Seduto in poltrona girevole, mi ammiro nello specchio il cranio rasato a zero, lucido e liscio come una palla da biliardo. Sembro lo zio Fester della famiglia Addams.
“Quieres un masaje para refrescar la cabeza?”
Refrescar la cabeza?! Ma mi sta sfottendo? Ridotto così a Barcellona… e adesso che dirò quando torno a casa? Che sono stato dal barbiere di Siviglia? Beh, tanto lontano dalla verità non sono…
Non è la prima volta che sperimento nuove acconciature in viaggio. Mi è sempre sembrato, fatto ovviamente salvo il rispetto di un livello igienico opportuno, un modo veloce ed interessante di entrare in vero contatto con il luogo che vado visitando, di romperne il velo turistico ed autocompiaciuto del quale ci si ammanta ovunque nel mondo in qualità di visitatori, di infilarmi di soppiatto nella loro vita vera di tutti i giorni.
Iniziò ad Amsterdam, da ragazzo, e non proprio dal barbiere. Mi spruzzai in testa una bomboletta spray di tintura fucsia: nessuno badava e me, nella folla giovanile variopinta e bizzarra. Ma poi, sceso dal treno alla fermata del paesino dove alloggiavo, incrociai i bimbi all’uscita della locale scuola elementare: i loro sinceri e sfrenati sghignazzi mi riportarono all’istante alla coscienza il senso del ridicolo che forse avrei fatto bene a non perdere prima. Corsi a farmi una doccia per lavar via il colore, sancendo all’istante la fine della mia breve epopea postpunk-new wave.
Passati gli anni e persi i capelli, non c’è rimasto granché da acconciare, a parte barba e basette. Ed appunto una sbasettatura sui generis ha costituito l’oggetto della mia visita ad una sala di Torshavn, capoluogo delle isole Far Oer, in pieno Nord Atlantico al largo di Scozia, Norvegia e Islanda. Ho chiesto i basettoni come quelli del super eroe mutante Wolverine: non lo conoscevano, e così ho dovuto fargli vedere le foto su internet dell’attore Hugh Jackman. Che è uno strafico palestrato da paura, perciò vi risparmio i sorrisetti ironici quando ho spiegato che desideravo assomigliargli. Quello che mi ha ferito di più è quando hanno detto che secondo loro le basette non bastavano, senza neanche consigliarmi la palestra. Ok, prendo atto di non essere come Wolverine, però i basettoni ci sono riusciti a farmeli uguali. E non mi stavano neanche malissimo, li ho anche portati per qualche settimana, prima che, ricresciuta una rada barba, sfumassero in un effetto sergente Garcìa dei vecchi telefilm di Zorro (e purtroppo al sergente sì che gli assomigliavo davvero).
A Saint John’s, sull’isola di Terranova, Canada orientale, dal barbiere invece ci sono entrato perché all’ingresso c’era quella buffa asta bicolore a strisce spiralate biancorosse che fino ad allora avevo visto soltanto nei fumetti di Paperino. Gliel’ho spiegato, anche se non so davvero a chi possa far piacere sapere che la sua bottega assomiglia a quelle dei fumetti Disney, ma comunque se si è offeso non l’ha dato a vedere.
Ma il salone più bello del mondo sta nel paesino di mio padre, Altavilla Irpina.
Ci ripensavo ultimamente, riattraversando il mercato domenicale di Altavilla, al fatto che mi è sempre sembrato un magnifico esempio di riuscita e felice integrazione multietnica. Non è per fare i soliti complimenti al mio borgo di origine, ma invito anche voi a visitarlo e a dirmi il vostro parere: zingari e macedoni che sorridono agli astanti in totale, rilassata tranquillità, accanto a giovani donne velate che ti servono calme assistite da un vigile padre di famiglia, a stretto contatto con ragazzi pakistani così a loro agio da lasciare incustoditi i banchetti di paccottiglia, mentre giovani badanti rumene strizzate nel vestitino della festa civettano raggianti tra i banchi, mescolate alla folla tatuata e variopinta della gente di paese…
Ancora: i bar pieni di avventori abbigliati all’ultima moda aperitivi inclusi, i negozi aperti senza competizione con gli ambulanti, ferramenta vicino a ferramenta, abbigliamento accanto ad abbigliamento, e tutti soddisfatti, esercenti, clienti, ambulanti, migranti e passeggianti… Poi quando c’è un bel sole è davvero magnifico, il mondo intero ti passa davanti in pace con sé stesso mentre l’aria dei vicoli vibra del profumo del ragù e della carne arrosto. Insomma, mica è tanto difficile, vivere felici tutti insieme. Ma non solo qui, sono sicuro che cose belle così succedono in tutti i paesi del mondo, e allora vi aspetto tutti al mercato di Altavilla, per incominciare a far pratica di un mondo migliore!
Sì, ma che c’entra Altavilla con i barbieri di posti lontani? C’entra eccome, perché ad Altavilla la domenica mattina le botteghe di barbiere sono tutte aperte a curare i clienti venuti apposta dalla campagna per il mercato, ed in modo particolare il barbiere da cui vado io è un personaggio che, in barba (!) alla sua giovanissima età, ha uno stile di accoglienza che è quello cerimonioso dei tempi andati: non ti caccia mai via anche se ti presenti ad orari impossibili, ti fa trovare le riviste per il maschio che vuol stare in forma e piacere alle donne, e lascia che i contadini si spoglino in canottiera per lavarsi e profumarsi bene dopo la rasatura, un po’ come se fossimo in un hammam mediorientale. La piacevole atmosfera di piccola intimità virile che si crea mi trasporta con la mente in un bagno turco di quelli dei film o dell’antichità: un’esperienza sicuramente più preziosa ed unica di quelle che vado ostinatamente ancora a cercarmi in giro per il mondo!
La redazione di NST ama definirmi un “viaggiatore d’altri tempi”, e non si può dire che abbia tutti i torti: a cinquant’anni suonati, ho fatto in tempo a vedere un bel po’ di mondo com’era, appena prima che si trasformasse in quello di oggi. Questo mio prezioso bagaglio di viaggi “vintage” mi ha aiutato a costruirmi una personale filosofia di viaggio con la quale mi ostino ad interpretare i cambiamenti che sperimento in giro per il pianeta.
Con questa cronaca locale divertente e ironica mi hai fatto proprio venir voglia di visitare i “vecchi barbieri” e il paesino di Altavilla.