La seconda tappa del mio viaggio nelle Filippine è Banaue, cittadina situata al nord dell’isola di Luzon, la stessa che ospita la capitale. Partendo da Manila, con un pullman notturno e 10 ore circa di percorrenza, si raggiunge quella che nelle Filippine è considerata la località simbolo della zona delle risaie. Il fascino di questo posto , Patrimonio dell’Umanità Unesco, non sta solo nella sua indiscutibile bellezza, ma nella storia centenaria che queste terrazze tanto abilmente celano. Nel momento in cui infatti ci si trova di fronte a tale meraviglia, si stenta a credere che questo complesso ed efficiente sistema di terrazzamenti fu costruito centinaia di anni fa dalla tribù degli Ifugao e che poche siano le modifiche apportate da quello che fu il disegno iniziale.
Molte fonti addirittura sostengono che le prime risaie di Banaue siano risalenti a 2000 anni fa, ma questa sembra una tesi rifiutata dalla maggior parte degli archeologi che hanno compiuto studi in queste zone. Resta il fatto che le terrazze di Banaue rappresentano un grandissimo esempio di ingegneria ambientale ed ecologica, che sfrutta questo sistema a scala al fine di catturare l’acqua che scorre dalla cima delle montagne. Ciò che viene restituito agli occhi è un complesso e fitto sistema di stagni delimitati da alte mura di pietra che rivestono intere pareti montuose.
La mattina in cui arriviamo a Banaue ad attenderci sono in due: una sottile pioggerella e un ragazzo della guesthouse prenotata dall’Italia, Brookside Inn (400php la doppia + colazione). Conosciamo subito il padrone di casa, Randy, il quale si dimostra gentile e ospitale per quanto anche molto stravagante. Quando però la stravaganza è abbinata ad un sorriso sincero, a due braccia pronte a porgerti una mantella per la pioggia o una coperta in più per la notte senza bisogno che tu lo chieda, allora entra di diritto in quella stravaganza che mi conquista. Il soggiorno a casa di Randy è stato per me il più bello di tutta la vacanza poiché, sebbene la struttura sia molto semplice, caratterizzata da camere piccole e bagni in condivisione, il clima che Randy riesce a creare permette davvero di sentirsi a casa (per contattare la struttura potete scrivere a [email protected] ).
Dopo una ricca colazione ci mettiamo in marcia anche perché io scalpito come una bambina: per me si tratta di una prima volta, non ho mai visto terrazzamenti di riso prima d’ora e sapere che sono lì a pochi metri mi rende irrequieta. Nel frattempo purtroppo la pioggerellina si è trasformata in pioggia battente, fatto che scandirà il ritmo di tutta la giornata. Dal centro di Banaue si segue la strada asfaltata in direzione Bontoc e si compie un percorso di quattro chilometri (all’andata tutti in salita) sul quale si incontrano ben 4 punti panoramici di cui il quarto, conosciuto come Belvedere, è sicuramente anche il più bello.
E’ possibile percorrere la stessa strada in tricycle facendo solo le dovute soste nei punti panoramici, ma perché perdersi il gusto di sentirsi legittimati a godere di certi panorami guadagnandoseli con una piccola scarpinata? Il nostro procedere per tappe verso il belvedere è caratterizzato da un’estenuante lotta contro nuvole basse che a più riprese hanno oscurato completamente la visuale per poi lasciare qualche spiraglio di luce e di speranza che altro non ha fatto che aumentare il mio desiderio di potermi godere lo spettacolo senza nessuna sorta di barriera visiva. Sono stata accontentata una volta arrivata in cima, al Belvedere, dove le nuvole hanno evidentemente deciso di premiare la mia caparbietà e costanza rivelando finalmente il paesaggio circostante in tutto il suo splendore.
Completamente catturata dallo strepitoso panorama non mi ero inizialmente accorta di due occhi puntati su di me, due occhi attenti e sapienti e per nulla invadenti. Parlo degli occhi di Bulol, o meglio, di una delle sue tante rappresentazioni in legno presenti in questa regione. Bulol per gli Ifugao rappresenta la figura di colui che sorveglia e protegge le preziosissime coltivazioni di riso dagli agenti atmosferici ma anche da animali quali topi e uccelli. Prima di lasciare la terrazza panoramica gli lancio un’occhiata complice con la sensazione che, in quell’improvvisa apertura del cielo, ci sia stato anche il suo zampino.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.