Non è difficile guardarsi intorno al giorno d’oggi e ritrovarsi in un deserto moderno, non fatto di dune e sabbia rovente ma di un’aridità che attecchisce dentro, prosciuga energie, speranze, sogni. Ed è allora che si sente la necessità di un luogo lontano da tutti quei problemi e grattacapi della vita “mondana”, di un luogo dove poter perdersi al solo fine di poter ritrovarsi.
Arrivato all’Oasi WWF del Lago di Conza spengo il cellulare. Silenzio radio, come si suol dire. Benché ami la voce di Eric Clapton della mia suoneria sono altre le voci che sono venuto ad ascoltare. Mi guardo attorno per qualche secondo, con scrupolo, attenzione, osservo i riflessi e le increspature del lago, i rami degli alberi e l’erba alta. Scruto alla ricerca di qualche movimento sospetto, di una “macchia” rivelatrice in mimetismi altrimenti perfetti, ascolto i suoni e i versi provenire da ogni direzione… sono circondato.
In pochi minuti l’oasi è già riuscita a rapirmi. Una coppia di aironi bianchi caccia sul lago mentre una nitticora e due garzette volano alte, poco più in la una cicogna atterra tra l’erba alta e degli svassi si allontanano nuotando placidamente, sulla riva una passera d’italia si sciacqua il piumaggio e nella terra smossa davanti a me vi sono tracce evidenti del passaggio di un gruppo di cinghiali. Mi sembra di essere un bambino nel paese dei balocchi, vi è talmente tanta meraviglia che non ho idea di dove posare lo sguardo, mi sento sopraffatto e per un attimo chiudo gli occhi… E vengo sorpreso da migliaia di suoni, canti, versi e sovrastando tutti questi la voce delle cicogne nell’habitat di reintroduzione che sembrano volermi invitare a entrare, e come si può farsi scappare un simile invito?
Entro nel Centro Educazione Ambientale e dopo le opportune presentazioni e una interessantissima piccola visita guidata sono pronto per avventurarmi tra i sentieri serpentini dell’oasi. Percorsi che cambiano di stagione in stagione col respiro del lago che si espande e si ritira, un mondo fuori dal mondo che è casa di oltre 170 specie tra stanziali e migratorie, un’immensità di vite diverse che ha un suo equilibrio, una sua anima, anima di cui spesso, troppo spesso, scordiamo di far parte. A metà percorso decido di sostare qualche secondo sulla riva del lago ed ecco subito una folaga che si avvicina incuriosita, giusto il tempo di uno scatto e si allontana frettolosa, non devo esserle sembrato molto interessante dopo tutto.
Poi lo sento, un suono misto tra uno squittio e un cinguettio, dev’essere stato lui a farla allontanare, un falco pescatore, lo sento ma non riesco a vederlo, vola in alto, contro il sole, ma anche il solo essere riuscito a sentirlo è di per sé un’emozione.
Il birdwatching però non è l’unica magia dell’oasi. I paesaggi, le tonalità di mille colori, i ruderi delle vecchie fattorie che sorgevano nella valle prima della costruzione della diga, prima del terremoto dell’80… il tutto disegna un panorama surreale, suggestivo, si è davvero in un mondo “altro”, in qualcosa di diverso da tutto il resto che vi è fuori.
Mi perdo in questa immensità, vi lascio scivolare lentamente sopra le preoccupazioni che mi attanagliavano nel mondo esterno, respiro a pieni polmoni, cerco di liberare la mente, abbandono i miei pensieri, medito… e la sensazione è così sublime che temo, o forse spero, possa diventare un vizio. La prossima volta potrei affittare una mountain bike, assistere ad una sessione d’inanellamento dove si tracciano e studiano alcuni tra i tanti volatili dell’oasi, partecipare ad un censimento ornitologico, seguire le tracce del famoso brigante Ninco Nanco, visitare il vicino parco archeologico di Conza Vecchia, la vecchia linea ferroviaria Avellino-Rocchetta o il borgo di Cairano che appoggiato sulla sua altura guarda il lago. Di sicuro questo è un vizio che vale la pena coltivare.
Per prenotazioni ed ulteriori notizie sull’oasi è possibile telefonare ai seguenti numeri: 0827/39479 – 392/9962550 – 393/9078255, oppure contattare la pagina Facebook dell’Oasi.
Sono un giovane fotografo alla perenne ricerca di una storia da raccontare, di un’avventura da fare mia, di un’esperienza per migliorare a livello personale e professionale. Amo lasciarmi guidare dalla mia macchina fotografica fino a perdermi perchè solo perdendosi si può viaggiare.