Il giorno seguente visitiamo Ek Balam, sito diverso da tutti quelli che si trovano nella zona maya e la cui storia è ancora da scoprire, e Cobá, una delle ultime città riportate alla luce, accanto all’omonima laguna popolata da coccodrilli e tartarughe. Raggiungiamo Cobà in sella a comode bici e arriviamo sulla cima della piramide di Nohoch Mul: intorno a noi la foresta fittissima si perde all’orizzonte. Se volete provare l’ebbrezza di trovarvi in un luogo tanto lontano dalla civiltà, vi ho dato un’idea su dove andare.
Alla sera cena da Pancho’s (Calle 59) per l’ultima sera a Merida prima di spostarci verso la Riviera Maya, sulla costa est della penisola. Ottimi e abbondanti i piatti a base di pollo e carne, buone anche la birra Sol e la Piña Colada tipiche di questi luoghi. Il tutto per 20 euro a testa.
La mattina seguente siamo pronti per respirare l’aria del Mar dei Caraibi: il nostro hotel si trova a metà strada tra la cittadina turistica di Playa del Carmen e Tulum.
Ed è senza ombra di dubbio quest’ultimo il sito archeologico più suggestivo della penisola, nonché l’angolo di mondo più bello che io abbia mai visto. Il Castillo, piramide in pietra in cima alla scogliera, domina l’intera spiaggia; il paesaggio è composto da palme e rocce color avorio, il mare ha sfumature prima verdi, poi azzurre, quindi blu e l’acqua è di una limpidezza che pensavo non potesse esistere al di là di una fotografia. Inutile dire che non sarei più uscita dall’acqua, ma ci aspetta l’ultima meraviglia di questo viaggio: la riserva della biosfera di Sian Ka’an, poco più a sud, che si estende sia sulla terra ferma sia nel mare caraibico fino alla barriera corallina (la seconda più grande al mondo dopo quella australiana).
Raggiunta Punta Allen, con il suo umile e tradizionale villaggio di pescatori, saliamo sulla nostra lancia e attraversiamo la tipica vegetazione di mangrovie in cui vivono uccelli marini e coccodrilli. Poi, in mare aperto, avvistiamo prima una famiglia di delfini che ci nuota a fianco, poi una tartaruga marina. Concludiamo la giornata attraccando vicino alla spiaggia e immergendoci in una vera e propria piscina naturale: il colore verde acqua devono averlo inventato qui.
Usciti dalla riserva ci aspettano giorni di snorkeling tra le tartarughe marine di Akumal, feste messicane accompagnate dai mariachi, tradizionali gruppi musicali, e brevi temporali tropicali all’ora di pranzo. Il tutto senza dimenticare di fare almeno un salto alla vicina Playa del Carmen, cittadina più a nord: qui la via principale è tutta un negozio di souvenirs, pub, ristoranti e locali notturni. Sempre per pochi euro ci portiamo a casa della tequila, dei sigari messicani, una foto che ci ritrae con delle scimmiette brasiliane sulle spalle e un senso di festa che solo i messicani sanno trasmettere.
Una volta sul volo di ritorno so già che di questo paese mi mancheranno il clima invidiabile, gente sorridente ogni giorno dell’anno, musica coinvolgente e ottimo cibo. Lascio questo paradiso tropicale senza sapere se mai ci tornerò, in Messico, ma con la consapevolezza di aver scorto solo alcuni dei suoi angoli più belli.
La prima parte del diario di viaggio in Messico di Silvia la trovate qui
Classe 1986, sono piemontese e sono una Travel Blogger & Digital Content Strategist. Dentro alla mia valigia non mancano mai un cellulare per restare in contatto con il mondo, una matita e un taccuino per imprimere sensazioni e una macchina fotografica per catturare attimi. The Girl with the Suitcase è il mio blog di viaggi al femminile scritto con il cuore.