Con tre settimane a disposizione la scelta è davvero ampia: Nepal, Vietnam, Cambogia, Laos, Thailandia, Myanmar?
Devo fare una premessa: sono innamorata dell’Asia, dei suoi mercati pieni di colori e profumi, dei suoni incessanti dei motorini o delle voci dei venditori ambulanti che affollano le sue strade, della sua religiosità, del suo caos, della sua imperfezione. Ogni volta che prendo un atlante in mano, è lì che il mio sguardo cade, sul sud-est asiatico. Dopo la Malesia, l’Indonesia e Singapore, decido che è arrivato il momento del Myanmar.
Il paese più povero della regione, a causa di una durissima dittatura militare e un conseguente isolazionismo applicato dall’occidente per 50 anni, è oggi un’economia molto arretrata, popolata da più di 50 milioni di persone di cui la maggior parte vive tuttora in condizioni di grande povertà. E la povertà è visibile e tangibile ovunque: lungo le strade, sui mezzi di trasporto, nei luoghi di culto.
Dopo molti anni di dittatura militare, gli abitanti di questo grande paese intravedono una flebile luce: grazie all’esempio di San Suu Kyi, una donna dall’estremo coraggio e una determinazione smisurata, vincitrice nel 1991 del premio nobel per la pace, il paese si sta trasformando lentamente in una democrazia. Le sanzioni economiche sono state revocate da qualche anno e così i primi turisti hanno iniziato a mettere piede su questa terra ancora così autentica e inviolata dal quel turismo di massa che sta invece pian piano investendo i paesi vicini.
Ecco perchè la mia scelta ricade sul Myanmar, un paese ancora così genuino ma allo stesso tempo ancora così problematico. Gli abitanti dell’ex Birmania sono talmente ancora poco abituati a ricevere stranieri che spesso mi sento osservata e scrutata e non è raro che mi venga chiesto di mettermi in posa per essere immortalata in qualche loro fotografia. A tratti, devo ammetterlo, mi sento una star.
Non tutte le zone del Myanmar sono tuttavia accessibili ai turisti: esistono ancora degli sporadici e incontrollati scontri tra gruppi armati delle diverse etnie o tra ribelli ed esercito governativo. Fino a poche settimane prima del mio arrivo, ad esempio, la zona nord dello stato Shan era appunto chiusa a causa di uno scontro armato. Non ho paura di visitare queste zone anche se effettivamente i ribelli si nascondono tra queste montagne e ho anche modo di vederli: giovanissimi, con grossi fucili in mano, che si approvvigionano presso i piccoli villaggi di contadini sparsi tra la boscaglia. Per i turisti non c’è tuttavia alcun pericolo e infatti c’è chi addirittura riesce a farsi scattare una foto con loro con un grosso mitragliatore in mano.
Anche se alcune zone del paese sono ancora proibite, in 28 giorni di permesso turistico è già possibile farsi un’idea della cultura, della storia e della religione della sua popolazione. La vita degli abitanti di questo paese tempestato da pagode, templi e monasteri, è evidentemente permeata dal pensiero Buddhista. Non è raro avvistare monaci o suore dalla testa rasata e i piedi scalzi chiedere l’elemosina tra i banchi del mercato, oppure scorgere fedeli recarsi al tempio con una foglia d’oro in mano per apporla alla statua del Buddha come offerta: apparentemente un netto contrasto con la vita di rinuncia non solo dei monaci ma dell’intera popolazione, l’oro è considerato una manifestazione della grandezza del Buddha, nonchè un catalizzatore della luce interiore della consapevolezza.
Più che per i suoi seppur meravigliosi tramonti visti dall’estremità delle sue infinite pagode, per il suo cibo a base di riso e verdure freschissime, per i suoi mercati brulicanti di persone, odori e colori, quello che mi ha colpito di questo incredibile paese, ancora così arretrato e consumato da conflitti interni, è la sua gente… Nonostante le numerose difficoltà e le condizioni precarie in cui vive, non perde l’occasione per darti il benvenuto con un caloroso mingalabar e per sorriderti… Sempre.
Foto copertina by Eug3nio
Da anni viaggio instancabilmente appena il lavoro me lo consente. Una passione che si abbina a un altro grande amore, quello per la fotografia. Il mio sogno? Poter vivere di questo. Al momento mi limito a raccontare ogni mia esperienza a chi come me è curioso e in cerca di nuove avventure, conoscenze, culture.
Ciao Federica, complimenti per il post.
Posso approfittare per farti alcune domande? anch’io vorrei visitare questa terra splendida, ma vorrei farlo in economia e potrei anche essere sola, tu come hai viaggiato? qualche consiglio?
grazie
Sandra
Ciao Sandra!!io ho viaggiato sola e in economia..non avevo prenotato nulla se non le prime 2 notti a Yangon.il Myanmar è un paese fantastico,viaggiare da sola non è assolutamente un problema,anzi.Io mi sono spostata con i mezzi locali (no aerei) che costano poco ma che impiegano molto tempo.Ho sempre dormito in ostello e mi sono sempre trovata bene.Zaino in spalla,ho conosciuto un sacco di gente che come me viaggiava da sola e con cui ho condiviso parti del mio viaggio!se hai altre curiosità chiedimi pure!!ciao!
Ciao andrò a Natale. Ho preso contatti con un driver. Se vuoi chiedi pure