L’esperienza del viaggio in Nepal è stata unica, e la sua unicità la devo in particolare alla decisione di dedicare quattro giorni ad un trekking sulla catena dell’Himalaya. Credo infatti che, sebbene Katmandu e la sua valle siano luoghi fantastici, per fare un’esperienza completa di questo paese non ci si possa esimere dal conoscere le sue montagne. Del resto, per chi ama la montagna o per chi ha voglia di innamorarsene, non mi viene in mente un luogo più adatto dove spendere qualche giorno anche perché stiamo parlando della catena montuosa più alta del mondo.
La cosa bella del Nepal è che offre trekking adatti a qualsiasi tipo di escursionista. È molto importante, a mio parere, scegliere un tipo di trekking adatto alla propria condizione fisica ed esperienza. Proprio per questo motivo, non potendomi io definire un’escursionista esperta, ho optato per un circuito dell’Annapurna di quattro giorni.
L’Annapurna è in assoluto la zona del Nepal più nota tra gli escursionisti poiché offre la possibilità di scegliere tra tantissimi circuiti di diverse difficoltà. Un consiglio però ve lo voglio dare: nessun tipo di trekking va affrontato sotto gamba, ovvero pensando che si possa anche non avere un minimo di allenamento. Una buona condizione fisica a mio parere sta alla base di una scelta di questo tipo poiché quella che può essere un’esperienza fantastica potrebbe anche trasformarsi in un’avventura tormentata che non si vede l’ora che finisca se portarla a termine richiede eccessiva fatica.
Passo subito a raccontarvi nel dettaglio il mio trekking sull’Annapurna con qualche informazione che possa essere utile a chi decida di intraprendere un’avventura simile alla mia. Innanzi tutto ogni trekking sull’Annapurna parte dalla città di Pokhara. Questa cittadina vanta una posizione splendida accerchiata da verdi colline che si riflettono sull’omonimo lago e dalle straordinarie vette himalayane i cui picchi innevati risplendono come diamanti quando illuminati dai raggi di sole.
Pokhara è una città molto turistica poiché offre tantissime agenzie turistiche nelle quali è possibile organizzare il proprio trekking e altrettanti negozi di abbigliamento tecnico e souvenir. Se si abbandonano le caotiche vie del centro e ci si sposta lungo lago si può trovare un po’ più di calma e pace. Noi abbiamo soggiornato al River Park, un hotel che consiglio per il rapporto qualità-prezzo e per la disponibilità del personale.
Due cose da non perdere a Pokhara: l’alba sulle vette himalayane che si può godere da Sarangkot (consiglio di arrivare almeno mezz’ora prima dell’alba perché si affolla parecchio) e la visita alla Pagoda della Pace nel Mondo che dall’alto sembra sorvegliare l’intera città.
Il primo giorno di trekking siamo partiti con un pulmino da Pokhara e, in due ore circa, abbiamo raggiunto il punto di partenza della nostra camminata, nonché il posto dove si paga la tassa d’entrata e si fanno tutti i documenti necessari, Naya Pul situato a circa 1000 metri d’altezza. Qui abbiamo proseguito per Birethani che abbiamo raggiunto in venticinque minuti, attraversando un suggestivo ponte, passando attraverso bancarelle e negozi di souvenir e adulti e bambini che, con un dolce sorriso, ci auguravano un buon cammino.
Il nostro percorso sull’Annapurna è poi proseguito fino a Tikhedunga (1540 metri) lungo una mulattiera in dolce salita. Qui abbiamo fatto la sosta per il pranzo prima di affrontare il tratto più duro della giornata, ovvero la ripida salita quasi tutta a gradoni che da qui conduce ad Ulleri (2080 metri). Alcuni di noi sono riusciti a percorrere questo tratto di 500 metri di dislivello in circa due ore tenendo però un ritmo abbastanza sostenuto. Altri ci hanno messo più tempo perché, come tutti sapete, quando si cammina ciascuno deve tenere il proprio passo facendo attenzione a non affaticarsi troppo nei primi tratti, soprattutto se si tratta di ripide salite come in questo caso.
Una volta arrivati a Ulleri potrete scegliere una delle tante sistemazioni che offre questo paesino arroccato sulle montagne: più o meno offrono tutte sistemazioni in doppia non riscaldate con bagno condiviso, la cena in un ambiente scaldato con una stufa e la prima colazione.
Il secondo giorno abbiamo proseguito da Ulleri in direzione di Ghorepani (2860 metri), sempre proseguendo per la ripida salita a gradoni. Lungo il cammino si attraversano i villaggi di Banthanti e Nangathanti, che abbiamo raggiunto in circa tre ore di cammino e dove abbiamo fatto la nostra sosta per il pranzo. Ghorepani si raggiunge in circa un’ora di cammino.
Ghorepani è una meta molto conosciuta tra gli escursionisti di queste zone e sorge abbarbicata sulla montagna. La maggior parte dei lodge si trovano nella parte alta di questo villaggio che si raggiunge in circa 10 minuti di cammino dal momento in cui si incontra il cartello. Da Ghorepani si può organizzare anche la salita a Poon Hill (3210 metri) che offre un panorama del tutto privilegiato su vette maestose tra le quali il Dhaulagiri I (8167 metri).
Il terzo giorno è quello in cui abbiamo compiuto il cammino più lungo, circa 6 o 7 ore a seconda del passo che si tiene. Da Ghorepani abbiamo raggiunto Ghandruk (1950 metri) lungo un sentiero fatto di sali scendi che prevede un dislivello in salita di 550 metri circa e in discesa di 1400 metri circa. Ghandruk è un grazioso agglomerato di case strette le une alle altre, circondato da terrazzamenti. Questo villaggio regala una splendida visuale sull’Annapurna Sud e sul Machhapuchhare.
Il quarto giorno è dedicato tutto alla discesa e al ritorno al punto di partenza, ovvero Nayapul. Siccome si tratta di circa 900 metri di dislivello, non è certo il percorso preferito da chi non ama camminare in discesa poiché, anche in questo caso, si tratta in gran parte di gradoni anche molto ripidi.
Per me questa esperienza è stata realmente indimenticabile poiché mi ha permesso di trovarmi al cospetto di ben due degli ottomila del mondo, di mettere alla prova me stessa in un’attività a me non così consueta e quindi di imparare a conoscere un nuovo lato di me stessa. Una cosa inoltre è vera: si dice che chi va sull’Himalaya poi ci torna e io sento fortemente che il mio saluto a queste meravigliose montagne è stato solo un arrivederci.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.