Quanta bellezza la città di Roma sia in grado di regalare al visitatore è un dato certo, ma un museo tra i molti presenti in città, è uno scrigno talmente prezioso da far impallidire tutti gli altri. Quale? La straordinaria Galleria Borghese.
La sua storia inizia con il cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, il quale volle far realizzare all’architetto Flaminio Ponzio, all’inizio del 1600, un “contenitore” perfetto in cui esporre la sbalorditiva collezione di opere d’arte della potente famiglia. Ecco quindi che all’interno dell’immenso parco, ancora oggi uno dei più amati dell’intera città, fu costruita questa piccola ma elegante residenza, che in poco tempo e grazie a Scipione diventò un vero e proprio punto di riferimento per studiosi, appassionati ed intellettuali, un museo a tutti gli effetti. Attento estimatore d’arte, dotato di una grande sensibilità, Scipione unì alla serie di opere del mondo greco e romano della collezione archeologica, gruppi scultorei sensazionali e i lavori dei più grandi artisti dell’intera storia dell’arte mondiale, i più antichi ma anche e soprattutto quelli a lui contemporanei.
Anche se il nucleo più importante delle opere oggi esposte a Galleria Borghese risale principalmente al cardinale, notevoli furono le aggiunte effettuate nei tre secoli successivi e riferibili agli altri membri della famiglia, nonostante qualche perdita ragguardevole, come per esempio gran parte della collezione archeologica, oggi nel Fondo Borghese al Museo del Louvre, venduta a Napoleone,.
Scipione decise di avere nella propria residenza tutte le espressioni di arte antica, rinascimentale e contemporanea, atte a rievocare una nuova età dell’oro. Spesso decise di acquistare opere di artisti differenti che però affrontassero tutte un tema comune, questo per poter meglio analizzare le differenze tra gli artisti nell’approccio e nella mano di resa: straordinario è che ancora oggi, in alcune sale, come le opere rispecchino ancora esattamente l’esposizione scelta e studiata dallo stesso Borghese.
Come cardinal nepote, potere e ricchezza certo abbondavano e in alcuni casi fondamentale fu l’aiuto dello zio papa: nel 1607 il pontefice assegnò a Scipione ben 107 dipinti confiscati al Cavalier d’Arpino, mentre nell’anno successivo vi fu l’asportazione clandestina dalla chiesa di San Francesco a Perugia della Deposizione di Raffaello!
Talmente amanti dell’arte e della bellezza, i Borghese riuscirono quindi a radunare in un unico luogo opere d’arte dal valore inestimabile, come per esempio l’Amor Sacro e Amor Profano o con Venere che benda Amore di Tiziano, La Caccia di Diana del Domenichino, le Veneri di Cranach e Brescianino, oltre ovviamente alle opere più celebri forse di tutta la Galleria, cioè le sei tele del Caravaggio, grazie alle quali è possibile ripercorre tutta la vita pittorica – ma non solo – del grande artista: dalle realizzazioni giovanili (Ragazzo con il cesto di frutta e il Bacchino Malato), a quelle di età più matura (San Girolamo in atto di scrivere, la Madonna dei Palafrenieri), fino alle ultime realizzazioni (San Giovannino e Davide con la testa di Golia).
Ma quando si parla di Galleria Borghese impossibile è non pensare ai grandiosi gruppi scultorei di Gian Lorenzo Bernini, particolarmente amato da Scipione, tanto da sceglierlo appena ventenne per la realizzazione di alcune opere divenute le più note dell’artista. Quali? Il passionale gruppo di Pluto e Proserpina o la scultura del David, che rivoluzionò completamente la posa classica dell’eroe, adottata da Michelangelo o Donatello: un eroe più umano, con il volto piegato e segnato dalla fatica nel quale è possibile ritrovare il giovane volto del Bernini. E si racconta che ad aiutare l’artista nell’autoritratto fu il cardinale Barberini (futuro papa Urbano VIII), il quale resse per ore ed ore lo specchio in cui Bernini poteva osservarsi nello sforzo di plasmare il marmo.
Imperdibili sono poi certamente il gruppo di Enea e Anchise, i doppi busti di Scipione ed il gruppo di Apollo e Dafne, talmente passionale da aver fatto suggerire al cardinale Maffeo Barberini (sì, ancora lui!) il distico morale in latino inciso nella base dell’opera: “chi ama seguire le fuggenti forme dei divertimenti, alla fine si trova foglie e bacche amare nella mano”.
L’ultima opera tutta da ammirare è l’altro indiscusso gioiello artistico del Museo: il ritratto di Paolina Borghese, sapientemente modellato nel bianco e candido marmo da Antonio Canova per volere di Camillo Borghese, questa volta nei primi anni del 1800. Ritratta come la “Venere Vincitrice” del Giudizio di Paride, con tanto di pomo in mano, nuda ed adagiata su un soffice divano, l’opera destò non poco scandalo, perché era un fatto eccezionale per l’epoca ritrarre senza veli un personaggio di alto rango! Ma fu qualcosa di necessario per il Canova che volle effettivamente realizzare proprio con questa opera la metamorfosi della persona storica in divinità antica, in un atteggiamento di classica quiete e nobile semplicità.
E una sorpresa ulteriore si cela proprio nel supporto ligneo dalla scultura, il quale ospita al suo interno un meccanismo che fa ruotare la scultura: è la scultura ad essere in movimento, mentre l’osservatore, fermo, viene impressionato dalle immagini sfuggenti da tutti i lati. Oggi non è più azionato, ma girare intorno alle opere non costa fatica e regala al visitatore la possibilità di ammirare tanti piccoli dettagli dal gusto ancor più prezioso e unico!
Foto di copertina: David Macchi
L’Associazione Culturale “L’Asino d’Oro” nasce nel 2013 e organizza visite guidate e passeggiate per adulti e bambini alla scoperta di Roma e del Lazio.