Alle 9.30 siamo già davanti al forte di Junagarth di Bikaner. Siccome l’accesso ai visitatori si apre alle 10, optiamo per una visita al museo a fianco che però, essendo un biglietto a parte, sconsiglio, poiché non vi è nulla di interessante. La visita al forte invece mi sento di consigliarla.
Verso le 11.30 partenza per Jaisalmer (6 ore circa di viaggio). Strada facendo il paesaggio intorno a noi va cambiando, acquistando la caratteristica monotonia dei territori desertici. Ci si ritrova però, quasi all’improvviso, di fronte allo splendore di Jaisalmer, che con la luce del tramonto acquista un fascino incomparabile. Città del deserto e terra di confine, questa città interamente costruita in arenaria gialla, emerge in lontananza come un miraggio.
Anil ci porta a Bara Bagh per visitare i cenotafi della famiglia reale di Jaisalmer, anche queste splendide costruzione di pietra color oro. Ci spostiamo poi in una zona panoramica poco fuori dalla città per ammirare il tramonto sul deserto e sulla città. Raggiungiamo infine il nostro albergo, il Rang Mahal. Dal momento che qui è inclusa anche la cena, liberiamo Anil. Hotel bello e pulito, solo non centrale.
Siamo arrivati al giorno dei resoconti e dei buoni propositi per l’anno che verrà, capodanno appunto. Credo che l’India sia il luogo giusto per fare entrambe le cose.
La giornata inizia alle 9 quando Anil ci porta fino al forte della città. Qui ci aspetta una guida che, per nostra fortuna, parla italiano. Infatti sia Gabri che io ce la caviamo con l’inglese, ma l’inglese parlato dagli indiani richiede, per la traduzione, tutta la nostra concentrazione, per cui siamo contenti di questa parentesi in italiano.
Il giro per la città dura circa 5 ore in cui la nostra guida ci accompagna prima nella parte della città interna alle mura, dopo nella parte esterna alle mura dove si svolge la vera vita di questa città. Il sole dipinge di giallo intenso le pareti del forte e dei meravigliosi haveli che si trovano in ogni angolo della città. Ci inoltriamo nelle vie strette scoprendo incantevoli templi jainisti.
La nostra guida inoltre ci accompagna sulla terrazza di un hotel dalla quale si gode di un panorama mozzafiato.
Terminato il giro nella città fortificata, estendiamo la nostra visita alla porzione di città che si estende fuori dalla cinta muraria. Questa parte meno turistica, ma comunque altrettanto ricca di magnifici haveli, ci permette di avere un contatto più autentico con la popolazione locale.
La nostra guida ci accompagna infine a fare shopping. Quando ci si affida ad una guida locale bisogna tenere in considerazione che si verrà accompagnati nei negozi gestiti da parenti o amici dai quali lui sicuramente percepirà una commissione. E’ nel gioco delle parti ed è sufficiente non acquistare nulla nel caso non si desideri farlo. Non è però stato il nostro caso visto che io mi sono fatta attirare dall’argento per cui questa città è rinomata.
Intorno alle 14.30 la nostra preziosissima guida ci accompagna da Anil il quale ci propone una gita nel deserto del Thar. In mezz’ora di auto circa raggiungiamo questo affollatissimo luogo, base di partenza per escursioni in cammello nel deserto. Come prima cosa ci concediamo un the in un chioschetto con Anil. Solo in un secondo momento il nostro autista ci spiega che questo the è molto indicato per il mal di gola poiché l’infuso contiene anche l’aglio. Superate le prime indecisioni, ed essendo un’esperienza che Gabri non ha mai fatto, decidiamo di fare anche noi l’escursione in cammello per addentrarci meglio nel deserto. Io trovo estremamente rilassante questo giro e mi faccio coccolare dal moto ondeggiante mentre il sole calante diffonde i suoi raggi sulle dune circostanti.
Unica nota stonata è che il posto è davvero troppo affollato. Ci viene spiegato che, essendo l’ultimo giorno dell’anno, molti indiani vengono qui per festeggiare il capodanno e questo spiegherebbe l’affollamento di oggi. Torniamo al nostro hotel inebriati da questa magnifica città. La prenotazione dell’hotel comprendeva obbligatoriamente anche il cenone di capodanno che viene servito nel bellissimo giardino di fronte al palco sul quale, per tutto l’arco della serata, si svolgono spettacoli folkloristici.
La scelta di servire la cena nel giardino è sicuramente molto suggestiva…ma i tre strati di indumenti con i quali ci ricopriamo lasciano intendere che forse si è trattato di una scelta anche un po’ azzardata. Per raccontare della mezzanotte tocca fare un passo indietro e spiegare che, da quando siamo qui, ci siamo abituati ai frequenti “black out indiani”. Infatti, più volte alla giorno, sparisce la corrente e si aspetta fiduciosi che torni. A giudicare dalla reazione assolutamente indifferente degli indiani ogni volta che accade, è chiaro che qui sono assolutamente abituati alla cosa.
Questa parentesi per spiegare che, giunti allo scadere della mezzanotte, uno di questi black out ha oscurato il palco e interrotto la musica. Nel momento in cui è tornata la luce, dopo pochi minuti, intorno a noi le persone brindavano e si scambiavano gli auguri. Sebbene i nostri orologi ancora non segnassero la mezzanotte, abbiamo deciso di adeguarci e di partire anche noi con gli auguri di rito. In questa occasione ho potuto apprezzare lo spirito festaiolo degli indiani che induce famiglie intere, a partire dagli anziani fino ad arrivare ai più piccoli, a gettarsi nelle danze più sfrenate.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.