Il nuovo MUSE – Museo delle Scienze di Trento firmato da Renzo Piano ed inaugurato di recente è già sulla bocca di tutti. Definito come primo grande museo italiano completamente ecologico, è situato a cinque minuti dal centro della città e sorge su una vastissima area un tempo occupata dallo storico stabilimento Michelin, ormai in disuso da quasi vent’anni.
La realizzazione di questo museo è un risultato straordinario per un paese come il nostro in cui la burocrazia e le spinose leggi sull’edificabilità raffreddano anche i più bollenti spiriti. Renzo Piano, da molti criticato soprattutto in Italia, riesce ancora una volta a vincere i pregiudizi che piovono a profusione sulle archistar e realizza un’opera di grande impatto sociale e a minimo impatto ambientale. Questa realizzazione rappresenta una scommessa per la città di Trento che, oltre a cedere un’enorme area verde a ridosso del centro storico si presta ad un esperimento mettendo nelle mani di Renzo Piano un importante obbiettivo: creare un complesso che poggi le basi nel rispetto del verde, nella ecosostenibilità e che ben si amalgami con la storia, la morfologia e l’orografia del luogo. Con la realizzazione di quest’opera siamo davanti all’internalizzazione dell’architettura nella realizzazione di un science centre: uno spazio 2.0 con l’obbiettivo di orientare le persone verso un nuovo modo di conoscere il mondo, ravvivando la tradizione del museo di scienze naturali che qui viene rivisitato in chiave moderna e con l’ausilio delle tecnologie del XXI secolo.
Questo museo delle scienze tutto sembra tranne un museo. O meglio, tutto sembra tranne un museo italiano. Il MUSE infatti, insieme al MAXXI realizzato a Roma da Zaha Hadid, rompe con la tradizione museale architettonica classicistica italiana. La sagoma di vetro, acciaio e legno, composta di forme pure che si stagliano contro il cielo ricreano con la loro casuale sistemazione il profilo frastagliato delle montagne: il MUSE viene infatti presentato come il fratello ecosostenibile e tecnologico dei monti che lo circondano.
Questi materiali riflettono i colori del cielo e delle montagne circostanti come fossero uno specchio creando l’illusione di avere davanti un qualcosa che è sempre stato parte integrante del paesaggio, persino la parete di vetro inclinata che si staglia ripida contro il cielo richiama immediatamente l’idea di una lastra di ghiaccio incastonata nel paesaggio alpino.
La struttura sale in verticale ed è accompagnata da un grande vuoto centrale a tutto volume che un po’ ricorda l’ingresso al Museo del Louvre tramite la piramide di vetro di Ieoh Ming Pei. Anche qui, proprio come al Louvre, troviamo specchi d’acqua in forme pure: il richiamo è quello della natura, dell’acqua come fonte di vita.
Da qui parte il fantastico percorso del museo che basa tutta la sua poetica sulla luce e la luminosità, al contrario di ciò che sono i musei nell’immaginario collettivo di tutti noi e cioè luoghi oscuri e bui, di grande valenza storica e spesso illuminati da luci artificiali. Per esprimere il concetto di biodiversità Renzo Piano sfida la gravità, facendo volare tutto, anche le balene, creando una sensazione di tridimensionalità e di apertura spaziale inserendo un elemento di sogno e di apertura, perché la natura è irrazionale e fantastica, e ci accompagna così nella visita come se fossimo all’interno di una fiaba.
L’intervento di Renzo Piano non si conclude con il museo ma continua con un’operazione urbanistica che occupa gran parte dell’area realizzando zone adibite a negozi, appartamenti e aree verdi per la ricreazione di grandi e piccini. L’idea che ci si fa appena si passeggia tra le strade del complesso è quella di una foresta dentro la città, foresta in cui ovviamente non mancano i corsi d’acqua. Le lunghe facciate sono scandite dalla presenza di spesse travi verticali in legno del Trentino e non c’è parete che non presenti verdi facciate adornate da rigogliose piante rampicanti e da travicelle verticali in legno che richiamano le forme e le fattezze dei rami degli alberi. Il genius loci di cui Renzo Piano è portatore nel mondo è qui più spiccato che in molte delle sue altre realizzazioni. Il marmo rosa, estratto in loco, bene si accosta al colore del legno delle foreste e ai verdi prati circostanti e va a sostituire il tradizionale cotto italiano presente in molte delle sue opere.
Ovviamente ci vorrà qualche tempo prima che questa area possa cominciare a vivere e a godere dei benefici di una fervente vita cittadina, in quanto molti degli appartamenti sono ancora vuoti ed i negozi sono ancora in attesa di una destinazione ma i bambini giocano felici nei parchi e gli adulti gironzolano con fare curioso per le strade con verdi riflessi negli occhi. Tutto mi fa pensare che questo è solo l’inizio e probabilmente l’esperimento avrà lo stesso successo che ebbe la ricostruzione di Potsdamer Platz a Berlino, sempre per mano di Renzo Piano, ora cuore pulsante della città.
MUSE – Museo delle Scienze di Trento
Sito ufficiale: www.muse.it
Indirizzo: Corso del Lavoro e della Scienza 3, 38123 Trento
Telefono: +39 0461270311
Cresciuta tra i verdi prati della Valtellina e la traballante Emilia mi sento a mio agio con le scarpe da trekking ed uno zaino sulle spalle. Sono architetto, vivo a Firenze ma sono cittadina del mondo. Sono un’avida lettrice di libri in lingua ed un’aspirante scrittrice. Parlo al contrario ed amo correre, anche lunghissime distanze, ma solo all’aria aperta. Cosmopolita e poliglotta, la mia vera passione, oltre ai viaggi ai quattro angoli del globo, è l’architettura contemporanea ed eco-sostenibile. Il mio architetto preferito è l’italianissimo Renzo Piano che spero un giorno di incontrare. Potete seguirmi su Instagram (missarchipaola) o scrivermi un’email ([email protected]).