Il mio viaggio in Salento nel periodo prenatalizio

Un gradito ritorno nel Salento in occasione del periodo prenatalizio per riscoprire il fascino di questo luogo nelle sue molteplici sfaccettature.

Ci accoglie un tepore primaverile, trasmettendoci il ritrovato calore di una terra che ci era rimasta nel cuore, fra distese di ulivi secolari contornati da erba verde, punteggiata di fiorellini gialli, cactus ricolmi di fichi d’India policromi, casette bianche squadrate, contesto di un  surreale presepe contemporaneo.

Un breve ma intenso viaggio multisensoriale fra i sapori della cucina salentina tipica o rivisitata in chiave gourmet, attraversando le distese paesaggistiche inondate di sole e di effluvi mediterranei.

Lo sguardo si perde avido fra i preziosi cimeli cha fanno capolino fra gli agglomerati abitativi: pagliare, menhir, dolmen o dimore diroccate di stampo atavico che si connotano come mute presenze a salvaguardia del male dell’oblio e della moderna dimenticanza.

Oltre 250 Km di coste, da una parte bassa e sabbiosa, dall’altra alta e frastagliata, con tantissimi centri abitati che gravitano intorno alla città di Lecce, ricchi di  storia e di tradizioni; la Terra d’Otranto, abitata nell’antichità dai Messapi, è conosciuta come penisola salentina e tacco d’Italia per la sua forma allungata, Santa Maria di Leuca  costituisce il vertice estremo, ed in particolare Punta Ristola che secondo la leggenda separa l’Adriatico dallo Jonio.

Al Salento appartiene anche il punto più est dell’Italia Punta Palascia, nei pressi di Otranto, pregevole località sull’Adriatico, nota come Porta d’Oriente. Di notevole suggestione sono risultati i laghetti di bauxite di Orte che incantano con i forti contrasti dei colori accesi della terra rossa e del verde smeraldo dell’acqua.

Come nostra base di appoggio è stata scelta la località di Tricase, con frequenti puntatine verso Tiggiano per la sagra della pittulata il 7 dicembre, dove una moltitudine di paesani si assiepava nel Palazzo Baronale per gustare le onnipresenti pittule, fritte nell’olio, scoppiettante come l’atmosfera densa di pizzica tamburellante che echeggiava la Notte della taranta, della vicina Melpignano.

Tanti i riferimenti che ci venivano forniti dai nostri pazienti nocchieri, membri dell’Associazione Arches e affiliati, che con coraggio e tenacia si adoperano per promuovere i valori di un patrimonio storico e ambientalistico di straordinario spessore, a guisa di appassionati idealisti rivoluzionari di epoca pre risorgimentale, in un piccolo “mondo antico”. 

Ci venivano dischiusi da Giacomo e Carlo I significati della simbologia celata nei fregi del castello di Corigliano d’Otranto (borgo in cui si parla un dialetto di origine greca, il griko), della cattedrale di Otranto, le leggende che aleggiano intorno al Santuario De Finibus terrae di S. Maria di Leuca.

Marco e Melissa ci hanno incuriositi dal canto loro, con l’impegno culturale profuso a Morciano, mediante la creazione di una biblioteca presso Palazzo Ramirez, a Salve dove è presente un sito con frantoi ipogei, a Torre di Vado, a Barbarano del Capo, nel Santuario di Leuca Piccola, da loro tenuto aperto e valorizzato, con sacrifici encomiabili.

Tanti i personaggi bizzarri  o affascinanti che abbiamo incontrato, in una specie di implicita immersione nella variegata connotazione antropologica che caratterizza l’essenza di questo territorio unico: dai coniugi Mommens Grey, artisti inglesi che si sono stabiliti in una masseria di Spigolizzi perché lì finivano le strade;  Giuseppe Alessio detto “ Re della Mortadella”, salumaio di fiducia dell’attrice Premio Oscar H. Mirrer (altra abitatrice di masserie circostanti con il marito, il  regista americano Taylor E. Hackford)).

“King”è  un buffo giovanotto che elargisce agli avventori bocconi di pane e mortadella con gesti quasi sacrali, lanciando contest su Instgram legati alla sua missione.

Ci siamo catapultati nei segreti della cucina creativa dello chef Ippazio Turco, autore del pluripremiato gelato ai ricci di mare, nell’estro artistico del ceramista Agostino Branca, artefice delle preziose statuette denominate Angeliche.

È stato bello conoscere le doti  gastronomiche di Yole Sammali dell’Associazione “La Rivarola”, impegnata a tenere salda l’identità dell’autentica cucina salentina, con il desiderio di attivare un Home restaurant per poter ricreare l’atmosfera di un desco familiare, nella sua stessa casa, riadattata con travi a vista, caminetto e persino muretti a secco nell’adiacente giardinetto interno.

Enrica ci ha accolti nel suo Bar “Lento” per descriverci le fasi del  progetto di riqualificazione di un’area degradata, avvalendosi di materiali riciclati o di recupero per gestire uno spazio che, oltre ad essere una benefica opportunità di lavoro, costituisce un valido  servizio di aggregazione sociale. Da questa intraprendente ragazza abbiamo gustato liquori biologici alle erbe d’Otranto: al rosmarino, alla salvia,  alla cannella e peperoncino, inglobando le delizie di un Salento da gustare.

Piacevole attività che abbiamo abbondantemente praticato presso le Cantine Menhir di Minervino di Lecce, il ristorante “La Ruia de li Travai” di Patù, i “Fornelli di Teresa” di Tricase e il Food bar” Lemì”, rinomato per l’accostamento di cozze e gin.

Una sorta di sensazione mistica quella trasmessa dalle tante pietanze che abbiamo assaporato, come quella dei  luoghi di devozione disseminati nei tanti paesini che abbiamo attraversato, con statue che protendevano le braccia verso il cielo a invocarne la clemenza, forse per il senso di abbandono ingiustamente patito da questa terra, ricca di fascino persino nel periodo che prelude al Natale.

 

L’auspicio è quello che molti  avvertano il desiderio di accostarsi alle  molteplici suggestioni di un Salento scrigno di tesori di incommensurabile pregio, quasi fosse un ammaliante canto di Sirene da assaporare, evitando di rimanervene eternamente avvinti. 

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