e siamo già in piscina a farci scaldare dal tiepido sole pomeridiano, incredule e felici.
La sera giriamo la zona in auto per comprenderne la movida e scopriamo la Playa des Inglès, popolata di locali pensati per un intrattenimento ‘alla buona’, amato da inglesi e norvegesi, fatto di piano bar, drag queen e partite di calcio in streaming. Gli italiani, come constateremo le sere successive, preferiscono l’eleganza dei ristoranti situati nella zona del faro di Maspalomas.
Las Palmas e la costa del Nord
Il giorno seguente la scoperta del territorio non può che iniziare dalla capitale: Las Palmas. È colpo di fulmine con la Vegueta, il centro storico popolato dalle case coloniali color pastello e i balconi in legno, le strade lastricate e la plaza de Santa Ana su cui si affaccia l’omonima cattedrale. La mente mi riporta a L’Avana, Trinidad e Cienfuegos di Cuba, anch’esse terre di conquista spagnola.
Gli edifici più belli sono concentrati nel raggio di qualche centinaio di metri: la casa-museo di Cristoforo Colombo, il Palazzo Vescovile, quello Comunale, la biblioteca e il mercato di Vegueta, dove tra le bancarelle di coloratissima frutta esotica, ci offrono fragole e papaya.
Attraversiamo Calle Mayor de Triana, piena di negozi, per poi giungere nel quartiere di Triana in cui si trova il Teatro Pèrez Galdòs e Plaza de Cairasco, dove ha sede il Gabinete Literario, un bell’edificio in stile art nouveau ospite di una Società Letteraria. Nel primo pomeriggio lasciamo la capitale per proseguire a Nord. In questa parte dell’isola si creano delle piscine naturali tra gli scogli e l’oceano, in cui sostare al sole e fare un bagno anche quando le acque atlantiche sono agitate. Noi scegliamo Los Charcones de Bañaderos per rilassarci al suon del vento che spinge da Nord, distese alla meglio tra scogli di roccia scura, affollati di granchi dalle strane striature rosse e nere e dalle dimensioni extra.
Mogàn
Archiviata la zona settentrionale dell’isola, è tempo di scoprire il Sud. Un amico mi aveva parlato di Mogàn come tappa imprescindibile per il mio viaggio. Arrivo nel borgo di pescatori e capisco subito il perché. Immaginate una baia con un porticciolo su cui si affacciano casette bianche dalle linee rette profilate di blu, giallo, rosso, verde. E ora guardate alle bouganville in piena fioritura, al mare trasparente su cui galleggiano yacht più o meno imponenti. Ascoltate il mormorio delle persone sedute ai tavolini dei ristoranti, intente a chiacchierare mentre il sole fa il suo dovere nel pieno di febbraio. Mangiamo un toast con crema di avocado, salmone e uovo, accompagnato da una birra al limone, mentre contempliamo il mare, alla modica cifra di 12 euro a persona. Corriamo in spiaggia dove restiamo fino al pomeriggio, quando percorriamo a ritroso il grande viale alberato per raggiungere l’auto e dirigerci a Playa de Amadores, una lunga distesa di sabbia dorata protetta dal vento, lambita da acque cristalline. A un solo chilometro si trova il vivace centro di Puerto Rico; qui facciamo tappa per uno smoothie tropicale prima di rientrare nel nostro hotel.
Le dune di sabbia di Maspalomas
Siamo già a mercoledì ed è giunto il momento di scoprire l’attrattiva principale di Gran Canaria: le dune di sabbia di Maspalomas. Qui faccio davvero fatica a trovare le parole che possano riassumere questa esperienza unica. Colline di sabbia dorata finissima smossa dal vento, sporcate dalle orme dei turisti, perdute nell’oceano. Inizialmente timorose decidiamo di seguirne il perimetro battendo uno dei percorsi consigliati sulla mappa, ma dopo qualche metro sentiamo il richiamo delle montagne di arena. Togliamo le scarpe e a piedi nudi cominciamo il nostro sali-scendi mentre il vento ci scuote e la sabbia, illuminata dal sole, brilla in ogni direzione. Fatichiamo, cadiamo, affondiamo le mani nei granelli appena tiepidi, cambiamo strada perché lì c’è troppo vento e là la discesa è troppo ripida, ma viviamo un’esperienza indimenticabile in una riserva naturale scolpita dalla natura in maniera quasi impercettibile, giorno dopo giorno.
Fataga e l’entroterra
Dopo una pausa pranzo in piscina visitiamo l’entroterra e quello che viene considerato uno dei borghi più belli dell’isola: Fataga. Premesso che le strade sono tutte molto ben asfaltate e curate, il percorso che ci conduce lì è un susseguirsi di curve in salita e una gioia per i numerosi ciclisti che incontriamo lungo il percorso. Alla fine, dopo mezz’ora di auto, ci ritroviamo in un angolo placido di casette bianche, piccole strade e tantissimi fiori, in una vallata circondata da dirupi.
Nel paese la vita è condotta senza fretta e noi non possiamo fare altro che vivere questo tempo in slow motion, tra i vicoletti, i negozi di souvenir e la graziosa chiesetta di San Josè, mentre scattiamo foto e sorridiamo ai pochi abitanti che incontriamo.
Tornando in direzione di Maspalomas ci fermiamo ad ammirare il panorama dal belvedere Degollada de las Yeguas: burroni, montagne, canyon si sovrappongono in una visione lunare.
Prima di rientrare in hotel decidiamo per un’ultima tappa lungo il tragitto: il faro di Maspalomas. Qui scopriamo i tramonti sull’oceano da gustare sedute su un muretto, mentre dei musicisti intonano le note di Wild World di Cat Stevens…colonna sonora a dir poco perfetta per le onde che si infrangono su ciottoli di pietra nera vulcanica. Il posto è vivo, brulica di persone e di locali. Ci ripromettiamo di tornare l’indomani per il dopo cena al Caffè del Mar.
Telde e il barranco de Guayadeque
Il tempo scorre inesorabile alle Canarie e noi non possiamo sprecarlo; è arrivato il momento di scoprire la seconda città per dimensioni dell’isola: Telde. A dir la verità avevo aspettative maggiori su questo luogo, degno comunque di interesse per il nucleo antico di San Juan e quello di San Francisco, con le sue strade strette in salita, a cui si giunge percorrendo il ponte ad archi, affacciato su piantagioni rigogliose di banani e arance. Le atmosfere sonnacchiose ricordano il centro America e un passato pre-ispanico, cristallizzato nelle case basse immacolate e intrappolato nella figura di Cristo, all’interno della chiesa di San Juan Bautista, realizzata dagli indios Tarasco del Messico.
Sulla strada del ritorno facciamo una piccola deviazione verso il barranco de Guayadeque, una gemma nascosta. Si tratta di un burrone di 15 km dal fascino magnetico all’occhio del visitatore, per il suo paesaggio aspro di ripidi pendii ricoperti di cactus e vegetazione autoctona e un percorso sinuoso che passa a ridosso delle grotte adibite ad abitazioni private, agriturismi e ristoranti. Noi ci limitiamo a un giro in auto ma sono diversi i percorsi di trekking che partono da qui.
Ritorno a Mogàn
Ė venerdì e il cuore ci riporta a Mogàn, con la scusa del mercato settimanale. Questa volta la visita inizia dal mirador, a cui si accede attraverso una scalinata di circa 300 gradini. Ammiriamo il villaggio dall’alto, che da qui mi sembra ancor più bello, e poi scendiamo tra le bancarelle. Optiamo per un po’ di sano relax in spiaggia, dove ci tratteniamo per un paio d’ore, prima che l’appetito ci spinga sul porticciolo per un toast di gamberi e guacamole accompagnato dalla solita birra al limone e confesso che, lungo il percorso, ho buttato l’occhio a una vetrina di annunci immobiliari…non si sa mai mi decida finalmente a cambiare vita! Ė già pomeriggio quando rientriamo in hotel e per una volta decidiamo di fare vita da ‘villaggio’, lasciandoci coinvolgere dall’animazione in piscina prima di cena.
Dopo il ricco buffet di cucina internazionale, scegliamo il Caffè del Mar a Maspalomas per una bellissima serata canaria. La location è incredibile: zona faro, sul lungomare, elegante, raffinata, con un grande palco centrale a cui fa da uno sfondo una cascata e davanti alla quale si esibiscono ballerini, musicisti e cantanti dal talento indiscusso, artefici di uno spettacolo di alto livello.
Meloneras
Sabato è l’ultimo giorno sull’isola e decidiamo di trascorrerlo sulla spiaggia di Meloneras, su cui si affaccia il lussureggiante campo da golf. Dopo qualche ora al sole optiamo per una passeggiata a dir poco panoramica che, in meno di due km a picco sul mare, ci porta al faro. La pausa pranzo consiste in un bicchiere di frutta esotica mangiata su una panchina di fronte all’oceano, mentre seguiamo con interesse le acrobazie dei surfisti. Ė questo l’esatto momento in cui comprendo perchè tanti europei decidono di trasferirsi qui, perla di terra arida calata nel blu e nel bianco della spuma di mare.
Domenica ripartiamo ma con la promessa di ritornare alle Canarie, dove ho lasciato un pezzetto del mio cuore, i cui battiti si sono confusi con il rumore delle onde dell’Atlantico, con quello del vento che soffia tra le dune di sabbia e nelle profondità dei canyon.
Consigli utili
Per visitare l’isola è consigliabile noleggiare un’auto, dati i costi contenuti del servizio, i parcheggi quasi ovunque gratuiti, il prezzo della benzina basso (1,290 euro al litro) e la manutenzione impeccabile delle strade, per le quali non è previsto alcun pedaggio. Io ho prenotato l’auto dall’Italia sul sito di Cicar https://www.cicar.com/es e pagato al ritiro presso il punto Car Rental dell’aeroporto.
Per consigli e suggerimenti consiglio anche di visitare il sito ufficiale del turismo dell’isola di Gran Canaria.
A chi è consigliata Gran Canaria?
A tutti! Gli amanti dello sport hanno solo l’imbarazzo della scelta tra golf, surf, snorkeling, mountain bike e trekking. Gran Canaria è adatta anche alle famiglie con bambini; basta sostare nella zona Sud dell’isola, tra Playa des Inglés e Mogàn, dove le ampie spiagge di sabbia riparate dai venti permettono di vivere il mare tutto l’anno. Su ogni spiaggia si trovano bagni pubblici gratuiti (puliti!), lava-piedi, noleggio di ombrelloni e lettini (il costo medio per due lettini e un ombrellone è di 12 euro al giorno) negozi, bar e ristoranti.
Impiegata nella Pubblica Amministrazione per caso e viaggiatrice per vocazione, ogni volta che posso fuggo dove il mio cuore è felice: che sia un borgo italiano, una spiaggia esotica oppure una metropoli cosmopolita, poco importa! Affascinata dalle culture diverse dalla mia e facile alla commozione dinanzi a un tramonto, sogno di visitare almeno 50 nazioni entro i 50 anni.