Quest’anno ho sentito un richiamo molto forte per l’Africa al quale ho voluto dare seguito iscrivendomi al Safari Australe Ovest, ovvero al viaggio organizzato da Viaggi Avventure Nel Mondo che parte dalle Victoria Falls – le Cascate Victoria – e attraversa Botswana e Namibia per poi finire in Sudafrica, a Città del Capo.
Partenza alle 14.30 da Milano Malpensa con Egypt Air, compagnia che, se non fosse per le tariffe molto vantaggiose, non consigliare proprio: posti scomodi (al ritorno ho viaggiato per otto ore su un sedile rotto), nessun intrattenimento neanche nei viaggi più lunghi e personale poco cortese. L’unica elemento da salvare sono i pasti, decisamente dignitosi.
Facciamo il nostro primo scalo al Cairo dove incontriamo i nostri primi cinque compagni di viaggio con i quali attendiamo quattro ore il volo per Johannesburg. Mi sono divertita parlando con loro e facendo mille ipotesi su come questo viaggio molto complicato potrà svolgersi. C’è chi è più ottimista e chi invece prevede parecchie complicazioni, ma una cosa ci accumuna tutti: non vediamo l’ora di immergerci in quest’avventura.
Le preoccupazioni sono tra le più varie: come sarà dormire per tutte queste notti in tenda? Cosa mangeremo e come ci organizzeremo per cucinare? Come sarà affrontare quasi 7000 chilometri in camion? Sappiamo bene che le risposte le troveremo solo da domani in poi.
Incontriamo anche gli altri 13 membri del gruppo arrivati da Roma e ci imbarchiamo per Johannesburg. Arriviamo intorno alle 7 del mattino. È strano fare tanta strada e non avere un fuso orario con cui combattere. Alle 11 prendiamo l’ultimo volo della British Airways che da Johannesburg ci porta a Livingstone, nello Zambia. Nonostante si tratti solo di una terra di passaggio verso lo Zimbabwe, dobbiamo comunque pagare il visto d’ingresso (50$).
Usciamo dall’aeroporto e facciamo il primo incontro con l’autista, Japhet, che sarà il nostro ventunesimo compagno di viaggio per i prossimi 23 giorni. Poi Finalmente vediamo anche lui, ovvero il mezzo con il quale affronteremo tanta strada: si tratta di un camion rustico ma molto affascinante. Noi passeggeri dobbiamo usare una scaletta per salire perché sotto c’è la stiva per i bagagli. La cucina e le dispense per il cibo sono invece sistemate sul retro.
Ecco che ci siamo tutti: l’avventura può ufficialmente iniziare! Passiamo il confine tra Zambia e Zimbabwe (anche qui paghiamo il visto d’ingresso: 30$) non senza lunghe code per ottenere i nostri documenti. Fuori dalla dogana enormi babbuini scorrazzano liberamente per la strada. Sono in Africa, devo abituarmi al fatto che gli animali qui sono i sovrani incontrastati!
Dopo tutte queste ore di volo e di attesa ai confini, finalmente facciamo il nostro ingresso nel Victoria Falls National Park. Le Cascate Vittoria sono visitabili sia dal versante in Zambia che da quello in Zimbabwe ma, dovendo scegliere uno, noi abbiamo prediletto quello dello Zimbabwe poiché le guide lo indicavano come il versante dal quale si può godere di punti panoramici più ampi.
Appena entrati nel parco ci attende un primo scorcio da mozzare il fiato. Le cascate ci danno il loro benvenuto sfoggiando tutto il loro impeto e la loro maestosità. A fare da perfetta cornice a questo già incredibile spettacolo ci sono anche gli arcobaleni che si formano per la combinazione di luci e vapore acqueo. Ci aggiriamo per circa due ore nel parco mai sazi delle viste sensazionali che queste cascate ci regalano.
In questo periodo dell’anno la portata dell’acqua non è al massimo (non oso pensare come sia qui nel periodo delle piogge ) e questo ci permette di poterci avvicinare alle sponde del canyon scavato dalle cascate senza bagnarci completamente, per quanto gli schizzi d’acqua ci siano eccome. Il ritorno verso l’ingresso del parco è reso ancora più suggestivo dalla luce del tramonto, il mio primo tramonto africano.
A bordo del nostro camion raggiungiamo il luogo in cui pernotteremo questa notte: il Victoria Falls Rest Camp, dove alcuni di noi si sistemano in bungalow da 2 o 4 persone, altri in tenda. I bungalow sono poco curati e la pulizia è molto scadente. Se la cavano meglio invece con la cucina poiché la cena che consumiamo lascia tutti soddisfatti, anche i più audaci che sperimentano già piatti tipici come il coccodrillo, l’impala e il facocero.
Io assaggio il coccodrillo. Carne molto tenera, una sorta di via di mezzo tra il pollo e il merluzzo (spero che i palati fini non si risentiranno per questa descrizione un po’ approssimativa). E poi mi appresto a trascorrere la mia prima notte di questo incredibile viaggio…
Leggi la parte successiva: dalle Cascate Vittoria al fiume Chobe
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.