È passato ormai più di un mese e mi trovo a guardare le fotografie sullo schermo del mio pc. Rivedo i visi delle persone incontrate, poche ad esser sincero. Pianure sconfinate e boschi fitti di betulle. E poi il grande mare del Nord, bello da far paura e più freddo del ghiaccio.
Un elemento naturale crudo, ma avvolgente. Poche persone possono dargli del tu e quei pochi non lo fanno. Viaggio attraverso luoghi magici e selvaggi per noi viaggiatori, difficili e condannevoli per le genti di questi luoghi lontani, talvolta dimenticati dalla storia e dal tempo. Ma bisogna andare con ordine.
È la mattina del 9 novembre e, senza indugiare, varco la porta di casa e me ne vado via. Lontano. Sulle spalle uno zaino di 20 chili ed ai piedi gli scarponi da montagna. E poi pochi vestiti, un paio di libri, musica e soprattutto lo sguardo fisso, lontano.
Ho comprato un biglietto Interrail e così, partito dalla Hauptbahnhof di Berlino, di colpo mi lascio alle spalle molte grandi città; Amburgo, Copenhagen, Goeteborg ed Oslo. Fortunatamente sono solo di passaggio e continuo per la mia strada verso spazi aperti che non conoscono la confusione e lo stress. Dove, nell’alternarsi delle stagioni, antiche tradizioni e valori autentici rappresentano una pietra miliare della vita di contadini, cacciatori e pescatori.
Dopo 3 giorni passanti interamente sui sedili dei treni decido di fermarmi nelle piccola cittadina di Bodø. Un paesino composto da quattro mila anime situato oltre il circolo polare artico.
Cammino per le strade e avverto una sensazione strana. Poi capisco. Sta arrivando l’inverno e con esso il buio. Si avvicina la stagione delle tenebre la quale porta con se tanta tristezza e smorza gli spiriti degli abitanti. A sua volta però può regalare stupendi giochi di luce come l’aurora boreale. Mi raccontano però che quest’ultima è molto vanitosa e si fa desiderare a lungo. Proprio come una donna. Alle volte bisogna essere pazienti e saper aspettare. Purtroppo però la pazienza non è il mio punto forte e, questo spettacolo della natura l’ho potuto ammirare solamente negli occhi di vecchi marinai. Bodø però mi regala i tramonti più belli. Sembra che il cielo debba accendersi e la terra ed il mare bruciare.
Quindi per tre sere consecutive mi reco al porto per assistere a questo spettacolo e rimango li impietrito con il fascino negli occhi, aspettando che il cielo diventi giallo e poi rosa. Questa volta vale la pena aspettare.
Il cammino però continua. I treni non ci sono qui nel Grande Nord e mi sposto in aereo fino a Tromsø. Qui vengo accolto da una fitta nevicata. Mi dicono essere la prima della stagione. La città però conta più di cinquanta mila persone e si mostra grigia, scarna ed industriale. Per questo motivo decido di anticipare la mia partenza. Niente treni e niente aerei. Opto per il traghetto. In realtà mi trovo su di una nave da crociera, il famoso Hurtigruten, ma visti i costi troppo elevati delle cabine decido di dormire sul ponte con il mio sacco a pelo.
Partiamo verso le 17:00 ma è già notte, tutto buio. Vedo solamente le luci delle strade e delle case in lontananza e così penso alla mia casa, ed alle persone che mi vogliono bene. Poi stanchissimo chiudo le palpebre e mi addormento. Senza accorgermene, sono passati diversi giorni dalla mia partenza e mi trovo ora, il 17.11.2011 nel punto più a Nord della terra.
Capo Nord oppure Nordakapp poco importa, chiaramente fa molto freddo, -20°C ma non li sento nemmeno. C’è troppo entusiasmo, troppa emozione. Scatto un sacco di foto, guardo il mare, corro nel nulla e mi sento libero. Ho poco tempo per restare qui perché scenderà nuovamente il buio. Questa volta già verso le 14.30.
Mi spiace dover andar via cosi presto. Quindi riguardo le coordinate 71°10’21’’N che mi rendono orgoglioso di un percorso intrapreso per la necessità di trovarsi da soli nel nulla. Vedere cosa si prova e poi continuare e tornare verso casa. Senza scoprire se stessi oppure cercare un senso nella vita. Semplicemente per la voglia di partire e viaggiare.
Ora torno sul traghetto e vado avanti. Il mio viaggio continua, ma il racconto finisce qui.
Pensi a quella volta che ti trovavi in mezzo al mare, oppure in cima alla montagna. Una verde prateria, distesa di ghiaccio o sabbia. Ricalchi passo dopo passo il percorso. Ti fermi ad osservare paesaggi e persone e animali. La terra, le strade, le case e ancora le persone. Poi riparti, viaggi e ritorni. Ti sei estraniato abbastanza.” Ma quanto è abbastanza?” Non lo sai.