‘’Gli irlandesi sono violenti e sempre ubriachi’’.
‘’Gli italiani sono tutti mafiosi, parlano a voce alta, gesticolano troppo e pensano solo alla cucina’’.
‘’Credo che i francesi siano molto presuntuosi e molto pigri, non conoscono le lingue straniere e sono poco ospitali, sono nazionalisti e pensano sempre di essere migliori in tutto’’.
‘’I russi pensano solo agli orsi e a incastrare matrioske, sono corrotti o forse un po’ troppo comunisti e sono perennemente sotto effetto della vodka’’
Queste parole vi ricordano qualcosa? Si tratta di frasi tutte riconducibili al razzismo, ma da dove viene questo assurdo e pericoloso fenomeno?
Da dove viene il razzismo?
Credo che il razzismo si possa connettere all’etnocentrismo: quell’atteggiamento per il quale si da centralità alla propria cultura, considerando le altre inferiori o meno importanti rispetto alla propria.
‘’Guardare al mondo, escludendo la possibilità che esistano forme di cultura altrettanto degne di rispetto quanto la nostra è un atteggiamento che, se prolungato nel tempo e consolidato, rischia di divenire una terribile arma contro l’altro. In altri termini l’etnocentrismo è l’anticamera della xenofobia e, nel peggiore dei casi, del razzismo’’ (M. Aime, Cultura).
Siamo soliti vedere episodi razzisti evidenti, come quello di George Floyd che viene soffocato dal ginocchio di un poliziotto americano, ma il razzismo si cela anche dietro atti e parole apparentemente banali.
Nel concetto di razzismo, infatti, non rientrano solo forme di violenza fisica o verbale: siamo razzisti quando pronunciamo frasi come ‘’gli immigrati ci rubano il lavoro’’, c’è del razzismo quando vediamo una persona di colore in un supermercato e diamo per scontato che faccia il magazziniere o il commesso lì e, per concludere, siamo razzisti quando ci dimostriamo intolleranti verso gli stranieri nel nostro paese, perché pensiamo che possano contaminare la nostra cultura o provocarne una scomparsa totale.
Il razzismo fa parte della nostra vita dunque: si muove indisturbato in termini che escono dalla nostra bocca tutti i giorni e che sentiamo tutti i giorni, si nasconde in schemi di pensiero che ci sembrano normali, diventando così comune e continuo che non riusciamo più neanche a distinguerlo.
Ma esistono dei metodi efficaci per abbattere razzismo, pregiudizi ed etnocentrismo?
Per fortuna esistono e uno di questi è proprio il turismo.
Pascal afferma che l’uomo non è capace ‘’di starsene nella sua stanza da solo’’, eppure è proprio questa nostra smania di muoverci che può renderci persone migliori.
Viaggiare ci conduce alla scoperta di nuove realtà diverse dalla nostra, rendendoci più empatici e più aperti verso le altre culture. Dire che siamo tutti diversi non è razzista, perché non possiamo negare l’evidenza: è vero che nel mondo esiste una pluralità di sfumature, ciò che è sbagliato è considerare il diverso come inferiore, ma il viaggio ci aiuta a conoscere tutti i colori del nostro mondo, permettendoci di comprendere meglio che la parola ‘’diversità’’ non può essere usata come sinonimo di ‘’inferiorità’’.
Il turismo per contrastare il razzismo
In quest’ottica il turismo sembra davvero una potente cura capace di contrastare il razzismo, non a caso, antropologi e sociologi, utilizzano un metodo per studiare l’altro che consiste nell’ osservare le realtà ed effettuare una full immersion nei paesi oggetto di studio.
Fu l’antropologo Malinowski a capire l’importanza di permanere in un luogo il più possibile, per entrare meglio in contatto con la lingua e le usanze che caratterizzano una meta e un popolo. Il viaggio, la permanenza e l’osservazione partecipata consentono di far propri i modi di vivere, le opinioni e i ragionamenti dell’altro, di «afferrare il punto di vista dei soggetti osservati, nell’interezza delle loro relazioni quotidiane, per comprendere la loro visione del mondo» (Malinowski; 1922).
Viaggiare il più possibile
Scritto ciò, vi invito a viaggiare il più possibile e a permanere in un luogo il tempo necessario per assorbirne bene tutta la sua arte e tutta la sua cultura.
Il turismo vi farà capire che non esiste solo la vostra città nel mondo, rendendovi quindi più tolleranti e cancellando ogni forma di pregiudizio dalla vostra mente.
Viaggiate! Viaggiate per estendere le vostre prospettive. Viaggiate per soddisfare il vostro desiderio di conoscenza. Viaggiate perché, al di fuori della vostra residenza, ci sono luoghi inesplorati che possono arricchirvi. Viaggiate per scoprire che è davvero possibile diventare cittadini del mondo.
Per oggi è tutto.
Saluti, buona fortuna e buon viaggio!
Sono Tina Salatino, cosentina laureata con lode in scienze turistiche presso l’Università della Calabria, ho 25 anni e sono appassionata di arte, moda e turismo.