La visita degli amici che vengono a trovarmi da fuori regione, rappresenta sempre un’occasione per mostrare orgogliosamente le bellezze del mio territorio e ritornare nei luoghi che tanto amo. E così, per l’ennesima volta, sono stata al Parco archeologico di Pompei, punto di partenza di una gita giornaliera che mi ha portato fino a Sorrento, in un tour tra cultura, paesaggi e gastronomia che vi invito a replicare.
Il Parco archeologico di Pompei
Marta, lombarda doc, conosciuta qualche anno fa durante un viaggio in Turchia, ha una vera passione per Napoli e la ‘napoletanità’. Mi ha chiamata dicendomi: “Ti vengo a trovare, ma questa volta vorrei visitare Pompei”. Non fosse altro che per la proverbiale ospitalità che caratterizza noi meridionali, l’ho prontamente accontentata e in una calda e assolata domenica di fine marzo siamo arrivate lì, nell’antica città romana ferma al 79 d.c., al momento in cui una pioggia di lapilli proveniente dal Vesuvio la seppellì, rendendola eterna.
Entriamo da Porta Marina, percorriamo le strade in basolato attraversate da grossi massi (usati per permettere ai pedoni di passare da una parte all’altra, senza essere bagnati dalle acque di scolo che vi defluivano) incontrando i resti di botteghe, abitazioni private ricche o modeste, palazzi pubblici e aree sacre.
Il Foro
Raggiungiamo il cuore della città, il Foro, dove si affacciavano gli edifici più importanti, come quelli dell’Amministrazione Pubblica, la Basilica, il Tempio di Apollo, di Vespasiano e quello di Giove, il Santuario dei Lari Pubblici e le Terme del Foro. Oggi si presenta come un’enorme piazza rettangolare incorniciata da archi, portici e colonnati, a cui fa scenograficamente da sfondo il Vesuvio. Subiamo il fascino del più antico anfiteatro romano, capace di ospitare 20.000 persone, del Teatro Grande e di quello Piccolo. Ci affacciamo nelle terme, distinte in femminili e maschili, suddivise in tre zone: frigidarium, calidarium e tepidarium, dette così per le diverse temperature dell’acqua.
Le Domus
Ci restituiscono l’idea della vita dell’epoca le domus con l’ampio cortile, caratterizzato dalla presenza dell’impluvium per la raccolta dell’acqua piovana, intorno al quale si disponevano le stanze da pranzo e quelle da letto, ricche di pareti affrescate a colori vivaci.
La casa del Fauno
Tra le case più grandi e celebri c’è quella del Fauno, il cui nome si deve alla statua in bronzo del satiro danzante al centro dell’impluvium. Tra i suoi 3000 mq di superficie ammiriamo il soggiorno con la copia del famoso mosaico del II secolo a.C., della battaglia decisiva tra Alessandro Magno e il re persiano Dario. Il pavimento dell’ingresso si presenta ai nostri occhi come un intarsio di triangoli policromi in marmi gialli, verdi e rossi.
Casa del Larario di Achille
Davvero stupefacente la ricchissima e raffinata decorazione pittorica della Casa del Larario di Achille, fatta di riferimenti letterari e scene della guerra di Troia. Nel nostro girovagare tra i reperti ci imbattiamo numerose volte nei thermopolia, piccole osterie, solitamente frequentate dai ceti bassi che vivevano in abitazioni composte da un solo ambiente, al piano superiore della propria bottega, prive di cucina.
Le Lupanare
Tipiche dell’antica Pompei sono le lupanare, dove la prostituzione prendeva vita nelle stanze fornite di un letto in muratura e arricchite dai quadretti con raffigurazioni erotiche. Appena fuori le mura si estendono le necropoli e le ville, di cui la più famosa resta quella dei Misteri, oggetto di scavi e restauri succedutisi nel tempo, che hanno portato alla luce e restituito all’antico splendore affreschi e mosaici dall’effetto tridimensionale.
Le cose da vedere sono tantissime, i nomi dei luoghi si confondono ma quello che rimane è la sensazione di magnificenza e immortalità che questo posto riesce a restituire ai turisti provenienti da tutto il mondo, per godere di un sito assolutamente unico nel suo genere. Entrando nell’Orto dei Fuggiaschi, riusciamo a immaginare cosa accadde durante quell’eruzione, nella contemplazione dei calchi in gesso che ritraggono 13 pompeiani, tra adulti, bambini, servi e padroni, nel momento della fuga alla ricerca della salvezza, con le mani portate al volto, le espressioni angosciate e i corpi contorti.
Apertura e biglietti
Il parco archeologico è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00. Il costo intero del biglietto è di 18 euro; al prezzo di 22 euro è possibile visitare anche Villa dei Misteri, Villa di Diomede, Villa Regina a Boscoreale con Antiquarium. La prima domenica del mese l’ingresso è gratuito.
Vico Equense
È quasi ora di pranzo quando usciamo dal parco archeologico e voglio portare Marta a pranzo a Vico Equense. In mezz’ora di auto arriviamo da Gigino – L’Università della pizza, tempio dell’alimento campano esportato nel mondo. Qui la specialità è la pizza al metro (anche se potete trovare quella classica rotonda al piatto e un ampio menù ristorante), dall’impasto più alto e morbido. Per due persone basta mezzo metro, che noi ordiniamo al gusto margherita e marinara con scarole. Il locale è talmente ampio da non richiedere la prenotazione ma, per andare sul sicuro, potete riservare il vostro tavolo direttamente dal sito della pizzeria.
Appagate dalla pausa pranzo, accompagno Marta tra i vicoli della perla della costiera sorrentina. Attraversiamo la piazza con la bella fontana circolare, visitiamo all’esterno la Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni dalla cupola in maiolica vietrese, girovaghiamo tra i vicoli, prima di arrivare alla Chiesa della Santissima Annunziata. È stata inserita nella top ten delle chiese più belle d’Italia, grazie alla sua posizione privilegiata: un balcone sul Golfo di Napoli, a strapiombo sul Tirreno dipinto di verde sotto costa, di blu a mano a mano che lo sguardo poggia sul Vesuvio.
Vico ci offre anche un altro panorama, quello che si gode dalla piazzetta semicircolare nei pressi della stazione della Circumvesuviana, con affaccio sul Castello Giusso dal lato sinistro e sulle acque cristalline della costa, in direzione di Castellammare di Stabia, su quello destro.
Sorrento
Dobbiamo scegliere dove prendere il caffè e, già che ci siamo, basta allungarsi di una decina di chilometri per arrivare nel cuore della Penisola: Sorrento. Parcheggio in piazza Lauro e in pochi minuti a piedi arriviamo in piazza Tasso: di fronte la palazzina di metà ‘800, anticipata dal viale alberato, del celeberrimo Hotel Excelsior Vittoria. Lanciamo lo sguardo oltre e incontriamo il mare.
Pittoreschi e poetici, gli stretti vicoli ospitano botteghe artigiane di ceramiche colorate e pellami, laboratori di limoncello e di pregiati legni intarsiati. Il vocio dei turisti, arrossati dal sole, in canotta e infradito, ci segue fino alla Chiesa di San Francesco e al chiostro adiacente, bellissima struttura trecentesca incorniciata da archi, sostenuti dalle colonne tutte diverse tra loro per altezza e decorazioni. Accanto c’è la villa comunale, terrazza sul mare, che ci invita ad accomodarci su una panchina in silenziosa contemplazione del Vesuvio e del Golfo di Napoli, proprio lì, di fronte a noi.
Basta volgersi un po’ a sinistra per scorgere il profilo di Capri mentre si parla con Punta Campanella, in un dialogo che riecheggia di mito e leggenda. Si narra che durante un’invasione i saraceni saccheggiarono la chiesa di Sant’Antonino Abate, protettore di Sorrento, rubando tra i tanti oggetti sacri e preziosi anche la campana in bronzo. La flotta saracena lasciò Sorrento, ma nei pressi di Punta Campanella, la nave che trasportava la campana fu bloccata da una forza misteriosa che le impediva di proseguire il suo viaggio. Nel tentativo di raggiungere le altre navi, i pirati cominciarono a liberarsi di parte del loro bottino gettandolo in mare, ma solo quando si liberarono della campana di Sant’Antonino riuscirono a riprendere il loro viaggio. Da allora, alcuni pescatori raccontano che ogni 14 febbraio, giorno della festa del Santo Patrono di Sorrento, nei pressi di Punta Campanella si sente la campana suonare sott’acqua.
La Marina
Scendiamo i gradoni che portano alla Marina e qui abbiamo una visione dal basso dei grandi hotel di Sorrento e in particolare del lussuoso albergo Excelsior Vittoria. Questa è la stessa veduta che ebbe Lucio Dalla quel giorno in cui, a causa dell’avaria del motore della sua barca, fu ‘costretto’ a fermarsi qui, alloggiare al Vittoria, perdersi nelle suggestioni della celebre terrazza e comporre la canzone ‘Caruso’.
Il Centro
Risaliamo nel centro del paese utilizzando l’ascensore, giriamo tra i vicoli, proviamo dei sandali ‘Positano’ (ma il prezzo ci fa desistere nell’acquisto), incontriamo la Cattedrale e proseguiamo il nostro tour tra le vetrine del Corso Italia, prima di fermarci per una pausa alla gelateria Primavera. Migliaia di foto di personaggi famosi ci guardano dalle pareti e dal soffitto del locale, mentre riflettiamo su quali gusti scegliere tra le decine a disposizione. Ma la decisione è quasi del tutto scontata: delizia al limone e sfogliatella per me, caprese e babà per Marta.
Come arrivare in Costiera
Se il traffico e i parcheggi vi spaventano, potete arrivare in Costiera grazie alla Circumvesuviana, un treno che parte da Napoli (Piazza Garibaldi) e arriva fino a Sorrento, passando anche per Pompei e Vico Equense.
Impiegata nella Pubblica Amministrazione per caso e viaggiatrice per vocazione, ogni volta che posso fuggo dove il mio cuore è felice: che sia un borgo italiano, una spiaggia esotica oppure una metropoli cosmopolita, poco importa! Affascinata dalle culture diverse dalla mia e facile alla commozione dinanzi a un tramonto, sogno di visitare almeno 50 nazioni entro i 50 anni.