No, la Bretagna non è la Francia.
Te ne accorgi subito, da quel profumo impalpabile di mare e di pioggia che sa già di oceano. E nel caso, per tua distrazione, non lo avessi ancora realizzato, te lo ricorderanno le luci intermittenti dei tanti fari, i cui fasci spazzano a ritmo monotono e inesorabile le ribollenti onde spumose del mare coronato di nebbie.
Perché questa è una terra misteriosa, la terra misteriosa degli incantesimi che ancora aleggiano tra le volte dei suoi boschi di querce, degli enigmi medievali incisi nella pietra dei suoi calvari ai crocicchi; la terra delle schegge di un lontano, glorioso passato orgogliosamente illuminate dalla luce che filtra attraverso i mosaici di vetro multicolore delle sue antiche cattedrali. Anzi, tecnicamente diresti che non è neppure una vera e propria terra, protesa verso il mare com’è… Finistère, cioè Finis Terrae, è proprio per questo che la chiamano così, no?
Diversa è la lingua, diversa è la gente, diverso è persino il burro salato: Parigi è lontana e tutto ti rimanda al mondo delle isole britanniche di là dal canale, se non addirittura più a sud, alle sponde oceaniche della penisola iberica, nel nome perso nel mito dell’unità cavalleresca della nazione celtica. Tradizione che alla Bretagna è costato un destino secolare di odiosa emarginazione ad opera dell’ingrata madrepatria francese, da sempre compiaciuta di uno scherno e di una diffidenza duri a morire ancora oggi, nonostante lo sviluppo del turismo abbia finalmente e definitivamente svelato e rivalutato agli occhi del mondo le sue tante, delicate, indimenticabili bellezze storiche e naturali.
Ma tutto questo, e tutta questa triste storia, alla fine perdono davvero di importanza quando ci si lascia rapire e sedurre dallo spettacolo dei fiori in strada e alle finestre dei borghi di pietra, dai grandi sorrisi della gente e dalla gioia carica di solennità delle feste di piazza in musica, dai porticcioli colorati di pescherecci e animati di gabbiani in moto perpetuo nel vento, dal sapore di alghe che respiri nell’aria: perché no, non è la Francia questa… è la Bretagna.
E allora, che si tratti delle spettacolari maree dell’isola di Ouessant piuttosto che del menhir e dei percorsi rocciosi da fiaba della foresta di Huelgoat, della imponente cittadella di Brest con i suoi marinai in libera uscita, del Duomo di Quimper o anche soltanto di una memorabile crèpe alle noci e al formaggio, l’emozione che ti porti a casa è destinata a rivivere nel ricordo del tuo viaggio come una delle sue perle più belle.
Una perla scaturita dal mare freddo, fosco e tempestoso, che brillerà per sempre nella tua memoria: la perla unica del ricordo della Bretagna.
La redazione di NST ama definirmi un “viaggiatore d’altri tempi”, e non si può dire che abbia tutti i torti: a cinquant’anni suonati, ho fatto in tempo a vedere un bel po’ di mondo com’era, appena prima che si trasformasse in quello di oggi. Questo mio prezioso bagaglio di viaggi “vintage” mi ha aiutato a costruirmi una personale filosofia di viaggio con la quale mi ostino ad interpretare i cambiamenti che sperimento in giro per il pianeta.