24 Aprile – il post precedente qui > Research Center Lodge e scimmie pigmee sul Tahuayo: diario di viaggio Amazzonia #5
E’ la prima volta che lo sentiamo, un rombo sordo, una specie di muggito lontano che arriva dalla foresta – andiamo a vedere se riusciamo a trovare le scimmie urlatrici – ci dice Marco comparso all’improvviso sulla porta, in un attimo siamo pronti.
Una nebbia leggera ristagna sul fiume, alle canoe si sente solo la parlata pesante di un americano tutto muscoli, sembra di essere sul set di un film sulla guerra del Vietnam. Tutti in barca ma tutto inutile, le scimmie sono troppo dentro la foresta; quando il muggito cessa, sul fiume cala un silenzio innaturale, l’acqua è nera e immobile, fa paura.
Dopo colazione si va per orchidee su per il Tahuayo, queste almeno non scappano come le scimmie, barca a motore, guida l’indio che ci ha portati alla ricerca delle rane velenose, Marco prima di salire affila il machete sulla pietra che ci siamo portati dal lodge, ecco cos’era: una pietra cote!
Di primo acchito sembra ci sia solo verde intorno al fiume ma è un po’ come andare a funghi, basta sapere cosa si cerca – là, fiori rossi – e la barca si avvicina a destra – là, fiori bianchi – e la barca va a sinistra – più vicino, non riesco a fotografarli bene – i rami mi si sono già infilati nel naso – risponde Gigi spalleggiato da Marco, l’indio alla guida ride.
Un uccello azzurro si invola all’ultimo momento, un lumacone come quelli del mercato di Iquitos è appeso a testa in giù su un ramo, mentre scatto una foto Marco dice di aver visto passare di fianco alla barca un’anguilla elettrica, magari è vero, è presto per le allucinazioni da stanchezza. Di sicuro non è un’allucinazione il tamandua che si muove sicuro tra le frasche incurante di noi prima di arrampicarsi su un albero e nemmeno il grosso rapace, sembra un’aquila, che ci osserva attento prima di spiccare il volo.
Le orchidee non sono vistose ma ce ne sono tante, oltre alle cinque o sei specie di ieri, ce n’è una piccola gialla, altre bianche a forma di stella elegante, splendide sull’acqua nera, una minuscola azzurrina che mi indica l’indio, dei tre pare quello più interessato alla mia ricerca, un’altra e un’altra ancora, comincio a non ricordarmi più quelle che ho già fotografato e quelle no, mi alzo in piedi traballando sul sedile per fotografarne una giallo-rosa su un ramo un po’ più in alto e sento Marco e l’indio ridere, Gigi è sdraiato con la videocamera in mano – son pronto per quando cadi in acqua!
Il primo ad accorgersi è ovviamente il nostro amico indio – là, una scimmia! – non è certo fotogenica, faccia biancastra, testa calva, una folta pelliccia scura e un codone enorme, ci osserva curiosa prima di perdersi tra i rami – è una saki monkey, sembra un giovane – dice Marco – fotografala perché al Centro Ricerche la stanno studiando, forse è una nuova specie. Detto-fatto ma i risultati sono scadenti.
Dove siete stati? – chiedono in mensa – a fotografare orchidee – dove avete trovato queste piccole e gialle? – perché? – sto guidando il gruppo di ragazzi che deve fare la ricerca sulle orchidee, volevo trovare queste gialle, sono rare, dove le avete fotografate? – boh, in su lungo il Tahuayo…
Durante il solito giro per passerelle e pontili mentre tutti fanno la pennichella oltre alle farfalle fotografo una specie di lucertola/iguana crestata, una mantide nera e un gruppo di pipistrelli appesi alle foglie di palma che coprono i pontili.
Oggi niente acquazzone pomeridiano, sole che scotta, a zonzo in canoa cercando l’ombra e, miracolo, incrociamo un pescatore solitario su una barca, la prima che vediamo nei dintorni del Centro. La conversazione con Marco in ispano-peruviano stretto non è comprensibile ma a un certo punto il pescatore solleva un bel pesce gatto verde e giallo, è l’unico, dice, perché con l’acqua alta i pesci escono dal fiume e vanno in giro nella foresta allagata.
Probabilmente è per questo che i tre ragazzi che devono fare la ricerca sui pesci là fuori non hanno pescato niente, niente pesci niente ricerca, non mi sembrano particolarmente sconvolti.
Cresciuto, tanti anni fa, sui romanzi di Kipling, Salgari e Verne, ho ritrovato l’anno scorso su un mio quaderno delle elementari un tema che descriveva un fantastico viaggio in piroga su un fiume nel cuore della giungla indiana. È da lì che evidentemente è nato il mio amore per le culture del sudest asiatico, l’India in primis, e per i fiumi lontani e le foreste oscure a partire dalla mitica Amazzonia.