Saragozza è l’unica città che prende il nome da Caesar Augusta, a ricordarci la sua fondazione romana, di cui rimangono interessanti vestigia sparse per tutto il centro.
Ma la visita non può che partire dalla grande piazza in cui sorge la basilica della Vergine del Pilar e la cattedrale.
LA BASILICA DEL PILAR E LA CATTEDRALE
Il nome deriva dalla colonna (pilar) che si trova nella Chiesa sulla quale è sita ora la statua di Maria, e che Lei stessa portò a Saragozza, in modo che sopra di essa si costruisse la prima cappella. Secondo la tradizione, il 2 gennaio del 40 d.C, la Vergine venne in città per incontrare e consolare l’apostolo Giacomo. La costruzione iniziò nel XV secolo, ma venne costantemente rinnovata, sostituendo via via gli edifici e le cappelle precedenti.
Dall’esterno è un’immensa costruzione in cotto con cupole a mosaico colorato in stile arabeggiante, mentre l’interno è tutta un’opulenza barocca in cui lo sguardo si perde e scorre da un altare all’altro, da una cupola ad una cappella. La volta di una di queste ultime ed una delle cupole vennero affrescate da Goya che dopo questo impegno immane si dedicò solo a committenze private.
La cattedrale di Saragozza, a due passi di distanza, (costo dell’ingresso 7 euro) si presenta con un lato ed una torre decorati in stile mudejar, sfavillanti di vetri colorati che si incastonano nei mattoni. L’interno, poi è il trionfo del 600 e 700, in un turbinio di ori, statue lignee di santi e martiri, cappelle intarsiate, altissime volte gotiche; non è importante soffermarsi su ogni particolare, anche perché sarebbe impossibile, ma cogliere la magnificenza del tutto.
Un misto di sacro e profano nell’opulenza degli Aragona che la vollero quasi a simbolo del loro potere, ma che allo stesso tempo, nel profumo degli incensi ed in certe statue dolenti ti racconta una spiritualità ancora molto sentita, come le processioni del Venerdì Santo che si svolgono in Spagna.
Ma non ci si può fermare a questi 2 capolavori, bisogna girare la città e visitare le più di 20 chiese antiche, con portali stupendi, interni finemente decorati, torri medioevali, intarsi di marmi ed alabastri e scoprirle poco a poco.
Io, non utilizzo quasi mai una piantina della città, perché mi piace vagabondare a caso ed imbattermi di volta in volta in qualche scrigno prezioso, poi, se ho bisogno, chiedo alla gente.
Inframezzo così un negozietto che vende vestiti vintage ad un monastero, un caffè in un bel giardino ad un museo, una pasticceria storica ad un oratorio del 1300. Sarà un modo di visitare abbastanza randagio, ma è come piace a me.
IL MUSEO DELLA CROCE DI CRISTALLO
In uno di questi miei vagabondare mi sono imbattuta nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, ora sconsacrata che contiene il Museo della Croce di Cristallo.
Qui ogni Mistero del Rosario viene raffigurato con enormi costruzioni interamente di cristalli dipinti che vanno dal 1700, epoca in cui iniziò questa tradizione con la famosa croce, fino ai giorni d’oggi. Noti una barca di dimensioni reali con a bordo la Vergine incoronata, leoni degli Aragona in vetro grigio ed ancora un baldacchino con la Madonna ornata di gigli in stile Liberty e per finire la ricostruzione del santuario del Pilar grande come una stanza. Mi sentivo come Hugo Cabret nel laboratorio del mago. Entri in un mondo irreale fatto di rimandi di luci e colori, a volte perfino fosforescenti. I 5 euro che paghi per entrare valgono tutti, perché per mezz’ora sei immerso in un mondo caleidoscopico, direi paradisiaco.
I MUSEI
Da non perdere sono i due musei dedicati agli artisti che hanno lavorato a Saragozza: il Museo Goya e il Museo Pablo Gargallo.
Di Goya si è già detto tutto, anche qui troviamo bei ritratti, tra cui quello di Maria Luigia, capolavori raffiguranti feste pagane con un che di demoniaco nei personaggi visti come fantocci ed anche nei ritratti di nobili c’è quel che di sberleffo che caratterizza l’artista. Oltre ai dipinti si visita l’intera collezione di stampe dei Capricci, delle Tauromachie e dei Disastri della Guerra, purtroppo ora più attuali che mai.
Capolavori assoluti di una mente lucidissima ed allo stesso tempo contorta e malinconica, testimone del suo tempo ed insieme eterno.
Le mastodontiche statue di Gargallo, artista locale dei primi del 900, sono sparse un po’ per tutta la città, ma se vuoi conoscere più a fondo la sua poetica devi visitare il museo a lui dedicato con opere che partono da uno stile Liberty,e che poi, dopo un “bagno nella Senna” diventano quasi astratte: volti convessi, linee contorte, ricci di ferro. Tra l’altro il museo è inserito in un palazzo antico che già di per se stesso è un gioiello. A me sono piaciuti molto i bozzetti di cavalli frementi nella loro potenza, quasi pronti alla corsa.
LA CITTA’ ROMANA
Con un biglietto cumulativo del costo di 9 euro e gratuito per gli insegnanti si possono visitare 5 musei tra cui quello di Gargallo, dell’anfiteatro romano e delle antiche terme.
Vale la pena dare un’occhiata, perché è sempre importante capire l’origine di un luogo.
L’anfiteatro è discretamente conservato, anche se inserito in un contesto di palazzoni ed anche le terme sotterranee rivelano la vita di tempi che furono, ma tutta la città, a ben guardare, è cosparsa di rovine romane: là resti del foro, più avanti un pezzo di muro o un arco, basamenti di colonne tra le vie…
IL CASTELLO DEGLI ARAGONA O ALFAJARIN
Appena in periferia e comunque raggiungibile da vari autobus, sorge il castello degli Aragona: un enorme edificio costruito su resti arabi e degli Arabi restano lo stile mudejar negli imponenti portoni, nelle logge, nelle volte. Per accedervi è necessario prenotare, ma è talmente vasto che c’è sempre disponibilità di biglietti (5 euro). Ora è sede del Parlamento Regionale, comunque, ti consentono di visitare tutte le stanze interne, di cui ricordo con stupore i soffitti a cassettoni dipinti, gli stucchi dorati con le pigne e le frecce simbolo della famiglia reale, le immense stanze opulente di ori e marmi, le logge con trine in stucco bianco, il cortile interno ornato da una fontana scrosciante acqua.
E’ circondato da un bel parco dove riposare un attimo dopo la visita, molto fresco e piacevole.
CONCLUSIONE
Direi che in 3 giorni la città si riesce a vedere in tutte le sue vesti con comodità, lasciando spazio per dei sani aperitivi con il buon vino locale, panini al famoso prosciutto e tante tapas, tra l’altro ad un ottimo prezzo, non essendo ancora una città di ampio turismo.
Io consiglio di visitarla ora, non ancora presa d’assalto dal turismo di massa, perché quando la scopriranno i Russi, addio “copa de vino blanco” a 2 euro!!
Nata a Reggio Emilia, città un cui vivo e lavoro. Giro qua e là perché sono curiosa o perché mi annoio. Quando non lavoro, viaggio o mi annoio, sto con i miei 5 cani e una gatta nera.