Quando ero piccolina venivo spesso portata in montagna da mio fratello maggiore, le gite erano sempre sui monti della mia infanzia, le Piccole Dolomiti. Una bella estate mio fratello mi disse che mi avrebbe portata più distante: non ci volevo credere, mi sembrava una notizia davvero troppo bella per essere vera! Feci il mio zaino e partii con lui: destinazione Val d’Ultimo.
Tutti i miei amici che parlavano di periodi in Alto Adige millantavano grandi valli dai nomi molto conosciuti: Gardena, Pusteria, Badia.
Io no…io andavo in Val d’Ultimo. Non sapevo che aspettarmi perché nessuno conosceva quella valle ed io non sapevo che dire, raccontavo che sarei andata sulle Alpi e che avrei visto marmotte e stambecchi… In realta mica sapevo bene cosa avrei affrontato.
La Val d’Ultimo è un piccolo paradiso non distante da Merano. Ancora ricordo la strada che con tanto ardore guardavo sull’atlante: prima arriviamo a Merano e poi andiamo a Lana. Da Lana c’è la strada per la Valle. Siamo su di un lato dell’Ortles, un lato molto dolce; la strada sale tra laghetti formati da dighe per l’energia idroelettrica e tante, tantissime conifere.
La Valle è formata da quattro paesi in successione: simili, come fratelli ma ognuno con le proprie peculiarità. Cominciamo con San Pancrazio, che era per me momento d’accoglienza quando arrivavo e di saluto quando partivo: lo riconoscevo per il lago grande, così lo chiamavo. Poi si passa a Santa Valburga, paesino più o meno grande dove c’era la mia gelateria preferita. Salendo lungo la strada si incontra poi San Nicolò dove alcuni bellissimi masi sono diventati degli alberghi accoglienti e molto confortevoli. Si passa poi al mio paese preferito, Santa Gertrude, poche case, qualche maso sui pascoli e una chiesetta dal campanile col tetto rosso dove i miei sogni di bimba mi vedevano vestita con abiti tirolesi in chissà che cerimonia. La valle non finisce lì e, attraverso l’unica strada, si approda all’ultimo avanposto: Fontanafredda, un luogo piccolino, con una piccola centrale idroelettrica dove lasciare la macchina, mettere gli scarponi e continuare a piedi.
Anni dopo, molti anni dopo, tornai da quelle parti col timore nel cuore: avete presente quando non volete che un luogo cambi ma vi rendete conto che i tempi sono così progrediti da non poter sperare che tutto sia uguale? Proprio uguale non era ma l’essenza non era cambiata. Io mi sentii rassicurata e ancora oggi quando penso a giorni da vivere in serenità, mi viene in mente la Val d’Ultimo o Ultental come dicevo fieramente in tedesco già a 10 anni. La Valle si trova mediamente attorno ai 1000 metri, una buonissima altitudine sia estiva che invernale.
Sto pensando proprio ora che, magari in questo istante, si sta riempiendo di neve. In ugual modo penso a quella meraviglia della natura che riempiva i miei occhi di bimba e che, anni dopo, era esattamente come l’avevo lasciata. La Valle vanta una zona di Larici Millenari e, malgrado d’estate siano molto belli, è proprio l’autunno a renderli splendidi. Ora saranno là, con il loro giallo intenso, a giocare con il bianco che cade dal cielo.
Travel blogger e scrittrice freelance: classe 1978, sbrindola, poliglotta e viaggiatrice per indole. Nasco e cresco in Veneto, divento grande in Svizzera per poi coltivare le gioie del cuore in Emilia. Mi piace viaggiare con i mezzi pubblici, con gli occhi ben aperti e con il cuore curioso. Ho una passione sfrenata per le Isole Britanniche e per i piccoli luoghi che non aspettano altro che essere raccontati.