“La cultura è come il sale.” È così che ci saluta Aleya sulla porta del suo negozio di artigianato locale e souvenirs al numero 2 di Imp. Thameur di Sidi Bou Said, in Tunisia. Quello che deve essere un banale pomeriggio di shopping tra amiche – se mai ci può essere qualcosa di banale in questo scorcio meraviglioso di Tunisia – si trasforma in una piacevole quanto inaspettata chiacchierata all’insegna di citazioni letterarie, durante la quale un anziano negoziante tunisino ci fa una bellissima lezione di letteratura italiana, di quelle a cui mi sarebbe piaciuto assistere quando frequentavo il Liceo Classico. Chi l’avrebbe mai immaginato?
È il nostro ultimo giorno in Tunisia, ci saranno 40 gradi fuori ma nonostante il caldo decidiamo di andare a Sidi Bou Said, meta privilegiata del turismo tunisino che si affaccia sulla baia di Tunisi. Chi c’è stato racconta di una bellissima cittadina, con gli edifici bianchi e le porte e le finestre blu, abbarbicata su una collina che offre un panorama mozzafiato sul mare. Il taxi ci lascia ai piedi della collina. Mi guardo attorno e capisco di essermi già perdutamente innamorata di Sidi Bou Said. Cominciamo a camminare lungo le stradine acciottolate. Il bianco e il blu delle case sono interrotti solo dai colori vivaci dei bouganville che dai cortili si riversano prepotentemente in strada.
Arriviamo al Café Sidi Chebaane, noto anche come Café des Délices, ci accomodiamo su una delle terrazze a sorseggiare il tipico tè alla menta e pinoli. Rimaniamo incantate ad ammirare il panorama: la temperatura finalmente comincia a calare, complice il maestrale che ha iniziato a soffiare impetuoso.
Proseguiamo il nostro giro, ed è così che notiamo, in una stradina laterale, un negozio di artigianato locale. Incuriosite, entriamo salutando l’anziano proprietario nel nostro miglior francese. Ci accoglie con un sorriso timido e ci segue con lo sguardo mentre frughiamo alla ricerca di qualcosa da portare a casa, a parenti e amici.
Chiacchieriamo del più e del meno, senza un vero filo logico. “Questo starebbe proprio bene a casa di mia sorella,” dico. “Guarda che belle queste insalatiere di ceramica,” mi risponde la mia amica. Continuiamo così, fino al momento in cui ci rivolgiamo al negoziante nel nostro incerto Francese e lui ci risponde sfoggiando il suo perfetto Italiano. Sicuramente ha capito tutto quello che ci siamo dette. Chissà cosa pensa delle nostre chiacchiere da turiste?
Gli chiediamo dove abbia imparato a parlare italiano così bene. “Qui e là,” ci risponde con fare vago. “Mi piace leggere,” continua. Immaginiamo che legga giornali, riviste e quel poco in più di Italiano che arriva in Tunisia. E invece comincia a stupirci con citazioni letterarie: Moravia, Pavese, Cassola e perfino Umberto Eco – i suoi autori preferiti. Gli stessi che io ho cominciato ad apprezzare anni fa, quando abitavo all’estero e in un moto di nostalgia per l’Italia cominciai a leggere tutto quello che trovavo nella biblioteca universitaria.
“Per caso conosce anche gli autori contemporanei?,” domando. E cito Ammaniti, raccontando come in maniera quasi comica descriva l’abbruttimento e l’imbarbarimento della società italiana (ma è solo un esempio, che ormai tutto il mondo è paese), un mondo fatto di apparenze, di desiderio di fama e ricchezza materiale. Non lo conosce, e così mi riprometto di fargli avere al più presto un libro – forse più che altro desiderosa che lui non mi dimentichi, perché io certo non potrò mai scordare questa surreale conversazione tra letterati in un negozietto qualsiasi di Sidi Bou Said.
Continuiamo a parlare. La mia amica, che già conosceva Sidi Bou Said, commenta che l’ha trovata incredibilmente tranquilla e vuota rispetto al solito. Gli attentati terroristici al Museo Nazionale del Bardo nel marzo 2015, e quello alla spiaggia di Susa nel giugno dello stesso anno hanno fatto registrare un forte calo di turisti in Tunisia. Ma la Tunisia si sta pian piano risollevando, orgogliosa del suo multiculturalismo, della sua apertura e più che mai consapevole della sua bellezza.
Si è fatto tardi, abbiamo appuntamento con un altro amico e dobbiamo andare via. Aleya – così si chiama il nostro nuovo amico – ci accompagna fuori dal suo negozio, e ci saluta dicendoci poche, semplici parole: “La cultura è come il sale.”
Ha ragione, il saggio Aleya. La cultura è quel tocco in più che da gusto alla vita. È con queste parole che io e la mia amica ci rechiamo al luogo dell’appuntamento, il suggestivo Café des Nattes, per sorseggiare un succo di fragole e ammirare il via vai dei giovani tunisini che prendono l’aperitivo, che chiacchierano animatamente, spensierati. E in questo contesto raccontiamo del nostro pomeriggio un po’ surreale.
Saluto Sidi Bou Said e la Tunisia col desiderio di tornare presto, per restare più a lungo, imparare a conoscere la sua gente – a partire da Aleya – e svelare i suoi segreti.
Sono una blogger cagliaritana. In una vita precedente ha lavorato come ricercatrice nel campo del diritto internazionale dei diritti umani, poi sono partita per un viaggio per tutta l’America Latina, e da allora non mi sono ancora fermata.