7 giorni di viaggio tra le città imperiali del Marocco

Gli odori non escono più dalle narici, i tramonti infuocati non lasciano gli occhi, il frastuono non abbandona le orecchie: benvenuti in Marocco, terra dura, fascinosa, mistica. Da tempo progettavo un viaggio per le città imperiali del Marocco e qualche tempo fa sono finalmente partita per quei luoghi sognati a lungo. Era come mi aspettavo? No, era di più; amplificato ed eccessivo rispetto a quanto avevo immaginato. 

Casablanca

Si parte da Roma con la Royal Air Maroc. Dopo tre ore di volo atterriamo a Casablanca, una delle città imperiali del Marocco, dove ci attende il van privato che ci accompagnerà in tutti gli spostamenti previsti nei sette giorni a seguire.

Dirò subito che fra le città visitate è senz’altro quella che mi è piaciuta meno di tutte ma una menzione d’onore spetta alla moschea di Hassan II, costruita per un terzo sull’oceano, dalle cui acque sembra emergere il minareto alto ben 240 metri. Le dimensioni sono esagerate, il piazzale antistante può contenere fino a 80.000 persone, le tessere verde cangiante si fanno largo tra quelle chiare dell’edificio religioso, che purtroppo non riusciamo a visitare all’interno per una incomprensione con la nostra guida. Il centro della città non offre molto e ci limitiamo a una passeggiata in un piccolo mercato, un giro turistico sul lungomare, dove la percezione è quella di un’Italia anni ‘50, di trascuratezza e di decadenza. 

Casablanca

Rabat

Dopo il pranzo servito in un locale dal tipico stile arabo, a base di cous cous per alcuni, di tajine per altri, si parte alla volta dell’elegante Rabat, altra città imperiali del Marocco, circondata da chilometriche fortificazioni color ocra. Che qui risieda il Re lo si comprende subito, imboccando gli enormi viali dal verde curatissimo che conducono al palazzo reale dalle dimensioni epiche.

Visitiamo il mausoleo dedicato a Mohammed V, posto su un piazzale affollato di colonne, a cui fa da sfondo la torre di Hassan, minareto di una moschea mai realizzata. Il giro della città prosegue nella kasbah, arroccata su uno sperone roccioso, protetta da possenti mura. Gli edifici in calce bianca, macchiata dal celeste di porte e finestre, salgono e scendono per gli stretti vicoli, riuniti nella terrazza panoramica con affaccio sull’Atlantico.

Ci accomodiamo ai tavolini di un locale, disposti in una piazzetta, affollata da gente del posto e da qualche turista. Ci portano degli enormi vassoi pieni di dolci marocchini, ne scegliamo alcuni, tra cui quelli indimenticabili al cocco e beviamo il tè alla menta bollente (il primo di tanti), servito in stretti bicchieri di vetro, provando a non scottarci le dita. Il segreto è tenerlo con il pollice sul fondo e l’indice sul bordo superiore.

Dopo esserci dissetati c’è ancora il tempo necessario per una visita ai bei giardini di Oudaya, prima di rientrare in hotel per la cena. 

Meknes e Volubilis

La destinazione del giorno seguente è Meknes, i cui monumenti più rilevanti sono purtroppo in fase di restauro. Riusciamo comunque a visitare il Mausoleo di Moulay Ismail, a cui si accede dall’imponente porta Bab Mansour. Attraversiamo una serie di eleganti corti decorate da piastrelle colorate e stucchi elaborati, prima di giungere al cuore del santuario. Togliamo le scarpe, camminiamo sui tappeti, godiamo a pieno del luogo e ascoltiamo dalla nostra guida Serghini la storia centenaria dell’ultima dimora di uno dei sultani più famosi del Marocco, qui sepolto insieme a una delle 500 mogli e degli 800 figli. 

Nei dintorni della città imperiale, in una valle ricca di ulivi e mandorli che a me suggerisce atmosfere siciliane, scopriamo i resti di Volubilis, città romana edificata del III sec. a.c. Non è Pompei (scusate il campanilismo) ma i suoi mosaici, le colonne, l’arco trionfale dedicato all’Imperatore Caracalla meritano di essere conosciuti.

Volubilis

Fez

Siamo di nuovo su strada alla volta di Fez, la capitale spirituale del Marocco, come ci ripete continuamente Serghini a mo’ di mantra e tra le città imperiali del Marocco. La mattina seguente la ammiriamo dapprima in lontananza, da un promontorio antistante il centro della città, poi ci avviciniamo visitando dall’esterno il palazzo reale e alla fine entriamo nel suo cuore pulsante: la medina. Ė di fatto il mercato più grande che abbia mai visto.

palazzo reale Fez

Il mercato di Fez

Attraversiamo le bancarelle del cibo, quelle dei tessuti, degli abiti, degli oggetti in stagno, tra salite e discese, odori che si mescolano, strade strette che si affollano al punto da impedire il passaggio, bambini che inseguono i turisti e si propongono, in cambio di qualche dirham, come traghettatori da un punto all’altro di questo dedalo infinito. Il cielo non si vede, si può solo intuire nei raggi che filtrano dalle tettoie in legno.

L’università e la scuola coranica

Giri l’angolo e trovi una moschea, l’università, la scuola coranica dove ci soffermiamo a lungo per ascoltarne la storia, vivere gli spazi e concederci qualche foto.

Università di Fez
Università di Fez
scuola coranica Fez
Scuola coranica

Concerie di Fez

Si riprende il cammino che ci porta alle concerie con affaccio sui tetti della città. L’odore del pellame è acre, troppo per noi, ma con delle foglie di menta sotto il naso, ci godiamo dall’alto lo spettacolo delle vasche in calce bianca tinte di rosso, giallo e blu.

concerie  Fez

Porta Blu di Fez

Visitiamo una bottega che realizza lampade, specchi e oggetti in argento. Qualcuno fa shopping, qualcun altro si limita ad ammirare la maestria artigiana. Cerchiamo la Porta Blu, non la troviamo ma la troveremo più tardi quello stesso giorno, quando con dei taxi facciamo ritorno nel cuore nevralgico di Fez, alla ricerca di souvenir e di un vaso in ceramica avvistato la mattina, ma non prontamente acquistato…E nemmeno il pomeriggio, quando giungiamo alla bottega troppo tardi per trovarla ancora aperta. 

Porta Blu di Fez

Marrakech

Lascio Fez e le prime note nostalgiche cominciano a riempire il cuore ma stiamo andando a Marrakech, la mia meta (per ogni tour ne ho sempre una). Durante il viaggio di oltre 500 km attraversiamo in quota la piccola Svizzera, verde e lussureggiante, e i paesaggi ruggine del Medio Atlante, nel continuo contrasto tra ricchezza e aridità che è il Marocco.

piazza di Marrakech

Piazza Jemaa El Fna

Alla fine del lungo tragitto eccola lì, Marrakech, di argilla rossa vestita. Dobbiamo fare subito conoscenza, l’indomani sarebbe già troppo tardi. Ci dividiamo in tre taxi e arriviamo alla piazza Jemaa El Fna. Ė quello che avevo immaginato moltiplicato per mille. Sento i suoni dei flauti degli incantatori di serpenti, il ticchettio degli zoccoli dei cavalli, il ritmo concitato dei tamburi, vedo gli ammaestratori di scimmie per la prima volta nella mia vita, il tutto acceso dalle luci della notte. Ė il caos, anzi no, è energia vitale, è elettricità, è l’essenza del Marocco, capace di restituire la complessità di un intero paese in un solo palcoscenico.

Decidiamo di godere di tutto ciò dall’alto, dalla terrazza di un bar dove ci permettono di consumare alcolici (non tutti i locali ne servono) e lo spettacolo è quello delle Mille e una notte. La luna, il minareto illuminato, le musiche e i suoni che si perdono in lontananza.

Marrakech di sera

Palazzo El Bahia

Il giorno seguente visitiamo il Palazzo El Bahia, dove Il verde, il blu, il rosso, il giallo delle ceramiche si compongono e scompongono in forme geometriche sui muri della residenza reale.

Attraversiamo portali in stile moresco che conducono a cortili abitati da fontane, alberi e piante, gazebi in legno intarsiato. Ne resto davvero impressionata. Segue la visita al museo di arte marocchina Dar Si Said, meritevole più per l’edificio in sé che per la collezione ospitata. Il pomeriggio scopriamo il souk, con il suo dedalo di viuzze dove perdersi è inevitabile, come lo è anche ritrovare la strada maestra, guidati dal minareto di Koutoubia

La sera optiamo per un ristorante dove servono carne di dromedario in centro città. Dal terrazzo guardiamo il tramonto e il sole che si spegne sui tetti, ma non prima di averli dipinti di tutte le sfumature dell’arancio e del rosa, mentre il muezzin richiama alla preghiera.

Giardini Majorelle

L’ultimo giorno a Marrakech abbiamo la mattina libera. Non vogliamo lasciare la città senza aver visitato i Giardini Majorelle, progettati dall’artista francese Jacques Majorelle negli anni ‘30 del ‘900 e divenuti negli anni ’60 ‘buen retiro’ di Yves Saint Laurent e del compagno Pierre Bergè, che li definì: “Un’oasi in cui i colori di Matisse si mescolano a quelli della natura”. Ed effettivamente sembra di abitare per qualche ora in un quadro. Gli edifici blu elettrico in stile moresco e Art Decò, oggi museo e boutique, contrastano con il verde dei cactus e delle piante provenienti da tutto il mondo. Qua e là fanno il loro ingresso le fontane e i corsi d’acqua, incontrati seguendo i sentieri color terracotta, puntellati da enormi vasi gialli.

Dopo questa visita siamo pronti per tornare a Casablanca, inizio e fine di un tour in crescendo, dove trascorrere l’ultima sera insieme agli amici appena conosciuti, sorseggiando una bottiglia di Pinot Noir da una vetrata affacciata sull’Oceano Atlantico. 

Consigli utili

Quando andare in Marocco? Il periodo migliore è la primavera, quando la temperatura diurna non supera i 30 gradi mentre la sera si assesta sui 20 gradi. Il tempo è sempre soleggiato.

In proprio o con un tour operator? Io sono partita con Kuda Tour, acquistando un pacchetto comprensivo di voli da e per l’Italia, pernottamenti, spostamenti, guida, mezza pensione in hotel a 4 o 5 stelle e ingresso nei musei. Consigliato!

Documenti necessari. La carta d’identità, seppur valida per l’espatrio, non è sufficiente; occorre il passaporto ma non è richiesto alcun visto.

Spostarsi in città. Girare con i taxi in centro città è molto facile e abbastanza economico. 

Questione soldi. La maggior parte dei locali, ristoranti e negozi non accettano il pagamento con carte di credito, pertanto bisogna sempre avere con sé dei contanti. Si possono cambiare gli euro in dirham direttamente negli hotel, dove viene applicata una piccolissima commissione, oppure negli uffici dislocati nelle città principali.  

Consigli extra

I biglietti per I Giardini Majorelle di Marrakesh possono essere acquistati solo sul sito ufficiale. Fatelo almeno il giorno prima della visita scegliendo l’orario che preferite. Ci sono diverse tipologie di biglietto che comprendono anche la visita al museo di Yves Saint Laurent.

Parola d’ordine: contrattare. Se decidete di comprare qualcosa preparatevi a lunghe contrattazioni ma non avviatele se non siete realmente intenzionati ad acquistare qualcosa. Il venditore di turno potrebbe offendersi e trattarvi in malo modo.

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