Reichsparteitagsgelände è un nome complicato che ai più forse non dice niente, ma che appartiene ad uno dei luoghi più famigerati della storia: il centro delle adunate naziste di Norimberga (“area del giorno del partito del Reich”). Grazie all’Ente per il Turismo, all‘Ufficio Turistico di Norimberga, lo scorso luglio ho visitato la capitale della Franconia per un paio di giorni.
Il Reichsparteitagsgelände è un complesso di campi ed edifici molto vasto. Qui non si tenevano solo parate militari: erano previsti anche congressi di partito e manifestazioni collaterali come mostre agricole ed esibizioni sportive. L’area doveva anche servire come accampamento per tutto il personale militare e paramilitare, ed essere equipaggiata per la fornitura di pasti, acqua ed elettricità. Un raduno, che durava circa una settimana, coinvolgeva fino ad un milione di persone. Le adunate dell’era nazista si tennero qui dal 1933 al 1938. Durante quella del 1935 vennero promulgate le famose leggi razziali contro gli ebrei, che portano da allora il nome della città.
Adolf Hitler incaricò l’architetto Albert Speer del piano di costruzione del Reichsparteitagsgelände. Anche se il Reich doveva durare almeno 1000 anni, Speer utilizzò materiale scadente e già solo pochi anni dopo la fine della guerra i segni del tempo cominciarono a manifestarsi. Alcune sue parti furono distrutte durante la guerra o demolite negli anni perché pericolanti, altre sono tutt’ora in piedi ma chiuse al pubblico. Quelle ancora sono in uso sono aperte e visitabili liberamente. Dopo la fine del conflitto il complesso è stato sempre utilizzato in qualche modo: prima dagli occupanti statunitensi per scopi militari, poi dall’amministrazione locale che vi ha organizzato anche concerti ed eventi sportivi. Quest’area rappresenta anche un problema economico, perché una legge tedesca obbliga i vari länder al mantenimento ed al restauro dei monumenti di interesse storico.
Arrivo in una giornata grigia e piovosa con la S-Bahn che mi deposita a poca distanza dalla Zeppelinstraße e dallo Zeppelinfeld. Lo Zeppelinfeld è un po’ il punto focale del Reichsparteitagsgelände. Chiamato così nel 1909, quando vi atterrò uno dei dirigibili progettati dal Conte Zeppelin, il regime nazista vi costruì un’arena circondata da spalti su tre lati, mentre sul quarto troneggiava la Tribuna Zeppelin, detta anche Tribuna di Pietra.
Lascio il tutto per dopo, sperando che la pioggia smetta, e mi dirigo verso il Centro Documentazione, anche detto Dokuzentrum. Per farlo costeggio il Große Dutzendteich, uno dei tre laghi del circondario, una zona ritornata al suo ruolo originale di luogo di svago: lo era già prima dell’ascesa nazista, con parchi, caffè ed anche uno zoo che è stato trasferito a causa dei lavori. Si può correre e passeggiare nel verde, bere una birra e mangiare in uno dei locali adiacenti, ed persino andare in barca. Nel Dokuzentrum è ospitata la mostra permanente chiamata Faszination und Gewalt (“Fascino e Violenza”), che con pannelli, oggetti ed audiovisivi illustra la storia del nazismo.
Sorrido un po’ amaramente nel vedere gli studenti in visita che sciamano per le sale, scherzosi o annoiati ma comunque poco interessati, come spesso accade in un museo. Il Dokuzentrum è ricavato in un’ala della Kongresshalle (“Palazzo Congressi”) che fu costruito per essere sede di riunioni del partito nazista e che si specchia nel Große Dutzendteich. È un edificio impressionante, che rende davvero l’idea di grandezza che il nazismo voleva dare di sé stesso: fatto a forma di ferro di cavallo (modello architettonico derivato dalla Grecia antica e ripetuto in diversi progetti, come nello stesso Zeppelinfeld e nel mai costruito Deutsches Stadion) ricorda nella struttura il Colosseo.
Qui nei pressi parte la Große Straße (“Grande Strada”), una via monumentale lunga 2 chilometri e larga 60 metri. Era stata pensata da Speer come asse di tutto il Reichsparteitagsgelände: giungeva fino al Märzfeld (“Campo di Marzo”), una grande area per manovre e parate militari che però non fu mai completata a causa della guerra. Il nome del campo celebra il ripristino del servizio militare obbligatorio nella Germania nazista (marzo 1935) e probabilmente anche il Campo Marzio dell’antica Roma. In più, la Große Straße era orientata verso il castello e la città vecchia di Norimberga, per simboleggiare il legame con il passato medievale ed i suoi valori.
Per circa un terzo della sua lunghezza la Große Straße segue la riva del Große Dutzendteich, per poi proseguire diritta verso quello che rimane del Märzfeld. Io invece continuo lungo il lago per completarne il giro e ritornare allo Zeppelinfeld ed alla tribuna, mentre la pioggia che ha continuato a cadere fino a questo momento sembra dare un po’ di tregua. Entro quindi nella zona del campo, ed è impressionante vedere che è ancora tutto originale, anche se in decadimento. Le scalinate in pietra, poste ad intervalli regolari tra le torrette che componevano le tribune, sono ormai in rovina ed invase dalla vegetazione. Salgo con attenzione tra ortiche e scalini pericolanti fino a ritrovarmi sui vecchi spalti, che sono ricoperti completamente da erba e piante, e provo ad immaginarmi come poteva essere 80 anni fa con 100’000 persone inneggianti ad Adolf Hitler ed al suo regime. Al centro del campo, i lavori per la corsa automobilistica riportano però alla realtà.
Ormai la giornata volge al termine e mi dirigo verso la Zeppelintribüne, separata dal campo da una strada. Questa tribuna, ispirata all’Altare di Pergamo, era dotata di un imponente colonnato che nel 1967 fu demolito perché ritenuto pericolante. Al suo centro si trova il podio da cui il Führer ed i suoi gerarchi pronunciavano i loro discorsi. Al podio si giungeva attraverso una passaggio interno che si apre nella parte posteriore della tribuna, sulla Zeppelinstraße da cui sono arrivato. Questo ambiente, molto interessante a causa di fregi e arredi, è chiuso per inagibilità ma viene aperto una volta l’anno per una visita guidata (che va sempre esaurita già su prenotazione). Le gradinate esterne, podio compreso, sono completamente accessibili al pubblico. Forse questo luogo è la parte che più rappresenta l’intero complesso ed i suoi scopi, ed ispira sentimenti strani e contrastanti. Vedere quelle tribune ora vuote, con i segni del progressivo sgretolamento della pietra, rende pienamente il senso di una megalomane grandezza ricercata a spese di una tragedia mondiale. Grandezza che è durata solamente un attimo e che è miseramente fallita.
Come arrivare
Raggiungere il Reichsparteitagsgelände è facile, perché si trova nella stessa zone dello stadio del calcio (Frankenstadion) e di quello del ghiaccio (Eisarena). Si può raggiungere con la metropolitana di superficie (S-Bahn, linea S2 direzione Altdorf, fermata Frankenstadion), con quella sotterranea (U-Bahn, linea U1, fermata Bauerfeindstraße), e con il tram (linee 6 e 9, fermate Dokuzentrum e Dutzendteich).
Classe 1967, amo soprattutto la natura, la fotografia e gli aquiloni. Dopo una vita passata a fare tutt’altro, scopro la bellezza dei viaggi come conoscenza di cose e persone nuove e non solo come svago. Fotografo per passione, quando possibile uso le immagini al posto delle parole per descrivere situazioni e stati d’animo.
Ottimo articolo sotto tutti i punti di vista. Credevo si trattasse di un museo vero e proprio, invece è qualcosa di più. A proposito di aquiloni, mio padre istituì la Sagra degli aquiloni nel 1966 (lei era ancora nel mondo delle idee) a Badia Polesine (Rovigo) e la organizzammo da casa nostra scrivendo a tutti i grandi della terra: il Papa, la regina Elisabetta, re Hussein di Giordania e non ricordo chi altri. Era una festa che si teneva e si tiene in riva all’Adige.
Complimenti anche per come scrive.