Neve ovunque, che continua a scendere dalla notte, che si deposita come un manto bianco sui tetti e sulle montagne quasi nascoste dalle nuvole, mi sveglio così a Sankt Johann in Tirolo, ancora più bianco del primo giorno in cui sono tornato in Austria nel periodo invernale.
Esco nel silenzio quasi irreale del mattino, nei suoni ovattati che sembrano assorbire anche le grida dei piccoli sciatori e le risate dei loro genitori che si recano agli impianti di risalita del paese. Oggi però io non metterò gli scii, me ne andrò a 40 minuti di macchina verso ovest, verso il paese di Angerberg. Attorno all’autostrada e a strade secondarie pulite, un mondo di pini e piccoli borghi che spuntano da un mare bianco, mentre la neve continua a fioccare pigramente. Potrei semplicemente viaggiare per ore, con il viso sul finestrino che vede scorrere valli e montagne, paesi e boschi, la magia della neve è già un regalo oggi qui in Tirolo.
Non mi accorgo nemmeno di essere arrivato, in una strada che si perde nell’orizzonte bianco, in un luogo isolato dal nome quasi incantato, “Valle della rosa di Natale”, dove un ragazzo alleva una ventina di husky. Questi cani che assomigliano più al lupo che all’animale addomesticato a cui siamo abituati, hanno gli occhi fieri che ti fissano senza alcun timore, quasi per intimidirti, finché dopo qualche secondo sono lì con la zampa o con il muso a chiederti una coccola. Un miscuglio di potenza e dolcezza animale che si trova a perfetto agio in questa giornata, che pare quella dei loro paesi di origine, molto più a nord. Loro non sono qui solo per coccole, anche se l’esperienza appaga sicuramente anche le persone più insensibili, ma per correre con la slitta, oggi quasi un navigare nel bianco e nel silenzio di questa valle fuori dal mondo.
Qui non ci sono i grandi impianti sciistici delle Alpi di Kitzbühel e chi arriva lo fa per le ciaspolate, per andare in bici, per lo sci di fondo o semplicemente per una passeggiata, come mi spiega la donna che gestisce il ristorante dell’hotel in cui mi fermo per pranzo, lo Schlossblick (“vista sul castello”), un ambiente che incarna lo spirito del luogo. La Valle della rosa di Natale è infatti incentrata sul turismo lento, un’ospitalità che sa trarre le proprie risorse dalla natura, senza stravolgerla, permettendo a chiunque di fermarsi un attimo a respirare, a godere la tranquillità, per rigenerarsi.
Una camminata attraverso un bosco di conifere diventa quindi un passaggio obbligato e felice. I passi sono all’inizio lenti, quasi timorosi, mentre si sprofonda nella neve, mentre tutto diventa incantato, anche un albero spoglio che spunta in una radura, o una casa di legno isolata, finché non appare una altissima torre che svetta come un antico castello, a guardia della valle.
La chiesa di Mariastein, risalente al tardo Medioevo, ha le fattezze di un maniero più che di un luogo di fede, e non è difficile immaginare come potesse colpire il pellegrino che giungeva da lontano. Il percorso non termina certo ai piedi delle robustissime mura, che sembrano fatte più per difendersi da un esercito in carne ed ossa, che dalle insidie del peccato, ma richiede ancora uno sforzo, di 150 gradini che portano verso l’alto, tra stanze incavate nella torre con reliquie e oggetti votivi.
Mi sento però più a mio agio quando torno fuori, a osservare le punte degli alberi che si piegano sotto la neve o il filo di fumo che esce da un camino, eppure, guardando in alto verso il cielo grigio che continua a fioccare, ammiro l’imponenza della torre di questo santuario che ha visto almeno 600 inverni.
Continuo a godermi questo di inverno, così raro e pieno di neve per me, mentre scende la sera e già penso al calore di una sauna. Magari domani metterò gli scii ma te ne parlerò in un prossimo racconto.
Un viandante che scrive di viaggi e di sensazioni. Mi piace scoprire luoghi e progetti, sogni da condividere. Le parole sono mezzi per superare le crisi e creare nuove opportunità. Cerco di essere presente laddove finiscono le parole.