Toronto è una città che va in letargo. Camminando per i marciapiedi a gennaio la si trova un po’ vuota, tranne che per il traffico che prende d’assalto le strade durante le ore di punta. È una popolazione ingombrante e rumorosa, quella che si vede in giro tra le quattro e le sei: minivan, SUV, auto che da noi rientrerebbero nella categoria delle station wagon e che qui sono considerate mere utilitarie. Ma dov’è la gente, i due milioni e mezzo di Torontonians?
Sono nel PATH, il dedalo di centri commerciali e food court che si snoda sotto le torri del Financial District. Camminano veloci per andare a prendere un coffee to-go dal canadesissimo Tim Hortons, corrono a prendere il treno o la metropolitana senza bisogno di salire in superficie, dove fa -15°C e magari nevica.
Il PATH di Toronto si estende per 28 km e permette di muoversi sottoterra dalla stazione ferroviaria principale, Union Station, fino a raggiungere cinque fermate della metropolitana, un paio di grandi magazzini e una cinquantina di edifici occupati quasi interamente da uffici: le grandi società multinazionali di consulenza, le principali banche canadesi, chiunque voglia contare qualcosa nella finanza di questo Paese cerca di trovarsi un posto qui, a sud dell’Eaton Center e a nord di Union Station. Più giù c’è il grande dimenticato dell’inverno cittadino, quel lago Ontario che in downtown è quasi completamente nascosto dai palazzi e dell’assai brutta sopraelevata dell’autostrada.
Sono questi i canadesi che incontri d’inverno, formiche laboriose che si spostano dall’ufficio al bar alla stazione all’auto, tutto senza guardare in su. È per questo, ci hanno raccontato, che qui raramente la gente usa l’ombrello: si sta così poco all’aperto che portarselo dietro è una seccatura non necessaria.
Tra marzo e aprile succede però qualcosa di misterioso, tempo permettendo: Toronto, come un orso che sembrava addormentato, esce dal letargo. In maggio, poi, la stagione del patio è ufficialmente aperta. Spuntano le ciabattine infradito (ci sono ancora solo 15°, ma lo spauracchio del sottozero evidentemente sembra abbastanza lontano), le borse di paglia, si lucidano i barbecue e si sistemano i giardini. D’estate Toronto è di nuovo un formicaio di attività, questa volta all’aperto. C’è ancora gente sottoterra, ma camminano più veloci: ci sono una birra fredda e la grigliata ad aspettarli nella veranda di casa o nel patio di uno degli innumerevoli locali downtown.
È proprio da maggio che finalmente si capisce perché qui spesso negli uffici non si fa pausa pranzo, ma si lavora 9-to-5. Ci sono così tante cose da fare che il solo weekend non sarebbe sufficiente per approfittare di tutto ciò che offrono i dintorni: ogni tipo di sport, concerti gratuiti in piazza, hamburger, gigantesche bevande ghiacciate da sorseggiare al parco, un bagno e tintarella sulle rive del bistrattato lago Ontario. Cercando attentamente si trovano così tanti eventi e fiere di quartiere e mostre e pranzi e musica e fuochi d’artificio che ci vorrebbe un’agenda per tenere il conto, e anche così sarebbe impossibile partecipare a tutto.
Fino a quando durerà? L’estate, dicono, inizia con il Victoria Day, il compleanno della regina Vittoria d’Inghilterra (quest’anno si festeggiava il 21 maggio) e se ne va dopo il Labour Day, il 3 settembre. Meglio approfittarne finché siamo in tempo.
Dal profondo Nord Italia, diretta chissà dove. Viaggio, scrivo, parlo. Ma leggo e ascolto anche, e amo studiare le lingue perché mi irrita non capire le persone. Viaggiare mi piace così tanto che da sei mesi ho una valigia come comodino.