Da Mulhouse a Saverne in moto passando per Colmar, i Vosgi con il parco naturale regionale dei Ballons des Vosges e la Strada dei vini con i suoi villaggi: quattro giorni alla scoperta di diversi volti dell’Alsazia. L’Alsazia è una regione fantastica per viaggiare in moto, ma anche in auto o bici, grazie a strade che attraversano territori incantevoli, e le città offrono tutta la cultura che si può desiderare.
Abbiamo scelto di avvicinarci a Mulhouse, la nostra prima tappa, provenendo da Lucelle, piccolissimo paese nel punto più meridionale della regione al confine con la Svizzera, percorrendo stradine immerse nella natura passando ai piedi del castello di Ferrette e puntando verso nord su strade sempre più larghe.
Mulhouse è una città molto verde non solo nella sua periferia, ma anche nel suo cuore ha dei meravigliosi parchi e giardini. Il Canal de l’Ill che penetra fino in città è circondato da ampi prati ricchi di impianti sportivi.
Il centro storico piuttosto compatto di Mulhouse è costellato di meravigliosi edifici storici di epoche diverse che testimoniano il suo ricco passato da capitale dell’industria. Anche chi non sapesse di essere in Francia, nella centralissima Place de la Réunion percepirebbe un’atmosfera decisamente francese.
Il tempio di Santo Stefano al suo centro è circondato da edifici dalle facciate colorate particolarmente strette sul lato verso il magnifico municipio e sede del museo storico.
È un susseguirsi di belle case-torri che la luce del tramonto valorizza ancora di più. Vivere questa piazza in occasione della grande festa con musica degli anni ’90 e 2000 con un foltissimo pubblico intorno al palco antistante la chiesa che balla e canta è stata una fortuna, immersi in un’atmosfera molto diversa dalla calma che la pervade, per esempio, la domenica pomeriggio, quando sembra un po’ addormentata.
Spostandosi a fianco dell’incantevole Hotel de Ville, il municipio, ci si trova sotto lo sguardo vigile di Guglielmo Tell, la cui statua è collocata all’angolo dell’omonimo caffè.
Passeggiando lungo la via a lui dedicata si giunge a fianco del Museo di belle arti, innanzi al quale si estende il meraviglioso parco Steinbach, in cui si ergono alberi magnifici e che è molto frequentato da persone di tutte le età.
Anche senza entrare nei musei, la città propone spunti artistici ogni dove ed è possibile visitarla seguendo i diversi percorsi tematici proposti dalla app CIRKWI (per Apple e android, in francese). Dopo averla scaricata è necessario fare l’iscrizione fornendo un indirizzo email che non abbia come estensione .it, perché non viene considerato valido; nessun problema invece con gmail.
Spostandosi in città ci si imbatte ogni dove in murales e varie forme di street art, tanto che CIRKWI propone un percorso dedicato.
La tecnologia fa da padrona a Mulhouse e visitare i musei tematici Cité du train e Cité de l’automobile è un’esperienza coinvolgente e avvincente anche per chi non è poi così appassionato di ferrovia e delle quattro ruote.
Nella Cité du train si ripercorre la storia del treno salendo su vagoni storici che ne mostrano l’evoluzione, o ammirando quelli di rappresentanza di Napoleone III e del presidente della repubblica francese.
Dagli esordi della ferrovia fino al TGV, la visita dura un paio d’ore tra i padiglioni e la parte esterna… magari un po’ di più se si decide di fare il battesimo delle rotaie e provare a guidare la draisina sotto la supervisione di un responsabile. E ottenere il relativo certificato!
La Cité de l’automobile ospita la collezione Schlumpf e con i suoi 25.000 m2 di esposizione è il più grande museo dell’automobile al mondo, con anche un piccolo autodromo esterno.
Se l’ingresso è suggestivo, niente prepara allo spettacolo che si apre all’interno: un immenso padiglione in cui sono ordinatamente esposte ben 700 automobili di tutte le epoche e di tutte le marche. Dai primi esemplari di quattro ruote piuttosto essenziali fino alle straordinarie ultimissime realizzazioni delle marche più acclamate.
Chiunque qui prima o poi si ferma ammaliato dalle forme sinuose di modelli visti solo nei film di Hollywood o in qualche raduno di auto storiche. Non manca inoltre un fornitissimo reparto dedicato alle auto da corsa di tutte le epoche. Alle 11 e alle 15 c’è lo spettacolo in pista che attrae un discreto pubblico.
Noi ci siamo concentrati sull’aspetto della mobilità, ma nelle vicinanze della città c’è l’interessante parco tematico dedicato all’ecologia e per le famiglie il Parco del Piccolo Principe, che ha appena festeggiato il suo quarto anniversario.
Conclusa la nostra prima tappa in Alsazia, lasciamo Mulhouse puntando verso nord-ovest e iniziamo a inoltrarci tra i Vosgi, lungo strade ben disegnate che ci hanno portato fino a Steinmark, punto di arrivo di impianti sciistici e punto panoramico che regala una spettacolare vista a 360 gradi.
È anche un luogo al crocevia di belle strade da percorrere in moto e in bicicletta e qui di persone che scaricano la mountain bike dalla macchina ne abbiamo viste parecchie.
Scendiamo verso la Strada dei vini per raggiungere Colmar, la nostra seconda tappa. Avvicinandosi al centro ci si rende conto che si tratta di una cittadina ricca, il cui centro pullula letteralmente di turisti di ogni nazionalità. Andando a piedi dalla stazione verso il centro si costeggiano edifici e ville incantevoli e molto ben tenute.
Passeggiare tra queste strade è un vero piacere. Avvicinandosi al centro iniziano a fare la loro comparsa gli edifici con architettura a graticcio e le facciate delle case si tingono di colori diversi. Superato il ponte sopra il canale si entra ufficialmente nella Piccola Venezia, una delle innumerevoli presenti in quasi tutte le città con un fiume o un canale.
Colmar è attraversata dal Lauch, canale dal nome tedesco che significa porro. Il corso d’acqua veniva utilizzato per il trasporto delle merci e la leggenda narra che un agricoltore avesse caricato eccessivamente la sua barca, che affondò. Considerando la profondità risibile del canale viene da sorridere, ma questo è quanto.
Lungo il Lauch ci sono alcuni piccoli imbarcaderi dove è possibile salire a bordo di barconi lunghi e stretti dal fondo piatto sospinti dal motore elettrico.
Il tour di 30 minuti costa 6 euro e permette di fare un piccolo giro fin tra la vegetazione nella zona delle ville e, in senso opposto, al Ponte dei tintori. Il colpo d’occhio è veramente bello e anche alcuni dei conduttori delle imbarcazioni sono piuttosto folcloristici.
Chi desidera una gita romantica può optare per noleggiare l’intera barca. I conduttori ovviamente fanno da ciceroni e così si scopre che il colore delle abitazioni dipendeva dalla professione dei proprietari (arancione i panettieri, blu i pescatori, verde gli agricoltori e rosa le prostitute). Vero o no, è una storia carina! E i cuori sulle persiane stavano a indicare la presenza di una fanciulla da maritare.
Attraversando il Ponte dei tintori si raggiunge la zona più centrale della città con la grande vecchia dogana e bellissime case a graticcio. Ristoranti e bistrò non si contano qui, ognuno con il suo aspetto caratteristico, qualcuno con decorazioni un po’ bizzarre, e molti con belle insegne in ferro battuto.
Sul marciapiede ci si può imbattere in un triangolo in metallo sul quale è incisa una stilizzazione della statua della libertà. È l’indicazione per il museo Bartholdi, dedicato all’emblematico artista che realizzò importanti statue erette in diverse città del mondo come, appunto, quella della libertà che troneggia a Ellis Island, fuori New York.
Risalendo la strada principale si giunge alla Collegiata di San Martino che si erge imponente sulle belle case circostanti, talvolta risultato della fusione di diversi stili architettonici. Colmar può essere una vera tentazione per i più golosi in quanto biscottifici e cioccolaterie non si contano! Come del resto i ristoranti.
Il centro è molto vivace anche di sera e, a differenza di altre località, qui si può tranquillamente cenare anche verso le 21. Essendo situata lungo la strada del vino, non stupisce imbattersi nella “Borsa del vino”, dove c’è anche un grande ristorante molto esclusivo.
Saremmo davvero rimasti volentieri più a lungo a Colmar, ma il tempo è tiranno e ritorniamo in sella per percorrere una parte della Strada dei vini d’Alsazia che conduce attraverso infiniti vigneti ben curati e villaggi caratteristici che nella prima quindicina di luglio sono per lo più ancora addormentati. Qua e là il nido di una cicogna fa bella mostra di sé sulla porta di una cittadina e ogni tanto, guardando in alto, si vedono volare questi maestosi uccelli.
Ci addentriamo nuovamente tra i Vosgi per esplorare territori dall’aspetto più montuoso, dove scopriamo la presenza di numerosi parchi avventura che fanno la gioia dei bambini. Di nuovo sulla Strada del vino giungiamo a Barr, dalla piazza municipale incantevole sovrastata da vasti vigneti.
Purtroppo la maggior parte dei locali sono chiusi per ferie o per partita di calcio (si disputa Francia-Belgio), quindi la serata è oltremodo tranquilla e priva dell’atmosfera calorosa che ci saremmo aspettati.
Piazza del municipio di Barr
Vigneti nel centro cittadino
Il panorama di vigneti dei dintorni è maestoso, come anche la strada che ci porta nuovamente all’interno dell’Alsazia e che percorriamo fino a Saverne, nella parte nord, dove i Vosgi digradano dolcemente verso la pianura.
Saverne ha un bel centro storico e un grande castello, la cui imponente struttura si affaccia sul canale Marne-Rhin. Qui il turismo su houseboat è molto diffuso e questa è una via d’acqua molto frequentata dalle houseboat che a poca distanza possono attraccare comodamente per esplorare i dintorni a piedi o in bicicletta. Assistiamo allo spettacolo del superamento della chiusa che ci ha sempre incuriosito ed è davvero interessante.
La vacanza in houseboat ci intriga e forse prima o poi ci cimenteremo anche in quello.
Ora però i nostri quattro giorni di Alsazia sono terminati. Pochi chilometri ci separano dal Reno, che segna il confine con la Germania. Au revoir, Alsace!
Viaggiatrice e sciatrice entusiasta. Traduttrice, interprete, copywriter e travel writer, innamorata della mia professione che mi vede impegnata soprattutto nei campi del turismo e della tutela della natura e dell’ambiente. Curiosa, rispetto le opinioni degli altri anche quando non le condivido. Appassionata di cucina a fasi alterne. Il mio motto: Passion makes the difference!