Sospesa tra il cielo e il mare, tra il mito di Partenope e la cultura centenaria, Napoli è pronta ad accogliere il turista, sedurlo e farsi largo nel suo cuore. E se è vero che basterebbe il capoluogo a giustificare una visita in Campania, limitarsi ad esplorare la città vorrebbe dire mancare l’appuntamento con un territorio più ampio, fatto di storia millenaria, paesaggi commoventi e delizie gastronomiche. Oggi vi porto con me alle falde del Vesuvio, in una giornata da trascorrere tra un museo insolito, un parco archeologico e un indirizzo cult per gli amanti della pizza.
Il Museo di Pietrarsa
Alzi la mano chi da bambino ha subito il fascino delle locomotive, quando si muovevano a rallentatore sui binari delle piste giocattolo e con l’immaginazione portavano in giro per il mondo, al suon di fischi e stridore di rotaie. Se fate parte della schiera di estimatori di treni e littorine sappiate che c’è un posto incantevole che fa per voi. Si trova a pochi chilometri da Napoli, esattamente a Portici, lì dove il 3 ottobre 1839 venne inaugurata la prima strada ferrata d’Italia. Benvenuti al Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa della Fondazione FS. Inizio con il dire subito che si tratta di un luogo magico per grandi e piccini con la sua location unica adagiata in riva al mare, affacciata sul Golfo partenopeo, con vista sulla città di Napoli, in contemplazione di Capri e Ischia.
Aggiungete un giardino curatissimo con piante provenienti da tutto il mondo e la possibilità di sorseggiare un aperitivo all’ora del tramonto, gustandovi il panorama che vi si para innanzi e capirete perché si tratta di una tappa imperdibile durante un viaggio in Campania.
Ma veniamo alla collezione museale: oltre 55 rotabili storici, collocati negli antichi padiglioni dell’opificio borbonico, dove furono montate le prime locomotive italiane. Questo viaggio nel tempo inizia con il vettore verde e rosso datato 1839, diviso in un vagone di prima classe, due di seconda e un bagagliaio, differenziate tra loro per colore, in modo da indicare al viaggiatore quale fosse la carrozza a lui destinata, dato l’analfabetismo dell’epoca. Nell’enorme padiglione dedicato ai treni a vapore si passano in rassegna i modelli costruiti tra l’800 e il ‘900, prevalentemente neri, per un colpo d’occhio magnifico e imponente. Impossibile non sentirsi piccolissimi dinanzi alle ruote di svariati metri di diametro.
Uscite dal primo padiglione, affacciatevi sul mare e scattate una foto, prima di entrare nella seconda area espositiva. Qui lo sguardo viene catturato dall’eleganza del treno reale, consegnato nel 1929. Sbirciate oltre il finestrino per ammirare il fastoso salone da pranzo con stucchi dorati, soffitto finemente decorato e la tappezzeria di velluto. Sempre in questo spazio espositivo si ammira il treno dedicato alla consegna della posta e quello in lamiera verde adibito al trasporto dei detenuti, con piccole finestre chiuse da griglie al posto dei classici finestroni.
Spostatevi nella “Cattedrale”, così chiamata per la sua struttura con archi a sesto acuto, e incantatevi come bambini dinanzi all’enorme plastico ‘Trecentotreni’ con la sua estensione di 40 mq, attraversate dai trenini elettrici in partenza e in arrivo dalle stazioni di Firenze Santa Maria Novella e Bologna centrale.
Pietrarsa offre anche viaggi peculiari: quello virtuale della mitica Bayard, un’attrazione multimediale in realtà aumentata che riporta in vita la prima locomotiva d’Italia, quello sul trenino su cui salire a bordo per un giro negli spazi esterni del museo.
Come arrivare al Museo di Pietrarsa
Come arrivare al museo? Con il treno da Napoli…ça va sans dire. Meglio ancora se quello storico Pietrarsa Express, a bordo delle carrozze ‘Centoporte’, così dette per le tantissime porte che si aprono sulla fiancata, trainate da una coppia di locomotive elettriche E626 e arredate con i sedili in legno.
Orari e costi Museo di Pietrarsa
Pietrarsa è aperto dal giovedì alla domenica e durante i festivi ma ad orari diversificati. Attenzione quindi a verificare gli orari di apertura prima di intraprendere questo viaggio. Il costo del biglietto è di 9 euro, con tariffe ridotte a 6 euro.
Dove mangiare nei dintorni del museo
Pausa alla pizzeria Salvo – A qualche centinaio di metri, lasciando Portici e arrivando a San Giorgio a Cremano, si trova quella che è a mio avviso una delle migliori pizzerie campane: Salvo. Scoprii questo posto circa 12 anni fa grazie a una recensione sul Venerdì di Repubblica. Negli anni il locale ha subito diversi restyling, trasformandosi in un ambiente elegante e moderno, ma la squisitezza del cibo e l’impeccabile servizio sono quelli di sempre. Si fa presto a dire Margherita ma non qui, dove la scelta è fra bene sette tipologie, da anticipare con un crocchè oppure una frittatina di pasta e patate. Staccatevi dalla tradizione per sperimentare le ‘pizze dal mare’; quella con crema di melanzane e filetti di tonno non vi deluderà.
Il parco archeologico di Ercolano
Una volta terminato il pranzo spostatevi di pochissimi chilometri e proseguite il tour alla scoperta delle meraviglie campane, con la visita al parco archeologico di Ercolano. Forse meno famoso di quello di Pompei ma non meno affascinante, restituisce uno spaccato storico della città distrutta e sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.c. Per certi aspetti questo scavo è addirittura preferibile a quello pompeiano. Alcuni dettagli sono meglio conservati e le dimensioni più contenute dell’area permettono una visita completa in un paio d’ore.
Muovetevi lungo il decumano massimo che collega la parte orientale della città a quella occidentale, dove si trova il Foro cittadino, e fermatevi a immaginare i tendaggi alla cui ombra si svolgeva il mercato. Aggiratevi fra le botteghe artigiane, le fontane pubbliche posizionate agli incroci delle strade, entrate nelle case romane con portici e triclini per comprendere la vita dell’epoca e il momento in cui tutto si fermò, congelato nel tempo sotto il fango vulcanico e una coltre piroclastica di 20 metri di spessore.
È a dir poco eccezionale lo stato di conservazione delle Terme Suburbane, con il suggestivo atrio d’ingresso e il sistema di riscaldamento dell’acqua, con caldaia in bronzo al centro della vasca. Unico al mondo il patrimonio di oggetti in legno, che va dai serramenti agli arredi che, seppure carbonizzati, ancora conservano la forma originaria e le decorazioni intagliate.
Lasciatevi guidare dal mito di Ercole, a cui è attribuita la fondazione della città, fino ad arrivare alla sede degli Augustali, dove ammirare la rappresentazione di Ercole nell’Olimpo e quella della lotta fra Ercole e Acheloo. Vietato lasciare il sito museale senza aver visitato la Casa Sannitica, quasi del tutto intatta, e la Casa del Tramezzo, chiamata così per la porta di legno perfettamente conservata, seppur carbonizzata.
Concludete il vostro tour storico alle Fornici, ambienti a volta che davano sulla spiaggia, dove sono stati trovati i corpi di circa 300 persone e un’imbarcazione con cui gli antichi romani cercarono la salvezza via mare, senza tuttavia trovarla.
Biglietti per il parco archeologico di Ercolano
Il biglietto intero cosa 13 euro, per i ragazzi fino ai 25 anni di età solo 2 euro ma, se progettate la visita la prima domenica del mese, l’ingresso è gratuito per tutti.
Impiegata nella Pubblica Amministrazione per caso e viaggiatrice per vocazione, ogni volta che posso fuggo dove il mio cuore è felice: che sia un borgo italiano, una spiaggia esotica oppure una metropoli cosmopolita, poco importa! Affascinata dalle culture diverse dalla mia e facile alla commozione dinanzi a un tramonto, sogno di visitare almeno 50 nazioni entro i 50 anni.