Toulouse, detta la città rosa, anche se a me è sembrata più arancione, nel cuore dei Midi Pirénèes, adagiata sulle rive della Garonna, col cui fango vennero fatti i mattoni con cui si costruì tutta la città è una metropoli multietnica e vitale, vivace, con mille locali aperti dalle 10 del mattino in poi…. eh sì qui siamo un po’ pigri, si ama il ritmo lento e le ore piccole la notte.
Città dal sapore già spagnolo, non poche, infatti, sono le gastronomie che propongono il prosciutto iberico, ma che non perde la sua caratura francese nell’architettura, nella gente e nel resto della cucina. Qui i souvenir più tipici sono i prodotti a base della famosa violetta di Tolosa, dal profumo, alle caramelle, dai saponi, allo sciroppo. Esiste perfino un gusto di gelato alla viola, fiore coltivato in queste terre fin dall’antichità.
Il centro storico si gira tutto benissimo a piedi a partire dal cuore pulsante della città: Place du Capitole che ti meraviglia con al centro una croce trilobata su cui sono rappresentati i 12 segni zodiacali. E’ visibile solo la sera, quando chiudono le bancarelle del mercato che ogni giorno viene allestito sul suolo ed in cui puoi trovare a prezzi modici svariate cosette di gusto. Qui si affacciano anche i bar storici della città, con i loro eleganti interni Liberty.
Vagabondare per Tolosa è tutto un incontro: una cappella seicentesca, statue e fontane, verdi giardini, case in legno medioevali, palazzi nobiliari… A pochi minuti di cammino da Place du Capitole si trova, poi, la basilica di Saint Sernin, la più grande chiesa romanica d’Europa.
SAINT SERNIN
Prende il nome da un santo martire della prima metà del III secolo che fu straziato da un toro.
Non appena entri ti trovi davanti uno spazio immenso fatto di volte a tutto sesto, colonne altissime adorne di meravigliosi capitelli decorati da figure fantastiche.
E’ un patrimonio Unesco, ma soprattutto era una tappa per i pellegrini francesi che si dirigevano a Santiago di Compostela, infatti, per la sua struttura a croce perfetta, appartiene alla famiglia di chiese dette “da reliquie e pellegrinaggi”. I canonici che si occupavano di custodire le reliquie, nel tempo, vedendo accorrere sempre più numerosi i pellegrini, furono costretti ad ampliare la basilica fino alle dimensioni odierne: cioè lunghezza 115 metri e larghezza 64 metri.
Tutta l’architettura e la storia della basilica non possono essere comprese se non si considerano 2 realtà religiose: i pellegrinaggi, appunto e il culto delle reliquie. Secondo la fede medioevale onorare e celebrare queste ultime significava, attraverso il ruolo dei Santi, inneggiare al Cristo Risorto, in un processo di salvezza dai propri peccati. Percorso salvifico che si concludeva con il pellegrinaggio.
Per questo ogni cappella contiene antichi reliquiari in legno dorato, ma è riduttivo fermarsi ad ammirarla solo questi. C’è, tra le altre meraviglie, un antichissimo bassorilievo di origine longobarda con Cristo in Mandorla, attorniato da 2 angeli e 2 oranti, e poi la cripta che conserva ancora parte del tesoro, il timpano del portale con scolpita l’ascensione di Cristo. Infine il campanile in cui si nota la prima parte in stile romanico e la seconda in stile gotico. E’ tutto un gioco di rimandi, in cui ogni elemento ne richiama un altro, una Bibbia per gli occhi, un pregare osservando. Imperdibile.
Una volta usciti, dopo aver bevuto un Pernod rinfrescante, si può affrontare la vicina chiesa dei Giacobini.
CHIESA DEI GIACOBINI
Si scendono pochi scalini ed eccoti davanti ad uno dei capolavori del gotico meridionale. La chiesa conventuale dei Giacobini fu edificata tra il 1230 e il 1336 e fu anche Università, luogo di cultura ed un tentativo di dialogo con l’eresia catara.
Lo spazio della chiesa è immenso, con pilastri che richiamano la forma delle palme e sorreggono altissime volte a ogiva. Qui, sotto l’altare, sono custodite, secondo tradizione, le spoglie mortali di San Tommaso d’Aquino, di cui tutti abbiamo un ricordo scolastico, ma che fu soprattutto uno dei più grandi filosofi di sempre.
Pagando 6 euro si pUò visitare, anzi sostare, nel pacifico chiostro, dotato di sdraio su cui riposare e meditare. Ci sono anche svariate dame per giocare, magari con i bambini, sempre in silenzio contemplativo. Anche questo è un gioiello gotico, per non parlare poi del refettorio e della sala capitolare interamente affrescata. Il campanile, infine, a torre ottagonale a 4 livelli è alto 45 metri e custodiva una campana che scandiva la vita della città.
CATTEDRALE SAINT ETIENNE
Ed ancora pochi minuti di cammino e si arriva al cuore pulsante della religiosità locale: la cattedrale di Saint Etienne, emblema del gotico del XIII secolo.
E’ una costruzione a 3 navate lunghe 15 metri ciascuna, divise da colonne ad archi doppi, ai lati 15 cappelle contenenti statue di santi e reliquari, abbellite da cloisonnes multicolori. Il rosone, di quasi 7 metri di diametro, è una particolarità, perché celebra il trionfo della Chiesa sugli eretici catari, che in quaste zone erano molto diffusi e che contribuirono con il proprio lavoro a rendere fertili le terre, ma che furono perseguitati e poi sterminati un po’ più a sud, a Montsegur.
I gargoiles che decoravano l’esterno, per la maggior parte sono stati trasportati al Museo degli Agostiniani. Anche questa è un capolavoro di stupore e meraviglia per la grandiosità e il valore delle opere in essa conservate.
Sicuramente, io consiglio di non visitare i 3 edifici religiosi in un solo giorno, perché poi il tutto si confonde, ma di inframezzarli, con giri per la città, aperitivi, visite ai tanti negozi, magari una corsa in battello, una visita al giardino giapponese, pranzi e cene negli innumerevoli locali.
A questo proposito l’interculturalità della città si nota anche nei ristoranti che propongono sia la cucina tradizionale, sia quella di tutto il mondo. Io, per esempio che non amo il cibo francese, ho mangiato in locali indiani, pachistani, giapponesi, cinesi e libanesi.
Anche perché il piatto tipico di Tolosa, che propongono anche con il caldo è il cassoulet; un intingolo di fagioli con carni di anatra, montone e salsiccia. A gennaio l’avrei anche provato, ma in agosto, se volevo evitare un ictus, mi sono astenuta. Meglio una fresca sangria al bistrot di place du Capitole che dalle 18 alle 21 propone l’Happy Hour, quindi tutto ciò che vuoi a 5 euro.
MUSEO DEGLI AGOSTINIANI
Un altro luogo che il turista non deve perdere è la visita al Museo degli Agostiniani, gratuito, fra l’altro. E’ sito in un edificio costruito nel 1309 in stile gotico che ospitava un convento agostiniano e che poi, con la rivoluzione, fu adibito a museo.
In questo momento è in restauro, la collezione completa riaprirà al pubblico nel 2025. Dopo il Louvre è il museo più ricco di Francia, con oltre 4000 pezzi che vanno dal Medioevo all’Età Contemporanea.
Io ho potuto visitare solo i due chiostri e la chiesa in cui erano allestiti i capolavori imperdibili delle collezioni: lunghe file di gargoiles della Cattedrale e i bassorilievi con l’Adorazione dei Magi e quello di re Davide che suona la lira, ma molto altro ancora; opere di Toulouse Lautrec, Monet, i Romantici francesi, Perugino, Domenichino, Rubens…. il tutto in uno spazio di un gotico immenso e con un chiostro dove anche qui puoi rilassarti sulle sdraio ed ammirare ad uno ad uno i capitelli delle esili colonnine, tutti diversi tra loro. Nell’altro chiostro, interamente fiorito, è allestito un piccolo bar, così io mi sono sorseggiata una limonata, comodamente sdraiata in contemplazione.
CANAL DU MIDI
Per variare ed uscire un po’ dalla città, l’ultimo giorno ho preso un battello che mi ha fatto navigare un tratto del Canal du Midi, considerato patrimonio UNESCO ( costo 14 euro), un ramo della Garonna che si incanala per 600 km, tutto navigabile e che attraversa paesaggi da Monet.
Da Place du Capitole si prende rue Gambetta e si arriva ad un bel ponte con sotto un prato dove i cittadini vanno a fare i pic nic e a prendere il sole. Qui partono i battelli, sempre a 10 minuti a piedi dal centro.
Io ho navigato solo per un’ora, ma almeno sono uscita verso il fresco e la campagna ed ho avuto un assaggio di come deve essere piacevole affittare un barcone ed attraversare la Francia con questo mezzo, tra siepi di more, chiuse e platani secolari.
Una bella esperienza.
ALBY
Come trovarsi qui e non dedicare una giornata alla città catara, patrimonio UNESCO? Anche questa cittadina è completamente costruita in mattoni arancioni e si adagia sul fiume Tarn. La sua fondazione risale ai Romani, ma tutto il centro storico è medioevale.
Io dal mio albergo centrale ho raggiunto la stazione dei treni con 2 fermate di metropolitana e poi ho preso un treno locale. L’andata e il ritorno mi sono scostati solo 10 euro.
A un quarto d’ora a piedi dalla stazione ti si presenta davanti questo gioiello, dove sembra che il tempo non sia trascorso: vie strette, case antiche, colore arancione ovunque, pergolati di glicine, locande, negozi e locali di gusto, che non stonano con l’atmosfera antica che qui si respira. Non trovi le grandi catene commerciali, ma piccoli negozi di antiquariato, di scarpe artigianali in pelle, gallerie d’arte e tanto altro.
Immensa ad un certo punto ti si apre la piazza della cattedrale di Santa Cecilia, la più grande costruzione religiosa in mattoni d’Europa. Per raggiungerla sali una scalinata ed attraversi 2 portali gotici, istoriati di figure ed entri in uno spazio altissimo ed amplissimo interamente dipinto nel 1500 con soggetti ovviamente sacri. Di fronte a te appare un enorme Giudizio Universale con le anime dannate che aprono, davanti a neri diavoli, il libro della loro vita, sopra si staglia un organo che nel 1700 fu ivi posizionato, coprendo, bestialmete, parte dell’affresco. Giri per le navate con il naso all’insù per cogliere la scene dipinte tra le alte colonne e le volte a tutto sesto.
Per il modico costo di 6 euro, poi, puoi ammirare il capolavoro di questa costruzione: il coro del XV secolo. All’esterno è tutto circondato da statue giganti di personaggi dell’Antico Testamento, patriarchi e profeti, per quanto riguarda l’interno, invece, è come entrare in una trina veneziana.
Sopra le sedute si ergono piccoli angeli multicolori, uno diverso dall’altro, che reggono finissime sculture in marmo bianco, esili come tele di ragno e dalle forme complesse ed intrecciate come conchiglie di Nautilus. Dopo tanto chiarore, uscendo nella penombra, ti bruciano gli occhi, veramente! E proprio di fronte a te in un’altra costruzione medievale, c’è il museo dedicato a Toulouse Lautrec, che come dice il nome fu conte in queste terre.
Tanti i quadri ammirati dai soggetti più disparati; autoritratti, ritratti, cavalli alle corse, lavandaie, bordelli, la famose affiches degli spettacoli del Moulin Rouge…Fu il testimone più vero ed allo stesso tempo immaginifico della Bella Epoque e non ebbe il tempo di ritrarre gli orrori del Gran Macello verso cui questa epoca si avviava a passo di danza.
Mi stupisce sempre, quando incontro un artista vero, come, con 4 tratti di matita, riesca a raffigurarti, magari un una donna che si sta infilando le calze o un vortice di ballerine.
Si è parlato tanto di questo furore di divertimento che celava la malinconia della sifilide e della solitudine ed io credo che il conte Henri questo lo avesse capito e dipinto.
Nel museo c’è anche una stanza interamente dedicata a ritratti di George De La Tour, magnifici e dolenti.
Magnifici sono anche i giardini all’italiana del palazzo sempre fioriti di cento colori.
Appena fuori il paese si pùò anche dare un occhio all’antico ponte e ai mulini che gli Albigesi utilizzavano per tingere le stoffe, città per le quali era famosa.
Un pezzo di storia medievale qui ti attende e tornano tanti ricordi di studi sull’ Eresia Catara e lo stermino di essi che perpetrò la Chiesa.
E allora ti coglie un po’ di malinconia.
Ma poi si torna a Tolosa con la sua gente variopinta, i suoi bistrot, la sua vivacità e la malinconia si annega in un bicchiere di buon vino.
Nata a Reggio Emilia, città un cui vivo e lavoro. Giro qua e là perché sono curiosa o perché mi annoio. Quando non lavoro, viaggio o mi annoio, sto con i miei 5 cani e una gatta nera.