Nell’anno 1700 il Regno del Siam, l’odierna Thailandia, era governato dal re Phetracha detto l’Usurpatore (1688-1703), fratello di latte del vecchio re Narai. Preso violentemente il potere con la Rivoluzione del 1688, Petracha fece uccidere gli esponenti della vecchia aristocrazia e cacciare i francesi divenuti estremamente influenti nel regno. Fervente buddhista, aveva passato parte della sua vita in mezzo ai monaci, contemporaneamente pregando e tramando per il potere; una volta ottenutolo, diede impulso alla costruzione di templi e centri di diffusione della sua religione.
Fu così che nell’anno 1700, in quello che allora era il piccolo villaggio di Bangkok, fece costruire il primo nucleo del tempio Wat Pho, che sarebbe presto diventato un centro per l’insegnamento della medicina thai tradizionale conosciuto in tutto il paese, ricco di statue raffiguranti posizioni Yoga.
Wat Pho
Questo tempio, posto nel centro della capitale e nelle immediate vicinanze del Grande Palazzo Reale, è il luogo dove è nata la prima scuola di massaggio thai ed è famoso per la presenza del grande Buddha Sdraiato; il suo nome ufficiale è Wat Phra Chettuphon Wimon Mangkhalaram Ratchaworamahawihan.
Innanzitutto, cos’è un Wat?
La parola Wat deriva da Vatthu-arama che significa “il luogo dove è costruito il tempio”. In pratica è un’area delimitata in cui sorgono edifici sacri del buddhismo Theravada (l’insegnamento più antico del Buddha giunto in forma scritta), nel quale si trovano un tempio principale, l’alloggio per i monaci ed una scuola, oltre ad edifici che variano da un tempio all’altro; viene in questo modo definito in Cambogia, nel Laos ed in Thailandia.
Rifatto e migliorato durante i regni di Rama I° e Rama III°, è un complesso fra i più grandi della Thailandia, con 80.000 mq di ampiezza e più di 1000 immagini e statue di Buddha; consiste in due aree recintate divise dalla Soi Chetuphon: l’area settentrionale è quella sacra, con i templi e la scuola di massaggi, mentre quella meridionale è prettamente residenziale con il monastero dei monaci ed una scuola.
Si accede alla zona sacra da 16 cancelli, protetti da giganteschi guardiani in pietra di stile cinese.
Le regole del tempio
Il tempio è aperto tutti i giorni dalle 8.00 alle 18.30, e l’ingresso ha il costo di 200 baht (circa 5.50€).
Vi sono però diverse regole da osservare quando si entra nel Wat Pho, così come in altri templi: occorre indossare pantaloni lunghi e vestiti con le spalle coperte o meglio ancora maniche lunghe, e le signore devono coprire evidenti scollature; entrando nei templi occorre poi togliersi le scarpe e non rivolgere verso le immagini sacre le piante dei piedi, considerate la parte meno nobile del corpo.
Le donne devono inoltre evitare di toccare i monaci, ed avere rispetto per le immagini sacre, cercando di non toccarle o di considerarle puri soggetti per foto ricordo.
Una volta entrati nel complesso del tempio, tutte queste fatiche vengono però ben presto dimenticate per la magnificenza e la bellezza delle strutture in mezzo alle quali si cammina, così diverse dai nostri gusti e dalle nostre esperienze di uomini occidentali, avvezzi ad un gusto assai differente.
Il tempio principale è chiamato Phra Ubosot
ed è il luogo dell’ordinazione monastica e delle assemblee dei monaci; gli affreschi sacri al suo interno circondano la statua più venerata, quella del Buddha seduto in posizione di meditazione. La doppia parete che lo circonda è famosa per le opere in marmo che raffigurano alberi, animali e montagne e 152 bassorilievi con scene del Ramakien, la versione thai del Ramayana indiano.
Nei quattro angoli del cortile vi sono invece delle pagode in marmo bianco di ispirazione cambogiana, i phrang, con delle statue rivestite d’oro. Il chiostro doppio che circonda il cortile del tempio principale, detto phra rabieng, contiene invece 394 statue di Buddha rivestite d’oro, mentre all’uscita nord del chiostro vi sono quattro pagode (Chedi) alte 42 metri e dedicate ai primi sovrani della dinastia Rama.
I templi, le 91 pagode, le meravigliose maioliche colorate, le statue d’oro, le iscrizioni di medicina tradizionale (riconosciute dall’Unesco), gli affreschi lasciano senza fiato il visitatore, che finisce per perdersi nell’incanto della visita.
Manca però ancora la visione più emozionante: il grande Buddha sdraiato.
Le misure sono decisamente impressionanti, 46 metri per 15, mentre la ridotta struttura del tempio che lo protegge lascia stupiti, facendo da contrasto con la sua grandezza. Interamente ricoperto d’oro, ha le piante dei piedi decorate in madreperla con 108 laksanas, immagini di buon auspicio, ed è veramente magnifico.
Per una piccola offerta è possibile prendere una ciotola piena di monetine e depositarne una in ognuno dei 108 contenitori di bronzo posti lungo le pareti del tempio; farlo potrà aiutarvi a realizzare un desiderio. 108 sono state le azioni ed i simboli positivi che hanno aiutato il Buddha a raggiungere la perfezione: forse non sarà così con voi, ma in fin dei conti, perché non provarci? Io almeno, l’ho fatto.
Sono area manager di una multinazionale alimentare, ma in realtà viaggiatore “compulsivo” da tutta la vita, senza possibilità di guarigione, da quando ho capito che i viaggi sono la benzina per il motore della mia anima.
Alterno viaggi di scoperta o fatti per nutrire la mente ad altri specificatamente pensati per le immersioni, fatte ovunque ci sia abbastanza acqua.