Viaggio alla scoperta di Amaseno (Lazio), il borgo e la sua storia

La maggior parte delle volte andiamo alla scoperta di luoghi lontani quando, in realtà, abbiamo la possibilità di girare l’angolo ed immergerci in territori altrettanto piacevoli e sorprendenti. È quello che è successo durante la nostra visita al grazioso borgo medievale di Amaseno, in provincia di Frosinone, nel Lazio.

Il sole si apprestava a tramontare, quando incontriamo i ragazzi dell’Associazione Cultores Artium, che ci hanno accompagnato nella nostra passeggiata e fornito dettagliate spiegazioni sulle origini, le vicende e i personaggi che hanno caratterizzato la storia del borgo.

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Le origini di Amaseno risalgono al Medioevo. Le prime notizie si trovano negli Annales Ceccanenses del XII secolo, quando la città era chiamata Castrum Sancti Laurentii. Secondo alcuni storici, la famiglia De Ceccano, di origine tedesca, scese in Italia con gli eserciti del Re longobardo Astolfo alla conquista delle terre a sud di Roma e si stabilì sulla collina di Ceccano, assumendone il nome. Nel 1298 la città fu sequestrata da Bonifacio VIII; tornò ai De Ceccano con Riccardo Vetulus e nel 1350 passò ai Caetani. Nel secolo successivo, Papa Martino V donò S. Lorenzo – antico nome della città – a Giovanna II di Napoli, che, in seguito, passò il testimone ai prìncipi Colonna di Roma.

Da quel momento cominciò una lunga disputa tra le famiglie Colonna e Caetani, che ha dato origine al fenomeno del brigantaggio. I briganti erano criminali pagati dai signori locali per compiere saccheggi, assassinii e nefandezze di ogni tipo. Città dello Stato Pontificio, dopo l’Unità d’Italia, il nome di S. Lorenzo venne cambiato in Amaseno a causa delle molte omonimie.

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Durante la Seconda Guerra Mondiale per la sua vicinanza a Cassino – città su cui passava la Linea Gustav – fu danneggiata dai bombardamenti e colpita dalle violenze delle truppe marocchine. Sbalorditi dalle numerose vicissitudini che questo piccolo borgo ha dovuto subìre nel corso dei secoli, proseguiamo la nostra visita tra stradine strette e ordinate, mura di cinta e antiche botteghe artigiane. La sensazione è quella di attraversare un vero e proprio museo a cielo aperto.

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Evidente è la simbologia che si può osservare all’interno del centro storico. Numerosi sono i portali scolpiti e le incisioni ascrivibili ai templari, che avevano il compito di proteggere i pellegrini diretti a sud o in Terra Santa – la non lontana Terracina doveva essere un porto d’imbarco.

I simboli che hanno maggiormente attirato la nostra attenzione sono stati tre:

  • Simbolo del Golgota: montagna stilizzata sormontata da una croce, che rappresenta il luogo della Crocifissione – per l’appunto Monte Calvario o Golgota. Esso si ritrova frequentemente lungo le vie di pellegrinaggio.
  • Croce potenziata: croce classica, utilizzata dai cavalieri Templari, che presenta alle estremità tratti orizzontali.
  • Triplice cinta: adottata dai templari, veniva utilizzata per contrassegnare luoghi di particolare sacralità tellurica. È incisa sia in orizzontale che in verticale su muretti e soglie dei gradini delle chiese medievali fino a XIV secolo.
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Un borgo ricco di mistero ed energia, che i ragazzi di Cultores Artium ci hanno fatto conoscere nei minimi dettagli. L’amore e la passione per il proprio territorio permette loro di trasmettere emozioni e sensazioni che la visita individuale non è in grado di dare.

Fermarsi a parlare con gli anziani del posto, sentire le loro storie, le loro esperienze passate, assaggiare i prodotti tipici, partecipare alla festività religiosa più sentita e attesa in paese – quella di San Lorenzo Martire – hanno permesso ad Amaseno di conquistarci completamente e ci hanno fatto capire che la vera ricchezza della nostra terra sta nelle piccole cose, nell’ospitalità delle persone, nei loro sorrisi e nell’impegno di far conoscere località e territori, considerati secondari in termini turistici, ma che non hanno nulla da invidiare alle mete più conosciute.

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