Era il 1988 e Berlino, ancora divisa tra est e ovest, era stata designata capitale culturale d’Europa. I più importanti cineasti europei si riunirono per dare vita a un evento epocale, gli European Film Awards – noti come Premio Felix fino al 1997 – nati per celebrare l’indipendenza culturale e artistica di tutti i popoli europei e le radici comuni alla base del loro progresso. Non si trattava della solita passerella di stelline e soubrette. Era una dichiarazione di intenti a cui tutti erano invitati a partecipare, contro le divisioni, gli scontri e l’oppressione.
L’evento ebbe luogo nell’elegante Theater des Westens e fu trasmesso in 18 paesi dell’Est e Ovest Europa. Il compositore italiano Giorgio Moroder scrisse una musica apposta per l’occasione, poi suonata dall’orchestra diretta dal tedesco-orientale Günther Fischer all’apertura della cerimonia. I presentatori, le star della televisione tedesca Desirér Nosbusch e Jan Niklas, diedero il benvenuto al pubblico con un medley di colonne sonore cinematografiche di opere europee, come Un chien andalou, La corazzata Potemkin e La strada. Ventisette paesi europei contribuirono con il meglio della loro produzione cinematografica per sottoporlo al vaglio di una giuria internazionale presieduta dall’attrice francese Isabelle Huppert.
Il primo premio della serata fu presentato dalla nostra Ornella Muti insieme al collega francese Lambert Wilson. Dopo aver accennato al loro compito in italiano, tedesco e francese, si accordarono per l’inglese e accolsero il regista spagnolo Pedro Almodovar, vincitore con il suo Donne sull’orlo di una crisi di nervi del premio miglior film giovane.
Un altro attore italiano, Michele Placido, presentò in un inglese molto stentato il premio al miglior giovane attore e lo consegnò al piccolo Pelle Hvenegaard di soli dodici anni per il film Pelle alla conquista del mondo. Anche il programma di intrattenimento rappresentò un vero mix della cultura europea, con la partecipazione dello spagnolo Julio Iglesias, il britannico Sade, l’olandese Robert Kreis e l’italiana Milva.
Da allora la cerimonia ha raggiunto altre città europee, tra cui Roma, Bercellona, Londra e Parigi, per tornare ad anni alterni a Berlino. L’edizione di quest’anno, la venticinquesima, si è tenuta a Valletta, sull’isola di Malta, nel prestigioso Centro Conferenze del Mediterraneo. Circa 1100 ospiti si sono dati appuntamento sabato primo dicembre sull’isola per consacrare il meglio del cinema europeo e dichiarare ancora una volta il loro impegno per una cultura libera e condivisa, nel rispetto delle identità locali e nella consapevolezza di un legame europeista.
Diciassette i premi consegnati. Grande vincitore è stato il film Amour (Austria, Francia e Germania), che oltre al premio per il miglior film ha raccolto anche i premi per il miglior regista (l’austriaco Michael Haneke), il miglior attore (Jean-Louis Trintignant) e la miglior attrice (Emmanuelle Riva). Il cinema italiano si è presentato con Cesare non deve morire dei fratelli Taviani, candidato quale miglior film, miglior regista e miglior montaggio, ma si è dovuto accontentare del premio alla carriera per Bernardo Bertolucci.
Non che l’Italia sia estranea alle vittorie agli EFA: per cinque volte in passato il premio per il miglior film è arrivato nel Belpaese, l’ultima volta nel 2008 con Gomorra.
Laureato in Giornalismo, il mio limbo professionale mi ha portato dagli uffici stampa alla carta stampata, per poi approdare al variopinto mondo della comunicazione digitale. Ho vissuto a Verona, Zurigo, Londra, Città del Capo, Mumbai e Casablanca. Odio volare, amo lo jodel e da grande voglio fare l’astronauta.