Fosse stato per le condizioni disastrate dei sedili dell’autobus di linea che da Vientiane mi hanno portato a Vang Vieng, i poco più di 100 km percorsi sarebbero stati un vero incubo.
A rendere emozionanti le 4 ore impiegate per raggiungere la meta sono state le pessime condizioni in cui si trova la strada che costeggiando il fiume Nam Song congiunge le 2 cittadine del Laos e le numerose soste effettuate lungo il percorso.
Sono proprio le soste a regalare la possibilità di apprezzare meglio il paesaggio che affianca alle risaie, ricavate su terrazzamenti scoscesi o direttamente sulle pendici delle colline, le montagne del Phou Phanang National Bio-Diversity Conservation Area, con le cascate che nella stagione delle piogge si intravvedono in lontananza.
La piccola cittadina di Vang Vieng, poco più di un villaggio che conta meno di 25 mila abitanti fissi, è oramai una meta turistica famosa soprattutto fra i giovani che, zaino in spalla, esplorano il sudest asiatico cercando di far combaciare risparmio e divertimento.
Vang Vieng affonda le sue radici indietro nel tempo di circa 700 anni quando venne fondata come punto di sosta lungo la strada fra Luang Prabang e Vientiane. Il nome attuale è ovviamente di origine francese (attribuito in epoca coloniale alla fine del 1800) e la sua vera espansione è da attribuire alle forze armate statunitensi che durante la Guerra del Vietnam vi stabilirono una loro base.
Il paesaggio, caratterizzato da splendide formazioni rocciose calcaree, con corsi d’acqua, verdi montagne e grotte, l’ha portata alla ribalta in tempi più recenti.
La strada principale che attraversa Vang Vieng è un susseguirsi ininterrotto di guesthouse, ostelli, bar, ristoranti, agenzie turistiche. Ovunque si incontrano cartelli con i prezzi al ribasso di posti letto. Unico rischio: ritrovarsi a non dormire affatto per via dell’atmosfera festaiola 24 ore su 24.
Consapevole di cosa avrei trovato arrivando a Vang Vieng mi sono preoccupato di prenotare in anticipo un alloggio che combinasse economicità, comfort e tranquillità con una posizione non troppo centrale e lungofiume. Arrivato al Ban Sabai by Inthira ho subito avuto la sensazione che si trattasse di un’oasi di pace nel caos del resto del villaggio. La mia camera era in un bungalow semplice ma molto accogliente, con bagno dotato di acqua calda, aria condizionata e soprattutto un balcone che mi consentiva di ammirare il paesaggio davvero bellissimo. Anche il ristorante è degno di una visita oltre a quella per la colazione. Di sicuro avrei potuto trovare per molto meno dei 32 $ pagati per la camera (non a persona) ma mi sarei probabilmente lamentato per l’impossibilità di avere anche solo un momento di serenità.
Sicuramente ridiscendere il fiume dentro la camera d’aria di un pneumatico di un camion o fare kayak sul fiume Nam Song sono esperienze da fare ma perchè rischiare la vita? Statisticamente ogni mese almeno un turista muore mentre svolge una di queste attività e molti altri finiscono in ospedale con ferite più o meno gravi. Ho personalmente visto gente lanciarsi in acqua completamente ubriaca e mi sono chiesto che divertimento ci sia a fare tale esperienza se poi non si è in grado di ricordarla. Anche lungo la ridiscesa si incontrano numerosissimi chioschi che vendono alcolici a qualsiasi ora.
Un avvertimento: tenete d’occhio la vostra imbarcazione (che sia la camera d’aria o il kayak) mentre vi fermate per evitare che qualcuno se ne impossessi e voi perdiate oltre al mezzo di locomozione anche il deposito lasciato dove l’avete affittata.
Non mi stupisco pertanto della recente decisione (22 agosto 2012) delle autorità del Laos di chiudere, forse definitivamente, molti dei bar da cui parte la ridiscesa del fiume e quelli lungo il percorso, intensificando anche i controlli per quanto concerne sostanze stupefacenti come allucinogeni e “funghi magici”, quasi di libera vendita in molti locali e ristoranti – che nel menù propongono senza mezzi termini “magic dishes“. Questa azione fa parte di un programma già annunciato per promuovere Vang Vieng come destinazione ecoturistica sicura e controllata.
In effetti, oltre alle attività sull’acqua, questi splendidi luoghi offrono l’opportunità di fare trekking e arrampicate lungo le pareti rocciose e visitare, in tutta sicurezza, diverse grotte con bellissime stalagmiti e stalattiti. Fra le grotte quelle più famose e più facilmente accessibili suggerisco le Thang Giang Caves: ingresso a pagamento per gli stranieri di soli 15mila Kip (pari a 1,50 €) con percorso che alla fine si apre sulla parete della montagna con un panorama davvero mozzafiato.
Purtroppo il tempo a mia disposizione è stato poco ma di certo tornerò quanto prima a Vang Vieng per poter visitare l’Organic Farm e fare magari del volontariato nella loro scuola.
Avete informazioni a tal proposito? Condividetele con noi!
Dove si trova Vang Vieng?
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Che ci fa un perugino in Thailandia? In realtà non lo so neppure io. Sono arrivato nel 2008 un po’ per caso e non me ne sono più andato. Ogni giorno una scoperta, qualcosa di nuovo da imparare e da condividere, con semplicità e spontaneità. Nel tempo libero esploro, dal quartiere in cui vivo alle province più lontane della Thailandia agli altri paesi dell’Asia. Animali, cibo, libri e viaggi sono le molle che spingono in avanti la mia vita. Sempre disponibile a rispondere alle domande e a dare una mano a chi ne ha bisogno.