La mia indole romantica, a tratti nostalgica, mi ha portato a scegliere come meta estiva un luogo permeato da suggestioni retrò, espresse nei colori tenui dei piccoli villaggi e negli edifici medievali delle città. Delimitata ad ovest dal fiume Rodano, a est dall’Italia, la Provenza mi ha incantato per una settimana, scandita dalla visita giornaliera a due-tre luoghi scelti e raggruppati tra loro per vicinanza, in un percorso che qui vi propongo.
Roussillon e il Sentiero delle Ocre
Si narra che il Sentiero delle Ocre divenne rossastro per il sangue versato dalla bella Sirmonde, morta suicida gettandosi dall’alto delle falesie dopo che il marito, Raymonde d’Avignone, ne uccise l’amante. Il mio racconto inizia da qui, dal luogo che più di altri mi ha affascinato della Provenza: Roussillon. Viaggiando nel Sud della Francia mi aspettavo di trovare borghi dal fascino vintage e cristallizzati nel tempo (cosa che effettivamente è accaduta) ma non credevo di trovare una natura così sorprendente.
Nel Sentiero delle Ocre tutte le sfumature di gialli, arancioni e rossi hanno trovato rifugio nelle terre e nelle rocce che compongono la valle delle Fate e le falesie dei Giganti, da scoprire in un percorso a piedi che lascia addosso la terra colorata e la sensazione di aver attraversato un luogo unico al mondo. Il percorso inizia con una scalinata che porta al cuore della cava in disuso. Da qui è possibile scegliere il tragitto breve di circa mezz’ora, oppure quello da 50 minuti, entrambi al costo di 3,50 euro. E così inizia il nostro sali-scendi tra colline gialle ombreggiate da pini e formazioni rocciose che rievocano in me il ricordo turco dei Camini delle fate, tra distese rosse e scorci aperti sull’orizzonte, immortalati in centinaia di foto e video.
Roussillon
Al sentiero delle Ocre, non così faticoso come può sembrare, associamo la visita al bel borgo di Roussillon, inconfondibile già in lontananza per le facciate delle case colorate dalle calde tonalità solari, in contrasto con l’azzurro del cielo e il verde della natura circostante.
Attraversando vicoli e piazzette, con affacci sulla vallata, ci imbattiamo nell’antica porta della cinta fortificata medievale e nel campanile ricostruito nel XIX secolo, anticipato da Place du Pasquier su cui si affaccia il municipio, oltre a qualche bottega e un paio di ristoranti. Sarà il caldo ma tutto mi sembra lentissimo, ai limiti dell’immobilismo in questo luogo ammaliante.
Gordes e l’Abbazia di Notre Dame de Sénanque
Lasciamo i colori ocra del Luberon alle nostre spalle per raggiungere dopo una manciata di chilometri (meno di 10 km) Gordes, un villaggio arroccato su una collina a 340 m di altitudine. Arrivando in auto si viene magneticamente attratti da uno scorcio che affaccia sull’antico borgo, dove la sosta per una foto è assolutamente d’obbligo. La visita al centro storico è inaugurata dal castello del XI secolo, da cui si dipanano viuzze strette e acciottolate che si snodano verso il basso, fino al vecchio lavatoio, e intorno alla Place Genty Pantaly, dove sostiamo all’ombra dei platani per contemplare lo scorrere lento e sempre uguale a se stesso dell’acqua nella fontana quadrata.
Il tour prosegue nella chiesa di Saint Firmin, tra le piccole botteghe e i negozi di souvenir, fino a trovare il dolce epilogo nei macaron di Ladurée.
Abbazia di Notre Dame de Sénanque
Terminata la breve visita a Gordes, il tour prosegue a 4 km di distanza, all’abbazia di Notre Dame de Sénanque. Davanti a noi, come nella più emblematica e mistica cartolina provenzale, si fa largo l’edificio monastico circondato da campi di lavanda. Il segno della potatura appena avvenuta, resta imprigionato nell’intenso profumo che si diffonde intorno all’enorme edificio del XII secolo, abitato tutt’oggi da una comunità di fratelli Cistercensi, che vive secondo la regola di San Benedetto. Al nostro arrivo degli operai sono intenti a raccogliere dal terreno fiori violi già raggruppati in fasci e adagiati sul terreno, pronti per essere trasformati in essenze e prodotti artigianali, in vendita nel negozio situato all’interno dell’Abbazia.
Saint Remy de Provence e Avignone
Il giorno seguente il viaggio francese prosegue a Sant Rémy de Provence dove trovo tutti i sapori della Provenza negli infissi color lavanda, nelle insegne scolorite dei negozi, nelle piazze ombreggiate dai platani dove risuona il gorgoglio delle fontane. Passeggiando a ritmo lento tra i vicoli ci imbattiamo nel Musée Estrine, gioiello dell’architettura provenzale del XVIII secolo, sede per mostre di arte contemporanea e spazio dedicato a Vincent van Gogh, che qui trascorse un anno della sua vita.
Monastero di Saint-Paul de Mausolé
Ed è nei vari angoli di Saint Remy che ancora aleggia la presenza del pittore olandese; spostiamo lo sguardo a terra, seguiamo i medaglioni dorati con la scritta ‘Vincent’ disposti per il paese, ammiriamo le riproduzioni delle opere più famose dell’artista olandese, fino ad arrivare al Monastero di Saint-Paul de Mausolé, esempio dell’arte romanica provenzale, costruito nei pressi della città gallo-romana di Glanum. Il luogo appare nel paesaggio grazie al suo campanile romanico a due piani a pianta quadrata, sormontati da una copertura piramidale. All’interno si trova il magnifico chiostro romanico dell’XI e XII secolo. Qui van Gogh, dove venne accolto nel 1889 e di cui resta ancora la sua stanza, dipinse 150 delle sue tele ispirate dai paesaggi circostanti e dal panorama del campo di grano, che l’artista contemplava dalla sua finestra durante il periodo di internamento.
Ritornando nel centro cittadino passiamo accanto alla fontana di Nostradamus, lo scrittore di profezie a cui Saint Remy diede i natali nel 1503, attraversiamo Place Jules Pellissiers su cui si affaccia l’Hôtel de Ville, un convento delle monache orsoline in stile neoclassico, Place Favier, intorno a cui si dispongono l’hôtel de Sade e l’hôtel Mistral de Mondragon, vasta dimora rinascimentale realizzata attorno ad un bel cortile, con torretta rotonda delle scale e logge. Il tour termina alla chiesa di Saint Martin, che si presenta con un imponente colonnato neoclassico sovrastato da un frontone triangolare.
Avignone
Ci rimettiamo in strada alla volta di Avignone. Attraversiamo la possente cinta muraria e ci troviamo nel centro della capitale della Provenza. Tappa obbligatoria è il Palazzo dei Papi, il più grande edificio gotico d’Europa, ampliato e modificato dai 9 pontefici che qui regnarono nel 1300. Le note malinconiche di un sassofonista ci intrattengono mentre facciamo la fila (durata non più di 10 minuti) per acquistare il biglietto d’ingresso da 17 euro, comprensivo di visita ai giardini e al ponte sul Rodano. Con l’ausilio di un tablet interattivo visitiamo il Palazzo Vecchio, caratterizzato dalla Torre del Papa che sovrasta la città come un mastio difensivo e dal Palazzo Nuovo, con gli appartamenti papali, la Chapelle Clementine, una lunga sala di ben 52 metri e la Grande Chapelle, da cui si accede ai tetti del palazzo per ammirare una bellissima vista su tutto il complesso e sulla città.
Usciamo dalla residenza papale per dirigerci al ponte Saint-Bénezet, passando per la cattedrale di Notre Dame Des Doms, sulla cui sommità si erge una statua dorata della Madonna, di memoria meneghina, e attraversando i giardini pubblici. Il ponte, un tempo unico collegamento sul fiume Rodano tra Avignone e la cittadina di Villeneuve, è resistito per secoli alla forza dirompente del fiume, ricostruito più volte, fino a quando l’uomo ha deciso di arrendersi alla natura. Delle 22 arcate oggi ne rimangono solo 4 e il ponte appare una struttura monca, interrotta nel mezzo del fiume e forse per questo ancor più suggestivo.
Riprendiamo il dedalo del centro per giungere alla piazza dell’Orologio, che deve il suo nome al dispositivo installato in cima al palazzo del municipio. Il grande carosello ruba per alcuni attimi la mia attenzione, subito dopo distolta dalle colonne ioniche, dalle statue, dagli archi e dai ricchi fregi rinascimentali del teatro. In serata ritorniamo qui per una cena alla Brasserie de L’Horloge a base di tonno grigliato e verdure croccanti, accompagnati da un vino rosé IGP della Provenza.
Les Baux de Provence e Arles
L’indomani ci attende quello che ho eletto ‘borgo più bello di Francia’: Les Baux de Provence. Arroccato su uno sperone roccioso, a cui giungiamo dopo aver percorso una stradina tortuosa in mezzo alla macchia mediterranea, ci appare senza preavviso un nido d’aquila circondato dalla fortezza in rovina, fermo al tempo in cui i baroni si ribellarono a Luigi XIII e subirono la repressione feroce di Richelieu, con il parziale abbattimento del castello.
Ho amato le sue botteghe e i negozi artigianali affacciati sui vicoli in salita, che ci hanno portato alla parte alta del villaggio, da cui si apre un paesaggio superbo sulle Alpilles e sulla vallata provenzale, a perdita d’occhio fino al mare. Ė un gioiello la chiesa di Saint Vincent, parzialmente scavata nella roccia, raccolta e suggestiva, anticipata dalla gradinata con muretto ornato da fregi in rilievo. Sono incantevoli gli infissi in legno colorato su cui trovano alloggio gli oggetti in ferro battuto e le borse in tela. Incanta la finestra di ‘Post Tenebras Lux’, una grande finestra manchevole del suo edificio. Mentre ci dirigiamo al parcheggio incontriamo le cave utilizzate per l’installazione artistica “Carrières de Lumières”, una proiezione audiovisiva che proietta immagini sui pavimenti, sui soffitti e sulle pareti delle grandi caverne rettangolari al suono della musica.
Arles
Risaliamo in auto alla volta di Arles, cittadina capace di conservare tutto il fascino e i colori di un tempo perduto, quello di Vincent van Gogh, che qui trasse ispirazione per dipingere la famosa ‘Casa Gialla’ e il ‘Cafè La Nuit’. Poco dopo essere entrati nel centro storico incontriamo l’anfiteatro romano, di cui ho amato la capacità di dialogare con le antiche dimore dalle facciate scrostate e dalle finestre colorate, parzialmente coperte da foglie rampicanti e fiori viola.
Dopo il ‘piccolo Colosseo’ troviamo il teatro Romano, di cui rimangono solo due colonne e le antiche gradinate, ma degno di nota in quanto palcoscenico privilegiato per spettacoli teatrali e musicali. La scenografica piazza della Repubblica ci attende qualche metro più in là per farci ammirare l’Hotel de Ville, la cattedrale Saint-Trophime, la chiesa di Sant’Anna e un imponente obelisco egizio costruito in granito.
Il giro prosegue nelle stradine, dove basta seguire la musica di un chitarrista per ritrovarsi in Place du Forum, una tipica e squisita piazzetta provenzale, al cospetto del Café Van Gogh dove, tra i suoi tavolini, il pittore olandese litigò con l’amico e collega Paul Gauguin, tirandogli un bicchiere, e dove trasse ispirazione per dipingere ‘Terrazza del café all’aperto’ e ‘Café di notte’.
Usciamo dal centro, senza perdere le tracce di van Gogh, per arrivare al Ponte di Trinquetaille, scenario di ‘Notte stellata sul Rodano’ e in Place Lamartine, dove il pittore visse dividendo l’affitto con Gaugin.
Saint Paul de Vance, Grasse e Aix en Provence
Il giorno seguente ci spingiamo verso la Costa Azzurra per la visita a un romantico villaggio medievale, scelto da artisti contemporanei come ambientazione prediletta per le proprie installazioni, luogo di riposo per le spoglie di Chagall, per un periodo residenza di Prévert: Saint Paul de Vence. Sono solo 40 gli abitanti che, insieme ai numerosi turisti, hanno il privilegio di attraversare le stradine lastricate, affacciarsi negli atelier degli artisti e nelle botteghe artigiane, godere di piccoli angoli dal fascino provenzale e concedersi scorci di rara bellezza sulle valli circostanti.
Bastano pochi minuti a piedi per attraversare da parte a parte questo minuscolo villaggio ma se deciderete di arrivare fin qui, come abbiamo fatto noi, vi garantisco che non resterete delusi dalle strade racchiuse da mura che potrete toccare da parte a parte, semplicemente aprendo le braccia, nè dalla fontana che si mette in posa alle spalle dei turisti, nè dagli edifici in pietra su cui si riverberano i raggi del sole. Certi luoghi hanno il privilegio di godere di un fascino unico, che si giustifica da sè, ma se dai bastioni riuscite ad avere una veduta sul Mar Mediterraneo, Cap d’Antibes, le Prealpi di Grasse, il baou di Saint-Jeannet, allora tanto meglio.
Grasse
Non dista molto Grasse, città a cui dedichiamo poco tempo dal momento che, lo dichiaro fin da subito, non ci è piaciuta particolarmente. Ci è bastato davvero poco per visitare le strade del centro abbellite da ombrelli rosa, la cattedrale di Notre-Dame-du-Puy in stile gotico, Place aux Aires con i suoi portici, i circa 35 palazzi d’epoca e la fontana di inizio ‘800 con tre bacini sovrapposti. Tutto dà l’impressione di decadenza e probabilmente vale la pena una visita qui solo per gli amanti del profumo, intorno a cui tutto ruota in città, come si intuisce dall’ingresso alla stessa, segnato dall’edificio delle Parfumerie Fragonard.
Aix en Provence
Se Grasse non mi ha entusiasmato, posso dire l’esatto contrario di Aix en Provence, elegante città dal fascino retrò, affollata di case color pastello, allegri mercati di frutta e verdura e bancarelle di ‘brocante’, visitate al suono della musica di una pianista di strada. Ho trovato lo charme francese in Place d’Albertas, risalente al 18° secolo, circondata da eleganti edifici barocchi e rococò, nei ristoranti pittoreschi di Place Ramus, nella piazza dell’Hotel de la Ville con l’orologio e la porta ad arco, da attraversare per raggiungere la Cattedrale di Saint-Sauveur, con il meraviglioso portale in stile gotico fiammeggiante.
Ho trovato la poesia provenzale nel quartiere Mazzarin con l’immenso corso Mirabeau, racchiuso dalla fontana della Rotonda da una parte e il passage Agard dall’altra, affollato di pezzi d’antiquariato per i quali avrei fatto follie e nella fontana dei Quattro Delfini, circondata da splendidi palazzi signorili dalle facciate riccamente decorate. Peccato aver trovato chiuso per lavori di restauro l’atelier di Cézanne, di cui mi sembra di riconoscere le opere negli angoli di Aix, illuminati dalla luce e vitalizzati dai colori immortalati per sempre nelle tele dell’artista post-impressionista.
Come muoversi
All’aeroporto di Nizza, dove sono arrivata in aereo da Napoli, ho noleggiato un’auto della Gold Car, prenotata con qualche settimana di anticipo. Muoversi in auto è abbastanza semplice con l’ausilio di un navigatore satellitare e il costo del carburante è lievemente inferiore che in Italia.
La nota dolente sono i parcheggi generalmente cari: 8 euro per Gordes a prescindere dal tempo di permanenza nel paese, 6 euro a Les baux de Provence per un paio d’ore e lo stesso a Saint Paul de Vance.
Dove dormire
Ho cambiato diversi B&B durante il tour e il posto che vorrei consigliare è Villa Nara, a La Bouilladisse, non distante da Aix en Provence. La camera molto bella con veduta sul giardino, la piscina privata, l’ottima colazione con prodotti tipici e prelibatezze locali, un host gentile e attento hanno reso il soggiorno indimenticabile.
Il periodo migliore per la Provenza
Io ci sono stata ad agosto, il ché ha garantito tempo soleggiato ma temperature elevate e campi di lavanda ormai rasi. Ci ritornerei a giugno quando la lavanda è in piena fioritura e il clima più mite.
Impiegata nella Pubblica Amministrazione per caso e viaggiatrice per vocazione, ogni volta che posso fuggo dove il mio cuore è felice: che sia un borgo italiano, una spiaggia esotica oppure una metropoli cosmopolita, poco importa! Affascinata dalle culture diverse dalla mia e facile alla commozione dinanzi a un tramonto, sogno di visitare almeno 50 nazioni entro i 50 anni.