Dopo aver tentato inutilmente di avere qualche supporto dagli enti turistici preposti per gli spostamenti e i punti di riferimento da tener presente, ho deciso di recarmi in Basilicata, mia regione di origine, con il Bus Marino, come gli antichi immigrati.
Da Milano in bus
Dodici ore da Milano per poi rimanere confinati per alcuni giorni a Matera, nell’anno della sua celebrazione di Capitale europea della Cultura, senza la possibilità di visitare altro in mancanza di un mezzo di locomozione autonoma.
Negli anni precedenti era stato buffo sentire schiere di blogger “nascenti” vantarsi per aver ottenuto inviti da parte di uffici stampa e prestigiosi hotel per promuovere in tempi utili la località. Ciò che per molti addetti al marketing contava era la spinta propulsiva dei social più che la capacità di percepire le insite valenze che la meta preserva per farle divulgare dalla stampa turistica.
Matera oggi
Superato un certo sfinimento da viaggio, ciò che colpiva della città era la grande dimensione della zona abitativa di recente costruzione, oltre alle schiere di turisti compulsivi alla ricerca di esercizi commerciali da visitare spasmodicamente.
Si stentava a crederci allorchè si giungeva nella parte antica della località, coni due rioni denominati Sasso Barisano e Sasso Caveoso, dove sono presenti grotte artificiali utilizzate in origine come deposito per vino, olio, grano.
Dallo status di “vergogna nazionale” si pervenne nel 1993 al riconoscimento di Matera come primo sito del Sud Italia, che diventò Patrimonio Unesco.
Via Fiorentini e via Buozzi
Estenuanti gli innumerevoli giri per vicoli labirintici ed su contorte scalinatelle, per arrivare a percepire che via Fiorentini e via Buozzi, fino a un secolo fa percorse da ruscelli che confluivano nella Gravina, sono le principali direttrici del Sasso Barisano (il più centrale) e del Sasso Caveoso. Quest’ultimo percorso in salita permette di raggiungere il Piano, parte più alta della città, attraversato da via Ridola e via del Corso.
La Civita
La Civita rappresenta lo sperone roccioso dove si erge la cattedrale, che si trova alla stessa altezza del Piano, al quale è collegato da Piazza San Francesco; il centro storico è delimitato ad ovest dalla lunghissima via Lucana.
Passeggiando fra quella sorta di pietre accatastate mi sovvenivano i racconti d’infanzia della dura vita quotidiana dei lavoratori agricoli e dell’arte di arrangiarsi fra gli stentati introiti dell’attività di mezzadria, in balìa di avidi proprietari spesso latifondisti di discendenza baronale.
Il complesso Monastico delle Virtù
Fra i siti più caratteristici vi è il Complesso Monastico delle Virtù, costruito secondo i dettami dell’architettura romanica, e di San Nicola dei Greci, con superbi affreschi.
Avventurandosi fra quelle cavità polverose che a volte si ergevano come una sorta di ideali palcoscenici in prossimità di naturali balconate, si avvertiva la necessità di fotografare aspetti insoliti del luogo, connotandoli di una personale interpretazione.
Murgia Materana
Cosa che avveniva particolarmente nella Murgia Materana, un vertiginoso canyon scavato dal torrente Gravina, in cui si dischiude un paesaggio selvaggio, da alcuni ritenuto a metà fra l’Arizona e la Rift Valley, con gole desolate, grotte che furono abitate da cavernicoli e più di 150 chiese rupestri.
Il parco ha un’estensione di circa 8000 ettari e ingloba anche i siti del territorio di Montescaglioso.
Murgia Timone
Dal Belvedere di Murgia Timone, proprio di fronte ai Sassi si può ammirare Matera in tutto il suo fascino con la miriade di luci serali che appaiono come una specie di preghiera rivolta verso il cielo o verso coloro che la osservano, affinchè ne perpetuino il ricordo della sua genuina essenza al di là delle mode culturali effimere.
La Cripta del Peccato Originale
Invocazione che sembra provenire dalla Cripta del Peccato Originale, luogo di culto di un cenobio benedettino in epoca longobardo, dimenticato per secoli, e che ha conservato 41 mq di affreschi policromi risalenti all’VIII sec e IX sec.
Quello che appariva risibile era la presenza dei cosiddetti “alberghi diffusi” e di prestigiose location che costituivano una sorta di violenta contraddizione rispetto all’identità fatiscente che rappresenta il fascino materano.
Le Case Grotta
Uno sfregio per la realtà delle Case Grotta, descritte dallo scrittore Carlo Levi come quella di Vico Solitario, in cui soggiornavano 11 persone con galline ed altri animali domestici, che sorprende per la presenza di infinite suppellettili in un ambiente ristretto, con cassetti del comò che fungevano da culle per i neonati.
Il Museo Laboratorio della civiltà contadina
Straordinario il Museo Laboratorio della civiltà contadina con migliaia di oggetti, documenti e manufatti racchiusi in sei anguste abitazioni con la bottega di un barbiere e la camera di un prete.
Tutt’intorno a questi gioielli di cultura materiale si affastellano i sapori della cucina lucana esibiti in vetrinette di lussuose botteghe o rinomati ristoranti: dalle generose forme di pane, al caciocavallo podolico, la salsiccia “pezzente”, presidio Slow Food nella montagna materana, contornati dalle trecce di aglio o di peperoncini piccanti che servivano per insaporire il sugo delle lagane, i capunti o altro tipo di pasta fresca, preparata dalle massaie stremate dopo una lunga giornata di lavoro.
In conclusione
Ebbene quello che mi rimarrà nel cuore del viaggio a Matera, sarà il piacere di una storia ritrovata e l’identità con l’ambiente natio, intrisa di sacrificio, privazioni ma anche dal desiderio di un riscatto sociale dinanzi ai dinieghi o alla pesante chiusura di un contesto culturale troppo ripiegato su se stesso.
Oltre alla passione per la scrittura, un modo per “viaggiare” con le parole nelle molteplici sfaccettature della realtà, mi piace dedicarmi al trekking e al cicloturismo. Ho iniziato a viaggiare a quattro mesi, quando i miei genitori si sono trasferiti dal sud a Milano per motivi di lavoro, ripetendo lo stesso percorso, ogni anno, fino alla maggiore età. Ho visitato molti stati europei organizzando meticolosamente il viaggio e documentandolo grazie alla mia inseparabile macchina fotografica.