Ginevra la splendida, Ginevra la algida.
Adagiata sulle sponda del lago Lemano come una perla preziosa, ad adornare il centro esatto dell’antico continente, questa graziosa cittadina incarna tutta l’eleganza e la forza della cultura europea, al contempo eredità e frutto dell’inestimabile patrimonio di rigore logico e morale che da secoli vi sottende.
La tappa ideale per le mie lente peregrinazioni di ormai canuto e stanco antiviaggiatore, con famiglia al seguito, per giunta; o forse, fate un po’ voi, il semplice desiderio di accontentare la moglie, approcciando, una volta tanto, una destinazione che fosse almeno un po’ chic.
E così, mentre ce ne andiamo a rendere omaggio al mio filosofo preferito nel museo allestito nella sua casa natale nel cuore della città vecchia… e ad ammirare le mute, gigantesche e severe effigi degli austeri Padri Fondatori della Riforma…
Casa di Jean Jacques Rousseau, Gran Rue 40
Muro dei Riformatori sul Boulevard de Bastions, nell’omonimo Parco, appena fuori le vecchie mura / fotografati per voi i più allegri e simpatici: Roger Williams, Oliver Cromwell, Federico di Brandenburgo, Gugliemo d’Orange il Taciturno, ed infine – nel selfie di gruppo – Guillaume Farel, Giovanni Calvino, Teodoro di Beza e John Knox
Non disdegniamo tuttavia al contempo di indulgere a qualcuna delle dolcezze tipiche del luogo; tanto più visto che in qualche caso portano addirittura il nome della nostra cittadina di origine, rinomata e storica produttrice delle pregiate nocciole che le farciscono, al punto da dare l’antico nome latino al prodotto stesso cui quella cioccolata svizzera oggi si ispira (fine dell’inserto promozionale dedicato alla gastronomia irpina).
Cosa c’entra questo ritratto di Farel, dite? Con la cioccolata alle nocciole avellane o avellinesi, poco o nulla: ma questa foto mi era avanzata dal paragrafo di prima sui Padri Riformatori, e siccome mi piaceva ma non sapevo dove metterla, allora ho pensato di infilarla qui, sicuro che avreste apprezzato. No?
Non si pensi tuttiavia in alcun modo a quello elvetico come ad un mondo zuccherato o zuccheroso; perché, e lo si sappia, pure gli svizzeri hanno le loro amarezze; e pure quelle, guarda caso, legate alle riforme, a quelle odierne però, ai nuovi diktat finanziari internazionali insomma. Voi l’avreste mai detto che, pur al di fuori dell’Unione Europea, i casini sembrano sempre gli stessi, e cioè:
Ma sì, ma sì, che ci frega del passato, anche a noi interessa il futuro, e mica solo quello dei prossimi tagli e riforme delle nostre pensioni: perciò che ce ne siamo andati al CERN, il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, a Meyrin, appena fuori città.
Che figata, eh? Si respira un’aria di tale libertà di pensiero ed indipendenza scientifica che ho messo anche la mia maglietta bella, quella che inneggia alla tolleranza e al dialogo!
Protoni, neutroni, tachioni, bosoni, accelerazioni, trivelle, nanoparticelle… chi ci capisce è bravo! Ma non è tutto olio quello che luccica…
Qualcosa sta andando storto! Allarme rosso! Allarme rosso!
Le cose si mettono male…
Meglio tagliare rapidamente la corda: un errore, anche minimo, potrebbe costare assai caro. D’altronde, qui a Ginevra, tutto costa caro: non immaginate quanto.
I prezzi medi in franchi svizzeri dei più comuni generi di consumo oscillano fra le due volte, due volte e mezza quelli di una media città italiana, e possono arrivare fino al quadruplo di quelli di una piccola cittadina di provincia come quella dove vivo io: ma che bella cosa l’euro, eh? Forte con i deboli, debole con i forti… ve ne accorgete subito, appena mettete un piede fuori dall’eurozona, di quale sia il suo reale controvalore, in termini di vero potere d’acquisto intendo, rispetto alle altre valute importanti; e in Gran Bretagna, con la sterlina, è lo stesso.
Ma tornando ora a noi e a Ginevra, meglio che lo sappiate, dunque, che lì con i vostri piccoli euro siete poco più che dei poveracci che possono permettersi a malapena uno spuntino da Starbucks fianco a fianco di teenagers brufolosi e iperconnessi. Eppure, visto il contesto urbano iperiperiperiperdanaroso, può succedere tuttavia che la fortuna talvolta giri dalla parte di qualcuno… sentite un po’ questa.
Pochi giorni dopo la nostra visita, è spuntata su tutti i giornali del mondo la notizia che alcune migliaia di banconote da 500 euro, perlopiù ridotte in pezzettini, avevano intasato le condutture dei gabinetti (??!?) della filiale UBS di Rue de la Corraterie (centro del centro del centro supersuperchic), nonché quelle di alcuni bar e ristoranti dei dintorni (sigh).
Responsabili: alcune clienti spagnole dell’istituto bancario, che le avevano prelevate da una loro cassetta di sicurezza, come poi appurato dai filmati delle telecamere di vigilanza. I motivi del bizzarro gesto: ignoti. Il legale delle eccentriche signore, infatti, interpellato in merito, si è semplicemente limitato a pagare le spese dell’idraulico, trincerandosi quanto al resto dietro un secco no comment.
Orbene però, in tutto questo bailamme un altro ignoto fortunello – un assai poco schizzinoso e molto, molto intraprendente avventore di un bar, recatosi alla toilette appena subito dopo la visita delle misteriose scialacquatrici – è riuscito a ripescare dal water delle mazzette integre e le ha portate alla Banca Centrale Elvetica; dove, in assenza di elementi ostativi di alcun tipo, non hanno potuto che cambiargliele, decretando ufficialmente il suo inaspettato ingresso nel novero dei ricconi locali. Pensate se avesse deciso di aspettare per entrare nel bagno degli uomini… o era pieno di soldi anche quello? Chissà. Misteri dell’alta finanza sullo scacchiere internazionale.
E noi, che non c’eravamo, perché eravamo purtroppo da pochi giorni ripartiti? Non volendo sfigurare di fronte a tante grandiose iperboli ed esagerazioni, avevamo già provveduto a far le cose in grande anche noi: e infatti, scacchiere per scacchiere per scacchiere internazionale, ci siamo giocata una bella partita a scacchi giganti, sempre al Parc des Bastions appena fuori le mura, sotto alle statue di Calvino & company. Con tanti saluti alla cara Ginevra!
La redazione di NST ama definirmi un “viaggiatore d’altri tempi”, e non si può dire che abbia tutti i torti: a cinquant’anni suonati, ho fatto in tempo a vedere un bel po’ di mondo com’era, appena prima che si trasformasse in quello di oggi. Questo mio prezioso bagaglio di viaggi “vintage” mi ha aiutato a costruirmi una personale filosofia di viaggio con la quale mi ostino ad interpretare i cambiamenti che sperimento in giro per il pianeta.