È notte fonda quando il mio volo proveniente da Istanbul atterra all’aereoporto di Hurghada. Il vento soffia forte da queste parti e l’escursione termica tra il giorno e la notte è molto forte. Ad attendermi fuori dall’area arrivi dell’aereoporto c’è uno degli incaricati del mio resort che mi consegna il visto necessario per fare ingresso in Egitto.
Finalmente salgo in macchina per raggiugere Safaga. Il mio resort dista poco più di venti chilometri dalla piccola cittadina di Port Safaga o Safaga, un piccolo villaggio di pescatori distante più di un’ora di auto dalla più celebre Hurghada, città turistica tra le più importanti d’Egitto.
La cittadina di Safaga è una meta ancora poco conosciuta dal turismo internazionale, ma vanta una barriera corallina ancora incontaminata e delle baie spettacolari. Chi raggiunge questo piccola porzione di paradiso lo fa fa principalmente per le immersioni e per lo snorkeling. Il resort e il centro immersioni che ho scelto sono a gestione tedesca e non mi meraviglia scoprire che qui di italiani se ne vedono pochi. La struttura si compone di soli 40 bungalow in muratura tutti con una splendida vista sull’azzurro del Mar Rosso dove regnano pace e tranquillità senza alcuna traccia di animazione.
Qui il tempo è scandito dal sole che sorge molto presto e che a gennaio tramonta altrettanto presto. Durante le ore centrali ci si può godere i caldi raggi solari che mi fanno dimenticare la fitta nebbia invernale di Bologna. Alla barriera corallina si può accedere direttamente dalla riva senza bisogno di alcun pontile. Da appassionata di mare quale sono faccio qualche immersione, ma soprattutto mi dedico ad una delle mie passioni più grandi: lo snorkeling.
La temperatura dell’acqua è freddina, così da essere sempre necessario l’utilizzo di una mezza muta che mi ha permesso di restare in acqua anche per più di un’ora. La barriera corallina è, per fortuna, in buona salute, nonostante la presenza di enormi quantitativi di plastica che spesso nuotano con i pesci o si incastrano tra i rami delle gorgonie.
Già alla prima pinnata mi rendo conto di quanto sia variegato l’ambiente marino, un piccolo branco di calamari fluttuano leggiadri tra il blu del mare. Questa specie di calamaro (Sepioteuthis lessoniana) è un invertebrato che può raggiungere i 36 centimetri di lunghezza, ha una livrea bruna, nuota veloce e cambia direzione in base alla corrente. Ogni mio tentativo di avvicinamento, con la speranza di immortalarli in una foto, è vano.
Continuo a nuotare lentamente cercando di guardare tutto con la massima attenzione, ma sono rapita dai colori e dalla vivacità dell’ambiente: pesci balestra, pesci pipa e pesci ago dalle livree multicolore nutano senza mostrare alcun timore per la mia presenza, sembrano quasi sospesi nell’acqua. Guardo attentamente una roccia e distinguo perfettamente un pesce pietra che riposa. Questa creatura è straordinaria, il suo corpo è tozzo con testa e bocca molto grandi. Toccarlo accidentalmente può essere in alcuni casi mortale, poiché gli aculei che reggono la pinna dorsale sono collegati a ghiandole velenifere. Ugualmente velenoso è il bellissimo pesce leone — chiamato anche pesce cobra o scorpione — la sua livrea è a strisce marroni e bianche, le sue pinne pettorali sono formate da raggi che in situazioni di pericolo possono drizzarsi diventando una raggiera velenosa.
I nove giorni successivi mi regalano quotidianamente qualche sorpresa, la più grande nel mio ultimo giorno di permanenza a Safaga: l’incontro con una tartaruga marina della specie Caretta caretta, che a pochi metri da me nuota verso le profondità marine agitando con grazia e lentamente le sue pinne pettorali. Tante volte mi era capitato di vedere delle tartarughe in ambiente controllato, ho visitato anche qualche centro di recupero per la salvaguardia di questi rettili che attualmente sono fortemente minacciati da diversi fattori, tra cui anche la presenza di sachetti di plastica che molto spesso scambiano per meduse, cibo di cui sono molto ghiotte.
Fuori dall’acqua mi concedo lunghe passeggiate nel deserto circostante che costeggia il mare in un’alternanza di dune e acqua che si infuocano per l’ora del tramonto, regalando uno spettacolo naturale senza uguali. Purtroppo però anche Safaga tra qualche hanno sarà piena di cemento vista la presenza di numerosi cantieri che spuntano qua e là nel deserto.
Spero di cuore che questo posto non perda quella magia che ancora si respira da queste parti.
Lavoro nel settore turistico, viaggiare è la grande passione della mia vita, uno strumento di crescita spirituale che permette di apprezzare le piccole cose della vita. Amo le mete meno battute e ho un debole per i paesi orientali e le città europee.