Alle 9 del mattino la mia compagna di viaggio Monica, ed io, ci imbarchiamo a Linate, iniziando così il lungo viaggio che ci condurrà a Guatemala City. Dopo un cambio a Francoforte ed uno a Houston atterriamo finalmente in Guatemala. Ad attenderci all’aeroporto, alle 21 ore locali (8 ore di fuso), c’è il pick up prenotato dall’Italia per andare direttamente ad Antigua ed evitare così di dormire in una città sulla quale tutti mi avevano messo in allerta a causa dell’altissimo tasso di criminalità.
Il pick up ci porta all’Hotel Yellow House dove abbiamo prenotato le prime 3 notti. La nostra sistemazione ci fa subito un’ottima impressione. La nostra stanza si trova sulla bella terrazza della guest house, proprio come avevo richiesto. L’hotel, sebbene abbia i bagni in comune, si confermerà un’ottima scelta per la pulizia, la posizione e il personale molto cordiale. Distrutte dal lungo viaggio, intorno alle 23 andiamo a letto.
Sveglia prestissimo causa fuso orario. Dopo un’ottima colazione, inclusa nel costo della camera, partiamo alla scoperta di Antigua. Camminiamo tra strade ampie e ciottolate e case basse i cui muri sono tinteggiati con colori vivaci.
Raggiungiamo facilmente la via principale dalla quale si può godere uno scorcio incantevole: imponente, si staglia infatti il Volcan de Agua che, silenziosamente, sorveglia dall’alto l’intera città. La via è ricca di ristoranti, hotel e bazar.
Monica ed io ci innamoriamo dei bracciali, collane e anelli fatti con le perline colorate.
La via principale conduce al Parco Centrale, una graziosa piazza brulicante di persone, caratterizzata da un maestoso palazzo in stile coloniale.
Antigua è stata dichiarata nel 1979 patrimonio dell’Unesco.
Decidiamo di perderci per le vie colorate, anche perché la città non è grossa e non c’è sicuramente il rischio di perdersi. Intorno alle 14 purtroppo inizia a piovere. Noi ancora non lo sappiamo, ma sarà solo il primo dei nostri tanti incontri con la pioggia qui in Guatemala.
Ci rifugiamo sulla splendida terrazza del nostro hotel dove possiamo goderci anche un po’ di relax. Ci confrontiamo sul fatto che la prima impressione che abbiamo avuto dei guatemaltechi è molto positiva: cordiali, sorridenti e gentili. Decidiamo di prenotare l’escursione per il giorno seguente direttamente nell’hotel che ha anche un servizio di agenzia viaggi. Paghiamo 130Q a testa per la visita al vulcano Pacaya. Acquistiamo inoltre i biglietti dello shuttle che, il 10 agosto, ci condurrà sul lago Atitlan (65Q a testa). Ceniamo in un posto suggerito dalla Lonely Planet e scopriamo che qui la cena si fa molto presto: alle 20.30 infatti siamo le ultime clienti e i camerieri stanno già riordinando il locale per la chiusura.
La partenza per la visita al vulcano è prevista per le 6. Il percorso per raggiungere la nostra destinazione dura circa 2 ore. Una volta lì veniamo affidate ad una guida che ci accompagna quasi fino alla cima. Già dai primi metri capiamo che non si tratta di una tranquilla passeggiata perché la pendenza è notevole. Altra prova che avvalora la nostra tesi sono gli uomini a cavallo che ci seguono, pronti per far salire chi non dovesse riuscire a farcela a piedi. Durante la salita la guida ci spiega che il vulcano Pacaya ha eruttato l’ultima volta solo 2 mesi fa, per la precisione il 29 di maggio, causando molti danni ai paesi sottostanti.
La guida stessa ci racconta di essere stata evacuata, ma di non aver perso la casa, destino che purtroppo è invece toccato a molti suoi concittadini. Con il sorriso sulle labbra mi spiega però che hanno fede in Dio e che sanno che presto riusciranno a risollevare la situazione ancora complicata.
La profonda fede religiosa guatemalteca è uno dei tratti distintivi di questa popolazione. Persino molti taxi riportano sul parabrezza stikers con frasi inneggianti Dio. Comunque, i segni dell’eruzione sono molto evidenti tutto intorno a noi: la lava ha ricoperto ogni cosa, gli alberi sono spogli e secchi, solo qualche macchia di verde qua e là spicca tra il grigio antracite del terreno. Lo si può davvero definire un paesaggio lunare.
Dopo quasi 2 ore di percorso raggiungiamo il punto di arrivo, dove falde di vapore acqueo caldissimo escono dalle insenature del terreno. Non è possibile purtroppo vedere la lava come invece è accaduto circa un mese fa, ma ci riteniamo ugualmente molto soddisfatte.
Ritorniamo ad Antigua nel primo pomeriggio e decidiamo di fare un giro per il mercato locale. Questo mercato ci delude molto perché, al contrario di quanto ci aspettavamo, non ci sono banchi d’artigianato locale, ma per lo più, vendono beni alimentari. Oggi peraltro il tempo si dimostra molto più clemente e prendiamo solo qualche goccia tornando dal mercato. Anche la sera possiamo uscire per la cena senza trovarci sotto scrosci d’acqua. Scegliamo La Escudilla per la cena, ristorante con un bel patio interno, vicino al Parque Central, nel quale ci saziamo ad una cifra abbastanza modica.
Vivo a Torino, città che amo profondamente, ma nonostante questo mio amore, spesso, sento l’esigenza di scappare lontano da lei per scoprire altri nuovi splendidi luoghi. Credo profondamente che anche viaggiare sia una forma d’arte e che più il viaggiatore sviluppa curiosità, fantasia e originalità, più saprà creare itinerari di viaggio meravigliosi.