Estate a Caorle spiegata da un caorlotto

Mino Reitano, in una trasmissione della TV nazionale, l’aveva definita davanti a tutta Italia, “la perla dell’Adriatico”. Io invece  preferisco definirla casa mia. Per ventotto anni ci ho vissuto, poi per varie vicissitudini ho levato le ancore e me ne sono andato. Non nascondo che me ne sono andato con una certa soddisfazione visto che ero arrivato a non sopportare la mole di turisti che d’estate ci invadeva, mentre d’inverno eravamo troppo impegnati a girarci i pollici nel dolce far niente.

Credevo di essermi liberato di tutto ciò. Invece mi sono reso conto di come le cose le apprezzi quando non le hai più. La distanza spesso si fa sentire e  sento il bisogno di tornare a Caorle almeno una volta alla settimana, vedere il centro, il campanile, e farmi una passeggiata guardando il mare nella cittadina che amo profondamente.

Non è facile far capire perché tanta gente se ne sia innamorata o perché dopo trent’anni, con tutti i posti da visitare nel mondo, ogni anno si torni sempre nello stesso albergo, negli stessi posti e sempre e solo a Caorle. Sarà un’opinione di parte, ma per me è comunque bellissima e unica nel suo genere. Proverò a spiegarvi (e a farvi vedere) perché.

L’isola di Caorle

Originariamente, in epoca romana, era conosciuta come Caprulae. Pochi lo sanno e se ne rendono conto, ma Caorle è un’isola. Il Livenza e il Lemene ne delimitano le due estremità, occidentale e orientale, mentre il canale Nicesolo li collega. Forse è per questo che i caorlotti – e per favore, non fatevi sentire che li chiamate “caorlesi” – sono così fieri e dispongono di un dialetto che, al di là del ponte che collega Caorle con le altre località, già non si parla più.

Il Duomo e il campanile

Il Duomo di Caorle, composto da tre navate, risale al 1038 e tutt’ora conserva tutto il suo splendore. Caratteristico è il suo campanile, di forma cilindrica, che se osservato dalla diga si nota in leggera pendenza verso il Duomo. È un capolovoro di architettura, se si pensa che ha quasi mille anni e se costruito con questa forma. La loro imponenza si notano specie alla sera, quando si va a passeggiare ai loro piedi, magari mangiando un gelato sotto la luce dei lampioni o ammirandoli dalla diga.

Da qui suggerisco, specie ai romantici, una passeggiata lungomare, magari illuminati dalla luna piena, fino al Santuario della Madonnina dell’Angelo.

Santuario della Madonna dell’Angelo

La storia narra che una statua della Madonna fu ritrovato al largo del Santuario. Era un simulacro di marmo che i pescatori non riuscivano a sollevare. Trascinato a riva dalle barche, ci riuscirono solamente i bambini, i quali lo portarono al Santuario dedicato all’Arcangelo Michele. E non è tutto, in due casi si è addirittura urlato al miracolo. La prima volta durante l’alluvione del 31 dicembre 1727: l’acqua allagò tutto il paese ma non una goccia entrò nel Santuario. L’acqua si fermò come sospesa sulla porta d’ingresso. A delimitarne l’altezza, un croce con una scritta che testimonia il livello dell’inondazione.

Il secondo caso si è verificato qualche mese fa, con tanto di articoli sui giornali e pellegrinaggio di fedeli: su un blocco di marmo dentro la chiesa, era apparsa una macchia di umidità che assomigliava molto al profilo della Madonna. C’è chi ha creduto al miracolo, chi no. Comunque sia, ogni cinque anni si svolge la processione via mare e Caorle rende omaggio alla Madonna con una manifestazione unica: le barche dei pescatori scortano la Caorlina, la barca adibita al trasporto della statua, fino al Santuario dea Madoneta.

Al di là di questo, il Santuario che si affaccia sulla spiaggia di levante è bellissimo, specie se visto durante l’alba sul mare. Pensate che molti giovani terminano la serata qui, a ritmo di chitarra, godendosi il sorgere del sole.

Il centro storico e il porto

Scommetto che se vi facessi vedere una foto di una casa di Venezia e una di Caorle, fatichereste a distinguerle. Alcuni scorci della cittadina ricordano molto il capoluogo veneto. Il centro storico rimanda alla città sulla laguna ed è il cuore pulsante della vita sia giornaliera che nottura del paese.

Immancabile una passeggiata per il Rio Terrà, la via centrale, fino al Duomo e poi tornare indietro magari per la Calle Lunga – o Cae Onga – ammirando i negozi, mangiando il gelato o bere lo spritz dalle sei in poi nei numerosi bar.

In pochi lo sanno ma il Rio Terà, una volta, era una prosecuzione del fiume che si ferma a pochi metri dal centro che dà origine al porto cittadino, sul quale una volta si affacciava la pescheria, sede di contrattazione e vendita di pesce appena pescato dalle numerose imbarcazioni.

Al momento la pescheria non c’è, ma se volete pesce fresco, attendete al pomeriggio e andate dai pescatorti, qualcuno che vi vende un po’ di pesce a buon prezzo, lo trovate.

Le spiagge

Negli ultimi anni l’amministrazione ha investito nel turismo soprattutto per attirare famiglie con bambini.

Oltre agli ombrelloni con lettini e le varie attività in spiaggia, sono stati installate molte aree giochi per bambini.

L’acqua – solitamente molto bella e pulita – accarezza quasi otto chilometri di spiaggia su cui trovare l’angolo ideale per rilassarsi. Potete decidere se recarvi a levante o ponente: a fare da spartiacque , o meglio da spartispiagge in questo caso, la diga e il Santuario.

Dove e cosa mangiare

Ovviamente vi consiglio di gustare qualche piatto a base di pesce. Tra i ristoranti più rinomati troviamo “da Tituta”, che si trova leggermente fuori Caorle, “al Bucintoro” e “all’Anguilla” in centro e a poca distanza l’uno dall’altro, e “al Faro”, situato alla foce del Livenza.

Cosa mangiare: sicuramente pasta alla Busera, oppure alla Scogliera, la prima composta da spaghetti agli scampi, la seconda con un mix di frutti mare.

In alternativa, vi consiglio i canestrelli – o canestrei – oppure una grigliata di mare.

Per chi volesse cambiare totalmente menù e sapori, in centro si trova l’unico ristorante cinese del paese: si chiama Nuova Hong Kong e lo gestisce Sergio, un simpaticissimo ragazzo cinese ormai naturalizzato caorlotto.

Altrimenti, per gli amanti del piccante, c’è la taverna messicana “Dal tramonto all’alba”, poco fuori dal centro.

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