Il mio viaggio in Nicaragua è iniziato con l’arrivo all’aeroporto di Managua, dalla capitale mi sono subito spostata a un’ora di distanza in una cittadina più a misura d’uomo, sicura ed interessante, Granada.
Il cuore di Granada è costituito dal Parque Central, una piazza acciottolata e circondata da edifici eleganti, accoglienti caffè e poi la maestosa cattedrale dipinta di giallo, ad arricchire la scena ci sono le carrozze che portano i turisti a visitare il centro storico e vecchietti che scambiano qualche parola al riparo sotto agli alberi oppure mentre bevono ad un chiosco.
Nelle vie circostanti palazzi dal fascino coloniale, nobili cortili resistono al tempo e offrono al visitatore un tuffo nel passato in un’epoca ormai tramontata. Calle La Calzada è la via con più concentrazione di ristoranti che propongono varie cucine, posadas, agenzie turistiche. Alla sera è molto movimentata e in gran parte occupata dai tavoli esterni, inizia dalla piazza centrale e conduce fino al malecon, il lungolago.
Granada si presta a essere esplorata a piedi, sbirciando all’interno delle case affacciate sulle vie del centro storico. In ogni salotto non manca l’abuelita, ossia la sedia a dondolo in vimini intrecciato, di produzione locale e una delle icone del paese. Inoltre troverete molte venditrici di frutta fresca e imponenti chiese, tra cui merita di essere nominata la Merced. Salendo sulla torre campanaria si può osservare la città dall’alto, la vista spazia a 360 gradi e al tramonto il sole illumina con una luce calda le facciate colorate degli edifici.
Basta allontanarsi qualche traversa dal Parque Central e la città assume un aspetto molto diverso, più autentico e povero, in strada non ci sono turisti, ma solo nica indaffarati a fare compere al Mercado Municipal, oppure diretti alla stazione dei chicken bus (vecchi scuolabus americani) che si trova in posizione leggermente periferica, un viavai di gente, di merce e tanta confusione. Granada si affaccia sul grande lago Nicaragua, sulle sue acque sorge anche l’isola di Ometepe, costeggiando il lago si arriva al Centro Turistico nella Peninsula de Asese.
Questa zona pur essendo poco lontana dal centro città è quasi incontaminata e rimane appartata. Durante il fine settimana le discoteche fronte lago aprono i battenti ed è facile fare tardi. Serve prudenza per divertirsi da queste parti, ad esempio è consigliato muoversi in taxi con il buio. È una buona idea esplorare l’area di giorno in bicicletta e da qui ci si imbarca anche per il tour a Las Illetas, un arcipelago di piccole isole alcune private e abitate da persone agiate.
All’alba e al tramonto solcando le acque si avvistano numerosi uccelli e scimmie. Granada offre anche attività culturali, inoltre ci sono scuole di spagnolo e un centro massaggi che impiega personale non vedente, ci sono stata e lo consiglio. Per gli amanti dei sigari non può mancare una visita al laboratorio Dona Elba Cigars, si assiste a tutto il processo di lavorazione e si possono acquistare i sigari, sono molto apprezzati quelli al cognac.
Con un autobus locale che rimbombava musica di 30 anni fa, affollato di persone, bagagli e polli ho fiancheggiato le fincas (aziende agricole) fino a raggiungere la Meseta Central. In questa zona ci sono i Pueblos Blancos, minuscoli paesini dove il tempo si è fermato, apparentemente sono privi di interesse in realtà rappresentano il Nicaragua più puro, rurale ed arretrato, la medicina tradizionale dei curanderos è diffusa, i tuk-tuk collegano una località all’altra e i punti panoramici sulle verde Laguna de Apoyo, situata in un cratere vulcanico e circondata da rigogliose foreste.
Masaya è conosciuta per il mercato dell’artigianato e per i quartieri artigiani, io ho perlustrato il Barrio San Juan, popolato da produttori di amache. Dopo aver girato un po’ di laboratori che sono all’interno delle case ne ho scelta una bianca, grande una piazza e mezza, ricamata a mano in macramè, sei chili di amaca che senza timore ho portato con me per tutto il resto del viaggio, fino in Colombia e poi Italia!
Con un’escursione organizzata sono andata mezza giornata al vulcano Masaya sono arrivata in auto fino al piazzale da dove si gode di una vista superba sulla grande gola del cratere, con il calare del buio oltre alle fumarole si vedono le colate di lava incandescente: uno spettacolo inquietante, ricorda molto nell’immaginario collettivo la bocca dell’inferno.
Nel fine settimana dal Parque Central parte il chiva, un specie di autobus diffuso in Centro America decorato e attrezzato con potenti casse che trasmettono musica a tutto volume. Si possono anche consumare bevande a bordo, il giro circolare è durato circa 40 minuti, per gli abitanti è una forma di svago.
Se le spiagge del Pacifico viste in Costa Rica anni fa mi sono piaciute, quelle in Nicaragua mi hanno completamente rapita, sono il ricordo migliore che conservo del paese. San Juan del Sur è il punto di partenza per esplorare la costa sud, il paesino era un villaggio di pescatori, si affaccia su una baia punteggiata da ristoranti e bar, anche le vie alle spalle della riva pullulano di movimentati esercizi pubblici e strutture alberghiere, tutto ruota attorno al turismo, tavole da surf e surfisti in gran quantità. Però non ho trovato San Juan del Sur molto interessante, anzi la definirei la Saint Tropez del Nicaragua per i prezzi applicati e per le persone incontrate, meno genuine rispetto ad altre conosciute prima.
Con autobus locali oppure con le navette organizzate dagli ostelli si raggiungono altre spiagge del litorale. Spesso dalla fermata del bus bisogna camminare anche qualche chilometro per arrivare al mare. Le spiagge sono selvagge, ampie, deserte, il moto impetuoso dell’oceano attira appassionati di surf da ogni paese, passarci delle ore trasmette un senso di libertà.
Dopo qualche giorno ho deciso di lasciare la patinata San juan del Sur per trascorrere un po’ di tempo a El Ostional, piccolissimo pueblo isolato, con qualche casa e una chiesa vicino al confine con il Costa Rica, lo si raggiunge percorrendo chilometri di strada sterrata immersa nella flora. Ho alloggiato al Manta Raya e dalla mia minuscola ma accogliente stanza sentivo le onde del mare, mi hanno cullata ogni sera prima di addormentarmi. Al mattino presto passeggiavo in spiaggia e i pellicani si alzavano in volo sopra la mia testa, mentre al tramonto quando il sole infuocato salutava il giorno, dolcissimi bambini mi tenevano compagnia e scrivevano il mio nome sulla sabbia.
Penso di aver trovato un posto nel mondo che con la sua semplicità mi ha trasmesso molta serenità e pace interiore, ripenso spesso a El Ostional e provo nostalgia. All’ora di pranzo mi recavo all’unico comedor presente, da Blanca. La mamma di Blanca mi preparava amorevolmente qualche piatto frugale, invece nel pomeriggio con uno scassato scuolabus americano dismesso andavo a Playa El Coco, bellissima spiaggia avvolta dalla vegetazione e con splendide ville di stranieri ben inserite nel contesto.
Non molto lontano si trova il Refugio La Flor, importantissimo sito di riproduzione delle tartarughe liuto e olivastre, da luglio a gennaio arrivano talvolta oltre 3000 esemplari assieme per deporre le uova, è l’incredibile arribadas. I paesi del Centro America hanno un fascino che li contraddistingue, sono lambiti a ovest dall’oceano Pacifico e ad est dal mare Caraibico, in uno stesso stato due volti così diversi e come Panama e il Costa Rica visibili anche nella stessa giornata. Colazione fronte oceano e cena nel Caribe, circondati da palme e con musica reggae in sottofondo, trovo questo aspetto molto entusiasmante.
La parte caraibica del Nicaragua è difficile da raggiungere perché la strada è poco agevole. La zona è abitata in buona parte dai garifuna, discendenti africani insediati anche sulla costa orientale del Guatemala, Belize e Honduras. Le remote Islas del Maiz si possono raggiungere con una buona dose di pazienza via terra e poi barca oppure in aeroplanino. Adesso tocca a voi lasciarvi ammaliare dal mare, dai vulcani, dalla natura lussureggiante e dalla ricchezza faunistica dell’America Centrale.
Sono Anna, un’instancabile e insaziabile viaggiatrice convinta che la vita vada vissuta al 100 per cento. Paesi visitati fino adesso oltre 80, ma non ho ancora esaurito l’entusiasmo, l’energia e la curiosità di esplorarne altri, spesso in solitaria.