Questa è una brutta storia, verrebbe da dirla alla Lucarelli. Una brutta storia di inefficienza, lungaggini e burocrazia, una di quelle storie tutte italiane che riguardano gli appalti pubblici. E che uno si aspetterebbe accadono al sud. Ed invece no, questa vicenda è settentrionale, anzi subalpina: è la storia del PalaFuksas di Torino.
Facciamo un passo indietro nel tempo. Quando i francesi radono al suolo la cinta muraria della città, nell’area di Porta Vittoria si crea una delle più grandi piazze d’Europa: è Piazza Emanuele Filiberto, un grandissimo vuoto urbano di forma ottagonale che dal 1835 è destinato a spazio per i mercati. Vengono costruite delle gallerie coperte in metallo, una ad ogni angolo della piazza: il padiglione III per l’abbigliamento, il II ittico, il V ed il IV (ornato dall’elegante “Tettoia dell’Orologio”) alimentare. Nel 1963 quella più fatiscente, che ospitava i venditori di abiti, è abbattuta e sostituita con una struttura provvisoria, perchè il sindaco vorrebbe spostare fuori dal centro il secolare mercatino.
Abbandonata l’idea del trasferimento coatto, passano gli anni e la struttura provvisoria inizia a mostrarsi ovviamente inadeguata all’uso prolungato. Ridotta in uno stato disastroso, viene abbattuta nel 1997 e i negozianti spostati lontano dal centro, in prossimità dell’imbocco dell’autostrada per Milano.
I lavori, dopo una gara pubblica d’appalto, vengono assegnati dal sindaco Castellani a Massimiliano Fuksas che progetta un edificio polifunzionale, realizzato anche abbastanza velocemente. “Piazza della Repubblica come il cortile del Louvre, con un palazzo scultura dalla personalità cangiante che si ispirerà alla piramide di Ming Pei. Tempo di realizzazione: massimo due anni”, dichiarò nel 1999 l’allora assessore al commercio Fiorenzo Alfieri.
Inizia così l’odissea: i lavori si prolungano per tre anni, ci sono tali tensioni fra progettisti, costruttori e comune che Fuksas arriva a “disconoscere” l’edificio. Ciliegina sulla torta, i titolari delle attività commerciali hanno radicato la loro attività nella nuova collocazione, e decidono di non tornare a Porta Palazzo. Che fare di un grande e costoso guscio vuoto? Un museo dell’acqua? Uno della moda? Uno del cioccolato? Per prendere tempo il comune lo trasforma, in barba al tessuto urbano ed economico in cui si trova, in una sede per mostre temporanee di arte e di design. Come se nel quartiere di Porta Palazzo, zona ad altissima immigrazione e con grossi problemi economici, di integrazione e di sicurezza, ci fosse bisogno di questo.
Solo nel 2008 si arriva ad un accordo con i venditori di abbigliamento e, superate le lungaggini burocratiche, il 25 marzo 2011 l’edificio, con i suoi 32.000 metri quadrati, viene inaugurato con il nome di “Centro Palatino” e presentato come “uno shopping center che ospiterà mostre transitorie e dove sarà presente un ristorante panoramico”.
La struttura esterna è composta da strati sovrapposti di vetro retti da strutture in metallo, così da risultare una versione moderna e tecnologica dei limitrofi padiglioni in ghisa e vetro del tardo Ottocento. L’edificio è composto da cinque piani, di cui due interrati ed adibiti uno a parcheggio ed uno per le centrali tecnologiche. I tre rimanenti sono destinati ad attività commerciali: l’ultimo ospita interamente un ristorante con una terrazza panoramica.
Gli spazi sono stati distribuiti lungo il perimetro dell’edificio, in modo da creare al centro una sorta di grande piazza coperta, in corrispondenza delle due ghiacciaie del Seicento (allora consentivano la conservazione del cibo e la produzione di ghiaccio) che ristrutturate sono oggi utilizzate come spazi per l’allestimento di mostre temporanee. Il primo piano, con i negozi distribuiti lungo un ballatoio, è collegato con gli altri due da una serie di rampe metalliche che si proiettano sopra il vuoto della piazza, rette da undici pilastri rastremati che arrivano fino alla copertura, sostenendola.
La parte più caratteristica si rivela essere proprio questa, che non ha una forma canonica. Infatti i tetti del Centro Palatino ripropongono i percorsi delle passerelle sottostanti, così da diventare una serie di piani inclinati senza soluzione di continuità che fanno filtrare la luce non zenitalmente ma dai fianchi, impedendo un eccessivo surriscaldamento di tutti gli ambienti.
Centro Palatino
Indirizzo: Piazza della Repubblica 25, Torino
Un po’ toscano, un po’ lombardo, viaggio molto ma i letti sono sempre troppo corti per me. Da piccolo giocavo con le costruzioni e da grande mi sono innamorato delle linee armoniche dell’architettura classica. La dimensione del viaggio per me è un’esperienza prima che fisica conoscitiva perché seguendo la strada battuta da Polo, Chatwin, e Rumiz credo che la consapevolezza di ciò che si guarda è il primo passo per comprenderne la bellezza.