Non ho ancora trovato un luogo che mi faccia dire “ci tornerei per viverci”. La mia compagna di viaggi – e soprattutto di vita – l’ha trovato da qualche anno, dopo un viaggio alle Canarie. E’ l’isola di Lanzarote, un mix di temperature gradevoli tutto l’anno, paesaggi lunari e spiagge color oro alla periferia dell’Oceano Atlantico.
E’ la prima isola che si incontra quando si arriva con l’aereo, ed è quella più a nord. Appartiene all’arcipelago delle Canarie, un complesso di isole al largo del Marocco, due minori e sette più grandi. Influenzate dalla latitudine e dal vento Sahariano che raggiunge le Canarie, l’isola di Lanzarote, come tutte le sorelle dell’arcipelago, gode di un clima molto favorevole, dove il sole splende per dodici mesi l’anno, e uno dei pochi contro è il fatto di avere un crollo delle temperature nella stagione invernale, quando dai 25 gradi circa del giorno si passa ai 10-15 della sera.
L’arcipelago delle Canarie è di origine vulcanica, e i segni sono evidenti anche a Lanzarote. Le spiagge si trovano un po’ per tutta l’isola. Essendo dipendente all’epoca di una grossa compagnia, riesco a trovare un alloggio in un resort a un prezzo ridicolo per una settimana nel mese in cui non vorrei mai andare in viaggio: agosto. Mi adeguo e faccio di necessità virtù.
Il nostro resort si trova nella località di Playa Blanca, proprio nella punta estrema meridionale dell’isola che mi dicono sia una delle parti più belle. In effetti, la spiaggia si chiama Playa Dorada, una spiaggia molto ampia simile ad una falce di luna. La sabbia è molto grossa e color oro, ma la cosa che salta subito all’occhio sono, oltre alle conchiglie, i tantissimi sassetti neri che si trovano mescolati alla sabbia: non sono nient’altro che gocce di lava solidificate, frutto delle eruzioni vulcaniche passate. Si trovano ovunque: in spiaggia, lungo le strade, nel terreno.
L’acqua è molto fredda e limpida e il fondale scende precipitosamente passando in pochi passi da zero a due metri di profondità. La zona sud dell’isola è in forte espansione e si stanno costruendo nuovi alloggi per turisti e visitatori.
Partendo dalla punta sudoccidentale, vale a dire Punta Pachiguera, potete camminare fino quasi ad arrivare alla zona della Playa del Papagayo passando a fianco del Castillo del Aguila o de las coloradas, una costruzione militare che in passato serviva a difendere l’isola dai corsari. Vi dovete fermare un po’ prima in quanto all’epoca non erano state completate le camminate fino al Papagayo, ma vi assicuro che la camminata ripaga in pieno la fatica. Lungo tutto il percorso potete trovare bar, ristoranti e negozi con vista sul mare.
Il Parco del Timanfaya
Oltre alle spiagge, l’attrazione principale dell’Isola è il Parco del Timanfaya. E’ un parco naturale di origine vulcanica. Per chi volesse visitarlo, sconsiglio di rivolgersi ai banchi di escursioni dentro l’hotel. Noi ci rivolgiamo ai ragazzi della reception, e troviamo il biglietto al costo circa della metà di quello propostoci.
Quando arriverete al parco, oltre ad una coda chilometrica, in lontananza noterete il simbolo del parco, “El Diablo“, la statua di un diavoletto che regge l’insegna Timanfaya.
La prima parte del percorso può non sembrare un granchè. Io l’ho considerata abbastanza noiosa. Le cose interessanti iniziano quando arrivate in cima ad una montagna, dove si trova un ristorante con vista panoramica. Vi sono degli addetti in tuta da lavoro che vi dimostreranno in tre modi come l’isola non sia affatto al riparo dalle eruzioni e come il vulcano sia ancora attivo: per prima cosa, un signore con una pala, sposta la terra e raccoglie dei sassi, dandoveli in mano. Scopo di tutto ciò è riuscire a tenerli nel palmo della mano.
Sfida ardua, se si pensa che la temperatura dei sassi, situati mezzo metro sotto la superficie, è di circa cento gradi. La seconda dimostrazione consiste nel gettare un secchio d’acqua in uno dei buchi sul terreno. Dapprima si butta qualche goccia per “stimolare” il fondo del condotto, poi si svuota il secchio e ci si allontana. L’acqua versata verrà espulsa fuori come un geyser, sotto forma di vapore, a qualche metro di altezza. La terza prova è quella dell’autocombustione: dei fogli di carta da giornale o degli arbusti, vengono messi a contatto con le pareti bollenti di un grosso buco scavato nel terreno. Senza utilizzare nessuna accendino o combustibile, la carta si incendia da sola al contatto con la parete.
Il vento in cima alla montagna è fortissimo e risaliamo in autobus per l’ultima parte del viaggio. Da qui in poi, inizia un saliscendi tra le colline del parco. La strada è stata scavata tra le colate di lava solidificate, e si possono ben vedere ai lati della strada: l’autobus passa con precisione millimetrica tra le pareti che delimitano la strada, e sembra quasi di andarsi a schiantare. Quando arriviamo in cima ad una delle tante colline, si vede nettamente il paesaggio: non sembra di essere sulla terra.
A volte sembra di essere sulla Luna, altre volte, per via del colore rosso della zona, sembra di essere su Marte. Non un albero o una zona verde tutt’attorno. Solo tante colate solidificate di quella che una volta doveva essere lava incandescente di colore rosso fiammante.
Da lontano possiamo vedere il Mantello della Vergine, la bocca principale del vulcano. Più che il mantello della vergine a me sembra quello dei Nazgul del Signore degli anelli, pronto ad eruttare lapilli da un momento all’altro. Ci viene però spiegato che, nonostante l’attività del vulcano, l’ultima grande eruzione è datata 1730, e sorprese gli abitanti del luogo durante la sera, mentre un’altra, sempre forte ma meno significativa, si verificò cento anni dopo.
Il vulcano è ancora attivo, ma rimane sotto costante monitoraggio e i rischi per i locali e i turisti, sono prossimi allo zero in quanto l’evacuazione dell’isola inizierebbe al primo segno di pericolo.
La visita al parco dura da una a due ore. Ammetto che vale il prezzo del biglietto, è un parco naturale diverso dai soliti composti da alberi e verde sconfinato.
Lanzarote è un’isola che mi ha molto colpito. E’ un’isola che gode di uno statuto speciale dal punto di vista fiscale, rispetto a tutto il resto della spagna e gode di un clima favorevole tutto l’anno. Non a caso, questa combinazione, assieme alle sue spiagge dorate e assolate, la rende meta prediletta da parte di molti italiani, di qualsiasi età, in qualsiasi periodo dell’anno. Un luogo dove molti si sono trasferiti stabilmente.
Sono Veneto e sono cresciuto in quel di Caorle, un perla che si affaccia sull’Adriatico. Amo viaggiare con i miei inseparabili compagni di viaggio: la mia compagna e i nostri due figli. Mi organizzo e vivo i miei viaggi per poi raccontarli. Tornare a casa mi rende triste, ma per buttare via la tristezza mi preparo subito per organizzare il prossimo viaggio verso una nuova destinazione.