Chiunque si trovi a passare da Cosenza, che sia per svago o per lavoro, o che semplicemente viva nell’antica città dei Bruzi, non può non ritrovarsi almeno una volta a osservare con sguardo pensoso il fiume Busento là dove si congiunge al fiume Crati, là dove è diretto anche lo sguardo della statua di Alarico sul suo cavallo. Soprattutto quando si è a conoscenza della famosa leggenda che riguarda proprio lui, il re dei Visigoti, Alarico.
La leggenda del re Alarico
Secondo la leggenda, infatti, quando il famoso re, nel 410 d.C., partì con le sue truppe alla conquista dell’Africa, era appena entrato in possesso di un ingente tesoro effetto del sacco di Roma, e proprio con questo ricco bottino tra le mani, si avviò con l’intento di attraversare la Calabria e poi la Sicilia. Ma il fato la vide diversamente e, giunto nei pressi di Cosenza, Alarico morì, secondo alcuni dopo essersi ammalato, secondo altri perché fu ucciso. Obbedendo a un’antica usanza, il re fu quindi sepolto insieme al suo cavallo, all’armatura e al tesoro, lì, a Cosenza, nell’alveo del fiume Busento, alla convergenza con il Crati; per consentire questa singolare sepoltura si ricorse alle braccia di centinaia di schiavi che provvidero a una momentanea deviazione delle acque del fiume, e che, a opera conclusa, furono ferocemente uccisi affinché l’impresa rimanesse segreta.
Realtà o pura fantasia?
Non ci è dato sapere se questa sia realtà o pura fantasia, fatto sta che la storia continua a destare un certo interesse e parecchi, negli anni, propendendo per la realtà, si sono dedicati alla ricerca del famoso tesoro. Già Alexandre Dumas scriveva che, nel lontano 1835, nel fiume, totalmente svuotato delle sue acque a causa del terremoto, una moltitudine di persone scavava per cercare di individuare il punto in cui il bottino potesse essere nascosto; e ancora, a distanza di circa un secolo, una radioestesista francese, Maria Amelie Crevolin pensava di aver scoperto il luogo della sepoltura di Alarico poco distante da Cosenza, dopo le operazioni di scavo, però, furono ritrovati frammenti di ossa umane ma non il tesoro; e persino Hitler spedì a Cosenza una squadra di esperti per cercare di ritrovare la celebre tomba, ma niente, neanche loro riuscirono nell’intento.
I giorni nostri
Ancora ai giorni nostri l’esplorazione va avanti, concentrandosi soprattutto nelle zone limitrofe a Cosenza; a Bisignano, ad esempio, in località Cozzo Rotondo, è stato scoperto un luogo che ricorda molto un sepolcro, in cui potrebbero riposare i resti di Alarico; o anche tra i comuni di Carolei e Mendicino, dove si trovano le grotte dell’Alimena, queste sono situate in prossimità – guarda caso – della confluenza di due fiumi minori, ma quel che è più curioso è che il suolo delle due grotte calcaree è composto di sabbia di fiume… evidentemente portata lì dalla mano dell’uomo.
Comunque sia, che si pensi che questa storia sia una leggenda e niente più, o che, invece, ci si continui a ingegnare nella ricerca del tesoro, anche solo per fugare ogni dubbio, a guardia del bottino resta sempre la statua di Alarico che, posta proprio alla confluenza dei due fiumi, sembra dirci che, in fondo, il confine tra fantasia e realtà non è poi così netto.
Sognatrice, curiosa della vita, amante e ricercatrice della bellezza; adoro disegnare, leggere e immortalare le emozioni che il bello suscita in me nei miei disegni, foto e scritti. Non ho una formazione letteraria e scrivo solo quando non ho altro strumento per bloccare le sensazioni prima che fuggano via, e…magari per trasmetterle agli altri.