Come vi ho raccontato sui social durante il mio periodo di permanenza in Sudan, la mia esperienza non si è limitata alla visita della struttura di Emergency di Khartoum. Ho avuto infatti anche la possibilità di visitare l’ospedale pediatrico che Emergency ha aperto a Port Sudan.
Port Sudan è una località che si trova sul Mar Rosso, ad un’ora d’aereo dalla capitale. Quando pensiamo al Mar Rosso la nostra mente ci porta immediatamente in Egitto e le immagini impresse sono quelle di grandi e lussuosi resort, di immersioni nella splendida barriera corallina e di rilassanti tea-time nelle tende berbere. Ecco, tutto questo dimenticatelo. Nonostante il mare sia lo stesso e che diversi appassionati di immersioni si rechino qui per le bellezze che i fondali regalano, Port Sudan non è certo una località che possa essere definita turistica.
Molti anni fa una tribù delle montagne, i Bigia, scese verso la costa a causa di un periodo di grande siccità che li mise in ginocchio. Le autorità locali di Port Sudan, per far fronte a questa grande migrazione, affidarono a questa tribù degli appezzamenti di terra in periferia, territori senza acqua, energia elettrica o fogne. In questi ultimi decenni i Bigia sono diventati stanziali passando dalle capanne a case un po’ più strutturate. E’ in questo contesto che Emergency ha aperto la clinica pediatrica, in questa periferia senza strutture a sostegno e dove quindi, l’attività di Emergency, si rende particolarmente indispensabile.
Come il Salam Centre, anche l’ospedale di Port Sudan, sebbene di dimensioni molto ridotte rispetto al primo, colpisce per la bellezza e per la cura e pulizia dei locali. Inaugurato nel dicembre del 2011, è caratterizzato da una grossa area adibita al triage, agli ambulatori, ad un reparto con 18 posti letto, agli uffici dell’amministrazione, alla farmacia che ha il ruolo importantissimo di fornire farmaci gratuiti a tutti i pazienti, alla cucina e alle aeree per la manutenzione dei locali. Dei 18 letti, 4 sono dedicati alla terapia intensiva per i casi più critici. L’ospedale si occupa di bambini fin dai primi mesi fino ai 14 anni d’età.
Le patologie più comuni per le quali vengono curati i bambini sono la malnutrizione, gastroenterite, polmonite e bronchite. I bambini affetti da anemia falciforme vengono invece seguiti con continuità garantendo le necessarie visite di follow-up. Molti sono anche i casi di malaria e, purtroppo, molti sono i bambini che arrivano qui a causa di avvelenamento da erbe, somministrate dai curatori locali ai quali le persone si affidano senza comprendere quanto possa essere pericoloso per i propri figli.
Per questo è per altri motivi, particolarmente importante si rende l’attività degli Health Promoter, ovvero del personale locale che si occupa di dare le corrette informazioni alle persone che si recano in questo ospedale a proposito di igiene, alimentazione e percorsi di cura.
Io ho potuto assistere all’immenso lavoro che queste persone fanno tutte le mattine nell’area del triage, dedicando tempo e consigli anche ai genitori di quei bambini che non ricevono il codice rosso o giallo necessari per avere immediatamente accesso alle visite pediatriche. Spesso si tratta infatti di disturbi che possono risolversi con delle accortezze sulle quali è molto importante istruire i genitori.
L’operato degli Health Promoter non rimane dentro i confini dell’ospedale ma, cosa che io ho trovato davvero molto importante, vengono organizzati incontri esterni, nelle aree circostanti più disagiate e per quelle comunità che necessitano maggiormente di questo programma che, possiamo definire, d’istruzione igienico-sanitaria a tutto tondo.
Ritornando al triage, con i codici rossi e gialli si ha invece accesso alla visita dei pediatri i quali stabiliscono, in base alla gravità dei disturbi, se si renda necessario il ricovero.
Anche qui a Port Sudan ho passato un po’ di tempo all’interno del reparto, un reparto che colpisce subito perché vi si trovano bambini davvero piccolissimi ai quali però, l’equipe di medici ed infermieri di Emergency, dedica cure e attenzioni davvero strepitose.
Un altro aspetto molto importante è che, nel 2012, in collaborazione con il Ministero della Sanità, l’ospedale ha lanciato un programma di vaccinazioni di cui è superfluo io stia a spiegarvi l’immensa utilità.
Nell’ospedale pediatrico di Port Sudan sono solo 5 gli internazionali impiegati, mentre ben 132 sono i componenti dello staff locale. Un altro luogo in cui Emergency non ha portato solo cure ma prospettive di vita, posti di lavoro che permettono una vita più dignitosa e, soprattutto, formazione. Qui a Port Sudan lo staff internazionale organizza periodicamente corsi di aggiornamento e approfondimento per lo staff nazionale al fine di renderli sempre più autonomi nel loro operato.
Sapete qual’è la cosa davvero sorprendente e che non mi aspettavo visitando un centro pediatrico? E’ che più che il dolore, io, mi sono portata a casa immagini di bambini che sorridono, di medici che li visitano giocando con loro per rendere i controlli meno traumatici e di madri rasserenate. In questo ospedale ho capito più profondamente quanto, un clima positivo, possa aiutare il processo di guarigione.
E’ proprio con questo spirito che Laura, la medical coordinator responsabile di questo ospedale, mi mostra l’area giochi allestita nel corridoio: “Dove ci sono bambini, ci devono essere giocattoli. Anche questo aspetto fa parte della cura”.
Se vi state chiedendo cosa potete fare voi perché Emergency continui il suo straordinario operato la risposta è semplice: donate il vostro 5X1000 a loro utilizzando questo codice fiscale nella vostra dichiarazione dei redditi: 97147110155.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.