Il Mistero di Donald C – Normalmente e soprattutto in tempi moderni, siamo abituati ad associare il concetto di viaggio a due comuni e ampiamente accettate categorie di pensiero: la vacanza stagionale e il viaggio sabbatico. Villeggiature estive, settimane bianche e passeggiate per le grandi capitali, in coppia, famiglia o comitiva; oppure lunghi e appassionati viaggi per staccare dalla quotidianità, ritrovare se stessi o vivere più intensamente il mondo, la sua diversità e la sua grandezza. Per un motivo o per un altro, ciascuno di noi sente l’esigenza di muoversi, di esplorare, di scoprire, per qualsiasi ragione o movente.
Eppure la storia ci insegna che un viaggio può essere a volte una rischiosa avventura, una scommessa con se stessi, l’occasione di fare un passo al di là dei propri limiti, un percorso dal quale non si torna più indietro.
Il mistero di Donald C, film diretto da James Marsh, narra le gesta di Donald Crowhurst, un imprenditore britannico che, alle prese con l’imminente fallimento della sua impresa, decise di partecipare alla Golden Globe Race del 1968, nella speranza di vincere il denaro in premio – che gli avrebbe permesso di salvare il suo lavoro e la sua famiglia – e diventare il velista più veloce a circumnavigare il globo in solitaria.
Il lungometraggio segue l’impresa dell’uomo a bordo del suo trimarano Teignmouth Electron. Si susseguono le fasi di una navigazione forse un po’ troppo impavida e pericolosa per Donald, durante la quale emergono la sua impreparazione, la lotta per la sopravvivenza, più volte messa a rischio, e soprattutto il disperato tentativo di mantenere la sanità mentale.
Il tema del viaggio risulta in un certo senso sdoppiato: il viaggio di Crowhurst, che compie la sua folle avventura, e quello della famiglia, sua moglie e i suoi figli, che attende l’uomo a casa col fiato sospeso. Era la fine degli anni ’60 in Gran Bretagna e il tramonto dell’impero aveva portato in auge il fenomeno delle grandi avventure: all’ombra dell’impresa di Francis Chichester – primo uomo a intraprendere una circumnavigazione del globo in solitaria – l’eroismo inglese brillava sulle onde degli oceani e induceva i più coraggiosi a cercare notorietà e merito in queste lunghe, faticose e a volte estreme sfide di navigazione.
Il viaggio del film è dunque un viaggio con diversi e complessi significati, un viaggio intrapreso con istinto d’avventura ma con un pesante senso d’ineluttabilità: nonostante sapesse che avrebbe potuto ritirarsi in qualsiasi momento, Crowhurst ritenne che le conseguenze di un abbandono sarebbero state disastrose per la sua vita e soprattutto quella della sua famiglia. Tanto che, pur di mascherare le difficoltà, mentì più volte sulle coordinate e mancò alcune tappe obbligatorie del percorso.
Il suo vero viaggio fu quello alla scoperta dei suoi limiti e attraverso le sue paure. Aggrappato soltanto all’idea rassicuratrice del traguardo e navigando in un mare lunatico, sconfinato e inaffidabile, Crowhurst vide la sua solidità mentale di uomo affermato e coraggioso frantumarsi in mille pezzi e si confrontò con il demone più malvagio che l’umanità conosca: la solitudine.
Il film è impreziosito da un grande cast: il premio oscar Colin Firth nel ruolo di Donald Crowhurst, Rachel Weisz nel ruolo di Clare, moglie di Donald, Devid Thewlis, Ken Stott e Jonathan Bailey.
Pane per i denti di tutti i viaggiatori, il film sarà nelle sale italiane dal 5 aprile 2018.
Un’ottima occasione per ascoltare il racconto di un uomo che ebbe il coraggio di sfidare se stesso, e per ripensare a quanto il concetto di viaggio e di avventura sia completamente cambiato in cinquant’anni.
“Ho deciso di andare perché se fossi rimasto, non avrei più avuto pace” – Donald Crowhurst
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Fondatore e autore di NonSoloTuristi.it e ThinkingNomads.com.
110 nazioni visitate in 5 continenti. Negli ultimi 6 anni in viaggio per il mondo con mia moglie Felicity e le nostre due bambine. Instagram @viaggiatori